non serve il testo della canzone dedicata al capitolo e capirete perché...
EDDY'S
POV 🪻
Ho sempre amato suonare il pianoforte. Ho sempre amato suonare il pianoforte finché la mia musicista preferita di sempre non è morta.
E con lei anche il mio talento. O meglio, come dico sempre, il mio talento è svanito semplicemente perché non l’ho allenato.Guardare i tasti di uno strumento che una volta conoscevi a memoria e non sapere come comportarti è un altro tipo di dolore. Un dolore incomparabile. Un dolore troppo forte.
Più che guardando oserei dire che li sto analizzando e mettendo sotto pressione, come se loro potessero suggerirmi come schiacciare un tasto e non sentire il fiato mancare subito.
Il polpastrello del mio indice si deposita a qualche centimetro da uno dei ottantotto tasti, contando i cinquantadue bianchi e i restanti trentasei neri. Sono in piedi, in piena notte, che se mi arrivasse una denuncia per tentato furto o per disturbo della quiete pubblica non mi meraviglierei assolutamente. Saranno si e no le due di notte e sono qui, dopo un incubo.
Erano settimane che non mi tormentavano, angosciandomi e rendendo le mie notti da ghiro in letargo a notti insonni. Un sospiro abbandona le mie labbra e nel silenzio più totale mi sento avvolgere da un velo di malinconia e rimorso. Rimorso per non aver mai continuato.
Rimorso perché amavo suonare e me la cavavo abbastanza bene, mia nonna Penelope era la migliore – e pure l’unica – nel suo ambito che io conoscessi all’epoca, da bambina.
Stanotte, dopo l’incubo, non ho fatto altro che correre qui, qualcosa dentro me urlava di farlo, di riprovarci e non fare la codarda che non sa gestire i suoi sentimenti. Mi sbagliavo.
Sono una codarda che non sa gestire i ricordi passati, soprattutto se riguardanti la nonna.
Avanti, Edelyn, non è così complicato come la tua mente cerca di farti credere. E invece mi sbaglio, è più che complicato, è infernale. Non ci capisco più niente di pianoforti.
Uno strumento che una volta era il mio migliore amico, ora è la cosa più distante nella mia memoria. Ricordo i pomeriggi passati con mia nonna a cantare e suonare, non come si fa.
Una lacrima riga la mia guancia per il dolore che mi si forma come un macigno sul petto.
Così, decido di sedermi sullo sgabello, delusa totalmente da me stessa e dalle mie capacità penose. Le mie cosce si spiaccicano sulla parte morbida dello sgabello e chiudo gli occhi.
I miei polpastrelli strusciano contro la ruvidità della carta, del listino pieno di spartiti delle canzoni preferite della mia nonna. Le mie iridi scorrono su tutte le note e il mio cervello va in completa disfunzione, sembra non riconoscerne neanche una, probabilmente si rifiuta di farlo. Non so cosa mia sia successo, cosa mi stia succedendo, cosa ci faccia qui. Basta.
Getto gli spartiti per terra, sul parquet liscio e un singhiozzo rimbomba tra le quattro mura.
Sono diventata la versione più orribile di me stessa da quando tutto è cominciato a cadere, tutte le mie certezze sono state frantumate e quello che una volta credevo equilibrio è diventato solo un ricordo lontano. Non mi sono mai resta conto di quanto stessi male.
Quanto sto male. Ho sempre cercato di nasconderlo agli occhi degli altri, ma Leonard lo ha comunque sempre capito, Lia mi è stata vicina senza pretendere nulla e poi Ryke. Lui c’è sempre stato, sempre per farmi sfogare, senza mai chiedermi direttamente cosa succedesse.
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Come dalie blu
Romance«Riconoscerei le sue iridi bluastre tra tante altre, ma le confonderei in un campo di dalie blu.» 🕺🏻🕺🏻🕺🏻 "How I met your mother" è una serie televisiva americana, che tratta della storia di cinque amici...