5. Il baratro

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"Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza.
I caratteri più solidi sono cosparsi
di cicatrici."
                                                             KHALIL GIBRAN

Tutti gli esseri umani hanno dei segreti, qualcosa che non vogliono dire. Esperienze, errori, relazioni finite male, amicizie, tradimenti. Tutti hanno un passato, il mio doveva restare molto lontano da me.

Ma a un certo punto mi ero sentita sull'orlo dell'abisso, come se lui mi stesse raggiungendo e io non potessi fare niente per impedirlo. Non può farlo, non può raggiungermi.

Sentivo l'oscurità dentro le ossa, la rabbia e la perfidia trasudare dalla pelle, volevo essere cattiva, volevo essere peggiore. Volevo fargli male.
Era l'unica autodifesa che conoscessi.

Così, quando quel ragazzo disse quella frase, non esitai. Nemmeno un istante. Sapevo cosa volevo, tenere il mostro lontano da me.

"AHH" urlò per il dolore.
"Ma che diavolo..." non finì la frase. Gli diedi un calcio nello stomaco facendolo cadere a terra.

Ero in preda alla rabbia e al panico.
Avrei fatto di tutto in quel momento. Ero fuori di me.
Ero pronta a riempirlo di pugni, ma improvvisamente sentii una mano premermi sulla spalla.

Sarah vattene

Mi girai ma non era la mia amica. Non avrei potuto sbagliarmi più di così.

Dietro di me c'era quel ragazzo che avevo appena visto in cortile.

"No."

Disse solo questo. No.

Aveva una voce dolce e il tono calmo di chi cerca di manipolarti o di chi parla a un cucciolo spaventato. Lo conoscevo bene, era quello che usavo anch'io per ottenere ciò che volevo.
Ma chi si credeva di essere sto qui per dirmi cosa dovevo o non dovevo fare.

Incredibilmente, però, la sorpresa o il suo tono mi fecero tornare alla realtà.

Il ragazzo si era alzato da terra e guardava entrambi con uno sguardo tra lo sconvolto e il furioso. Ora non avevo più voglia di prenderlo a pugni, ma sentivo ancora la necessità di punirlo.
"A futura memoria, non parlare in questo modo alle persone che non conosci. Potresti farti male" ringhiai a denti stretti.

Mi levai di dosso la mano di quel ragazzo e andai via attraverso la folla di studenti che si era creata.
Sperai che nessuno facesse il mio nome a qualche insegnante.

Entrai nel bagno delle donne, avevo bisogno di sciacquarmi il viso con acqua fredda.

Aprii il rubinetto e feci scorrere l'acqua mettendo i polsi sotto il getto, poi misi le mani a coppa e mi lavai il viso. Per fortuna non ero una di quelle ragazze che venivano ogni giorno truccate al massimo, altrimenti sarei stata inguardabile in quel momento.

Appena la mia pelle si fu asciugata e il battito regolarizzato uscii dal bagno e vi trovai quel ragazzo. Mi seguiva?

"Stai bene?" la sua voce era melliflua e calma.
Guardandolo da vicino mi resi conto che era bello, molto più bello di quello che credevo.

Aveva capelli neri non troppo lunghi e scompigliati, la pelle liscia, gli occhi a mandorla e del colore del cielo notturno. Erano di un blu scuro in cui potevi tuffarti, nuotare, annegare. Ma notai anche un'altra cosa in quel momento, il suo sguardo.

"Non ho bisogno di quello sguardo di disapprovazione" Lo superai a grandi falcate.

Lui mi raggiunse velocemente.
Non avevo dimenticato la reazione che aveva avuto quando si era reso conto che lo stavo osservando. Sembrava aver visto un fantasma.

TenebrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora