3. In your mind

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Il sentiero per il paradiso inizia all'inferno.
                                                                    Dante Alighieri

Tornai a casa quel pomeriggio più che amareggiata per ciò che avevo visto. Tanta tristezza e tanta ipocrisia in un solo giorno potevano farti star male.
E pensare che neanche la morte di un ragazzo della nostra età riusciva ad abbatterli.

Chiusi la porta di casa e andai a posare lo zaino in camera mia.

Era una casa semplice, a due piani e con mobili bianchi. La cucina, il salotto e un bagno si trovavano al piano terra, mentre le camere da letto e il secondo bagno al piano superiore.

La moquette delle scale impediva persino ad una goffa come me di scivolare, purtroppo però non impediva di inciampare.

Ricordai quando ad 8 anni ero caduta e mi ero rotta l'omero del braccio sinistro in 2 punti. La riabilitazione era stata molto dolorosa, per cui da allora salivo sempre reggendomi sia a destra che a sinistra sul corrimano, come se fossi un'anziana signora di 70 anni con problemi di schiena.

La mia camera si trovava in fondo al corridoio, da piccola l'avevo scelta perché affacciava su un parco stracolmo di rose di tutti i colori. Io adoravo le bianche e le rosse.

Un giorno però le rose erano appassite, e insieme a loro quella stanza.

Subito a sinistra c'era la camera di Chris, da cui proveniva sempre un odore tremendo di sudore. Non ci entravo quasi mai, ma quando lo facevo trovavo il pavimento colmo di vestiti sporchi. A volte mi chiedevo come facesse a dormirci.

Di fronte alla sua stanza c'era il bagno, piastrelle bianche e mobili bianchi. Non una gran scelta a mio parere, tutto troppo lucente.

La camera della mamma era a destra del bagno, ma me aveva comunque uno tutto suo. Non ci mettevo mai piede, troppo difficile da sopportare.

Ma mai difficile come la camera ancora a destra. Una stanza della stessa grandezza della mia, le larghe finestre esposte a sud in cui sole faceva capolino a ogni ora. La porta rimaneva sempre chiusa, nessuno ci entrava e nessuno ne parlava, e se doveva farlo la chiamava "la stanza nera".

Non mi soffermai a guardarla, sperando che sarebbe semplicemente scomparsa dalla mia mente, ma non era così. Non era mai così.

Così facevo quello che mi riusciva meglio, vivevo e basta.

"Mamma sono tornata" urlai, notando che in casa c'era un silenzio assoluto e assordante.

Nessuna risposta. Probabilmente era fuori per qualche commissione.

Nemmeno Chris rispose, e per un attimo pensai che non fosse ancora tornato. Poi lo vidi dormire profondamente sul divano e sospirai.

Aveva la bocca semi aperta dalla quale usciva un rivolo di saliva che stava bagnando il cuscino beige della mamma.

Presi il cuscino dalla poltrona e glie lo lanciai in faccia.
Lui si contorse e si mise a sedere di scattò, sull'attenti. I suoi occhi vagarono per la stanza in cerca di una risposta. Quando mi notò sospirò e ritornò sdraiato.
"Che diavolo vuoi? Stavo dormendo" disse con la voce impastata dal sonno, con annesso uno sbadiglio molto rumoroso.

"Voglio che ti alzi da lì. Se la mamma torna e vede che stai già dormendo non la prenderà bene. Hai fatto di nuovo mattina? Come sei riuscito a stare sveglio a scuola?" chiesi, mettendo le mani sui fianchi cercando di risultare quantomeno seria.

Lui mi scacciò via con un gesto della mano come si fa con un insetto fastidioso.
"Non ci sono andato"

"Ma dai Chris" dissi quasi urlando. Ma come facevano due persone così diverse ad essere fratelli? La scuola per lui non contava nulla, era un optional. Se riusciva a tornare in tempo dalle sue notti in giro allora poteva farci un pensierino a presentarsi.

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