7. A ognuno i propri demoni

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Si può aiutare chi non vuole essere aiutato?

Prima di tutti gli uomini, prima della terra, del sole e delle stelle, c'erano gli angeli, esseri celesti perfetti. O quasi.

C'era un angelo, il più bello di tutti, il preferito di Dio, che non si accontentava di essere uno dei tanti. Era convinto di essere migliore di Dio onnipotente che aveva creato lui stesso.

Il suo nome era Lucifero, la stella del mattino, il portatore di luce. La sua superbia lo fece cadere.

Dal mio punto di vista non è stato cacciato, ha deciso lui di andarsene.

Lucifero e i demoni sono i cattivi per la storia. Ma è davvero così? Tutti siamo i cattivi della storia di qualcun altro, e sono i vincitori a scrivere la storia.
Io non riuscivo a capire il motivo per cui volessi per forza assomigliare a loro, però sentivo una certa affinità con la loro storia. O forse avevo creato da sola quella visione.

Poi a un certo punto capii. Come per me, il nemico di Lucifero non era Dio, ma sé stesso. La sua superbia, il suo egoismo, la sua arroganza. Tutto questo ha causato la caduta dell'angelo ribelle.

E proprio come Lucifero miliardi di anni fa, io ora cado, grazie al mio peggior nemico. Me stessa.

Ma cosa mi era saltato in mente? Proporre questo assurdo accordo ad Aster! Cosa speravo di ottenere?
Forse volevo solo dimostrare qualcosa a me stessa, dimostrare che potevo farcela.

Ero molto tentata, il giorno successivo, di non andare a scuola per scampare a questa situazione. Poi capii che prima o poi sarei dovuta tornare.

Sbuffai, in piedi di fronte al cancello della scuola non riuscendo proprio ad entrare in cortile.

Non mostrarti debole, le debolezze saranno sfruttate

Sarebbe bastato farlo parlare. Era semplice. Potevo farcela.

Presi coraggio ed entrai. Attraversai il cortile quasi pieno di studenti intenti a chiacchierare o fumare.
Attraversai l'atrio e i corridoi fino ad arrivare di fronte al bar. Poi mi resi conto che non ci eravamo dati un luogo in cui vederci. Avrei potuto chiamarlo, ma non avevo il suo numero.

merda

Vabbè, non sarebbe stato male se fosse saltato tutto.

"Buongiorno Eden" disse una voce familiare alle mie spalle.

Avevo parlato troppo preso.

"Buongiorno Aster" dissi girandomi.
Aster era in piedi dietro di me in jeans e felpa grigi. Aveva gli occhi un po' assonnati ma senza occhiaie o rossori.

"Entriamo?" disse indicando il bar.
Feci cenno di sì con la testa e lo seguii all'interno del locale semivuoto.

Ci sedemmo a un tavolo e lui ordinò due caffè.
Si era creato un silenzio imbarazzante e carico di tensione che io non avevo la minima intenzione di rompere, così lo fece lui.

"Ti piace di più l'inverno o l'estate?"
Colta alla sprovvista, corrucciai la fronte. Ma che domanda era?
"Perché me lo chiedi?"

Lui fece spallucce.
"Si può capire molto di una persona da questo. Se dice l'inverno, ama stare da sola, se risponde l'estate, ama la compagnia ed è una persona solare" spiegò.
Era un modo originale di manipolare qualcuno, dovevo concederglielo.

"L'autunno"

Lui sembrò lievemente sorpreso.
"Perché l'autunno?"
"È una stagione neutrale, come me. A nessuno importa dell'autunno, tutti aspettano l'inverno per il Natale e l'estate per il sole e le vacanze. Nessuno vuole l'autunno" feci spallucce.

TenebrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora