12. Affari...

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Edelyn Brooks | POV

Movimenti molli e testa penzolante. Occhi scesi e due profonde occhiaie sotto ad essi. Cecilia sembra un morto che cammina. Dalla soglia del mio armadietto la controllo con qualche occhiata temporanea.

«Ehi» un sussurro mi avverte della presenza di un ragazzo alle mie spalle, che mi delibera dal mio vigile compito di soprastante. Due occhi castani e profondi mi scrutano, eppure non li riconosco, appaiono più estranei del solito lasciandomi un vuoto intenso nel petto.

«Liam» ammetto su due piedi, controllando fogli buttati dentro all'anta di ferro che in realtà non mi servono, ma mi permettono una cristallina scappatoia dal colloquio ignoto con il mio ragazzo.

Delle labbra si incurvano sulla cute dei miei capelli, formando l'accenno di un sorriso dolce ma salmistrato. Come se lasciasse sale ruvido sulla mia cute prima di sprofondare acerbo nel mio cervello.

«Scusa se in questi giorni sono stato parecchio assente» continua lisciando con la mano una ciocca fuori dal mio codino inconsueto, perché fatto di fuga siccome in ritardo. La mia mano si alza involontariamente lasciandogli una carezza sulla guancia destra.

C'è qualcosa dentro di me che grida che non sia giusto che faccia così. Che mi lasci sola per giorni e notti, incombe della mia stessa anima, e poi materializzarsi dinanzi a me con delle scuse citate ad apostrofo: «Tranquillo».

«Ed, sono serio» blocca il mio polso con una pressione poco leggera. Storgo il naso per il dolore che viene attutito dalla felpa. Torno a fissarlo negli occhi scuri, illuminati dalla luce fredda che ci circonda.

«Anche io. Non preoccuparti» sospiro come se dire questa frase mi costi più del dovuto, a causa del dolore che si imprime sulla mia pelle. Scolla la presa con uno sguardo colpevole, talvolta, viene catturato la voce dal suo amico.

«Ciao Liam!». Paul ci accorre dalle spalle sventolando una mano in aria probabilmente per attirare maggiormente la nostra attenzione, che già si era diretta a lui. La chioma svolazza per il vento che incontra mentre spiaccica al suolo i suoi piedi.

«Si, ciao anche a te, Paul» replico voltandomi nuovamente nell'anta per recuperare gli sforzi delle materie e inserirle nello zaino per evitare strade inutili nel susseguirsi delle ore scolastiche.

Delimito un paio di occhi verdi, lasciarmi uno sguardo lascivo sulla mia figura, senza accennare saluti o convenevoli.

«Prossima settimana c'è la partita di Lacrosse, non puoi mancare» inizia e mi volto calamitata da quell'improvvisa notizia che non mi eccita più di tanto. Non sono mai stata una fanatica dello sport, che sia quello praticato davanti ai miei occhi o quello proiettato su uno schermo.

«Si, in questi giorni sono dovuto andare fuori città frequentemente. Dì alla Coach che stasera cerco di esserci» pronuncia in modo rilassato e lo sguardo puntato sul suo amico, che però, non lo guarda altrettanto.

Sembra più... preoccupato.

«Non puoi saltare lezioni così! Almeno avvisaci, siamo senza persone in panchina» Paul gli punta il dito contro il petto, scavando in un punto socialmente inutile, perché a Liam non sembra fregare più di tanto.

«Paul, lo so. Ho avuto delle emergenze.» mi indica con l'indice. Rimango di sasso.

Il ragazzo mi guarda spaesato, conoscendo perfettamente le mie localizzazioni siccome sono stata praticamente ogni giorno in assenza di Liam, con loro.

Sbianco per il disagio profondo che mi ha provocato questa frase.

Cosa sta nascondendo?

«Si, ok» comunica titubante Paul, grattandosi nervosamente il sopracciglio sinistro «Vabbè, Brooks» mi riprende con uno schiocco di dita davanti agli occhi. Passo velocemente una mano tra i capelli, sistemandoli.

Come dalie bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora