16. Paradosso

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Cos'è più utile, il sole o la luna? La luna, naturalmente, essa risplende quando è buio, mentre il sole splende solo quando c'è luce.
Georg Lichtenberg

E se fosse il mondo a sbagliare e non io? Non riuscivo proprio a capire chi dei due avesse ragione.

Chi mi sentiva poteva benissimo pensare che fossi la persona più superba che ci fosse per credere che non fossi io a sbagliare ma tutti gli altri. Se ci si rifletteva però l'idea non era tanto assurda.

ma se tutti vedono la bellezza nell'amore e tu no, sei sbagliata tu o loro?

La verità era che non ne avevo la minima idea. Forse però il mio giudizio non era proprio imparziale, l'amore non mi aveva dato altro che guai nel corso degli anni.

Dopo la celebrazione di ieri però me lo sentivo appiccicato alla pelle, come se le parole del parroco della chiesa di st. Elizabeth mi ronzassero intorno e non avessero intenzione di andarsene.

Avevo bisogno di cambiare aria, di affermare la mia idea sulla mia pelle. Fu per questo che presi questa decisione che mi balenava in testa da qualche giorno.

Aprii la porta della camera di Christian senza bussare. Erano le 4 del pomeriggio ma c'era comunque una puzza di 17enne sudato in piena crisi ormonale.

Mentre io ero andata a scuola, evitato accuratamente Aster, Lucas e Will, messo una pietra in più nella costruzione del mio futuro, Christian dormiva beatamente con la bocca aperta e un cuscino tra le braccia.

Senza troppe cerimonie presi uno dei cuscini della poltrona e glie lo tirai in faccia.
Lui sobbalzò, gli occhi spalancati e il cuore a mille, guardando freneticamente a destra e sinistra finché il suo sguardo addormentato non mi scorse sulla soglia.

"Ah sei tu" biascicò ricadendo a peso morto sul letto tra l'intrico di coperte.
"Che vuoi di prima mattina?"

"Sono le 4 Christian" dissi inespressiva guardandolo sobbalzare per la seconda volta. Borbottò un "cazzo" e qualche altra imprecazione incomprensibile, poi probabilmente pensò che il danno era già fatto e si appoggiò al cuscino.

"Vestiti, mi devi accompagnare in un posto" gli dissi. Lui sollevò le labbra in un sorriso di sfida e mi guardò di traverso.
"Perché mai dovrei farlo?" disse. I capelli neri scompigliati e gli occhi castani assonnati non gli conferivano per niente l'aria da duro che credeva di avere.

Mi avvicinai lentamente al letto e buttai tutte le coperte a terra.
"Perché, Christian" feci una pausa indicandogli il disastro della sua camera, probabilmente rimasugli della sua nottata di baldoria "Ti ho coperto così tante volte con la mamma che ho perso il conto di quanti favori mi devi. Però voglio essere gentile, te li unisco tutti in uno solo, e lo voglio riscuotere adesso" dissi marcando l'ultima parola per fargli capire che dicevo sul serio.

Invece di scomparire il suo sorriso si allargò. Si alzò a sedere e lentamente scese dal letto.
"Va bene, dove devi andare?" chiese sorpassandomi per cercarsi qualcosa da mettere.
"Main Street 17, vicino al black moon" dissi.

Lui alzò le spalle come a comunicarmi che non aveva idea di cosa stessi parlando. Pensai che era impossibile che uno come lui non conoscesse quel locale ma passai oltre senza farci caso.
"Lascia perdere, comunque Main Street 17" dissi esasperata.

"Ma che devi fare si può sapere?" chiese mentre cercava di capire se nell'armadio fosse rimasto qualcosa di pulito da mettere. Storsi il naso per l'odore nauseabondo di un jeans che aveva appena tirato fuori.

"Niente che ti riguardi" dissi uscendo, poi mi voltai e aggiunsi "Ti conviene fare una lavatrice e pulire questo schifo prima che un uccellino riferisca alla mamma che rimetti i vestiti sporchi nell'armadio perché sei troppo pigro"

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