02. La nuova arrivata...

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Edelyn Brooks | POV

«Sveglia!» urla una voce che sbatte la porta di camera mia. Stringo il cuscino alle mie orecchie e sento tutto il rumore ovattato. Se non ci fosse Jeremy, potrei dormire anche per giorni interi senza svegliarmi.

Un peso cade morto sul mio letto e mi abbraccia. Sento un rumore fastidioso vicino al naso «Jem!» mi alzo sul sedere sull'attenti. Se non lo conoscessi avrei potuto dire che volesse uccidermi.

«Jeremy, smettila di dare fastidio a tua sorella e corri a lavarti che lei deve andare a scuola, adesso ti devi pulire anche la cannula.» commenta sorridente mia madre.

È appoggiata allo stipite della porta con la spalla sinistra e porta una camicetta lilla con dei jeans chiari che sono alti alla vita. Ha i capelli biondi scompigliati e un leggero filo di trucco, rimasto dalla sera prima.

Sospiro ributtandomi nel letto «Avanti dormigliona! A scuola.» urla tirando mio fratello fuori dalla stanza.

Con la mano destra cerco di recuperare il mio telefono dal comodino e apro il display per controllare i messaggi: notifiche 0.

Sbuffo e lo butto in mezzo al piumino per muovermi, altrimenti cercherei invano di guardare qualche tik tok. Ma non ne ho il minimo tempo.

Appena apro il mio armadio, sbianco: non c'è la minima traccia di una felpa. Metto le mani in testa e inizio a correre al piano di sotto.

«Mamma! Hai lavato tutte le felpe?!» chiedo mentre la cerco con lo sguardo.

Vedo Jeremy che mangia latte e cereali mentre soffoca in una risata. Mia madre esce dalla cucina e viene verso di me con una scodella in mano e il mestolo nellaltra. Sta preparando da mangiare.

«Le hai messe tu in lavanderia.» fa spallucce e la guardo incredula. Volto lo sguardo su Jem e lui sta morendo dalle risate.

«Bastardo che non sei altro.» mi avvicino al biondo che ormai dovrebbe compiere diciassette anni quest'anno. Ma non ci arriva se continua a fare così.

Gira lo sguardo e incastra gli occhi color miele nei miei «Signorina modera i toni. Vatti a vestire con cosa trovi e corri a scuola, sei in ritardo.».

Non c'è bisogno di parlare.

Jeremy sa quanto mi vergogni del mio corpo e solo coprirmi riesce a farmi sentire meno osservata.

Torno in camera e sbatto la porta. Riapro il maledetto armadio e l'unica cosa che riesco a trovare sono: un dolcevita bianco e dei jeans neri larghi.
Prendo le mie converse nere dalla scarpiera e il mio giubbotto. Non degno di uno sguardo mio fratello e in cinque minuti esco.

Ho i capelli che cadono sulle spalle morbidi e un filo di mascara che mi allunga lo sguardo.

Sento l'aria mattutina venirmi in faccia e qualche capello mi arriva in bocca, che grazie all'indice riesco a spostarli. Sposto lo sguardo su qualcosa che mi sembra del tutto nuova. Vedo un grande camion posto davanti alla casa che tempo fa apparteneva ai coniugi Thompson. Mi avvicino e noto che cè una signora che sta parlando a due impiegati.

«Spostate tutto dentro casa, al resto ci penso io.» conclude la voce della donna mentre firma dei documenti. Alza lo sguardo e mi nota. Sorrido e senza trattenermi, scappo verso scuola. Stringo le mani nelle tasche del giubbotto che indosso. Se non ci fosse Cecilia, probabilmente ogni mattina morirei di ipotermia.

Sono appena giunta a scuola e la mia migliore amica mi porge il caffè da asporto che ha preso da "Fred".

«Grazie.» dico mentre porto alla bocca il bicchiere in carta. Lei mi risponde sorridendo e poi sposta lo sguardo dietro di noi. Incupendosi.

Come dalie bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora