10. Infernum

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Cogli la rosa quando è il momento,
che il tempo, lo sai, vola
e lo stesso fiore che sboccia oggi,
domani appassirà.
ROBERT HERRICK

Ho sempre creduto di sapere tanto, non tutto, ma tanto. Credevo di riuscire a comprendere, di riuscire a capire, di riuscire ad avere tutto sotto controllo.
Ma tutte queste convinzioni cadevano giorno dopo giorno come briciole tra le mie mani, e le parole che mi pronunciavo per rassicurarmi avevano un sapore amaro e un retrogusto di bugia.

Le mie dita agili scivolavano svelte e attente sui tasti del pianoforte mentre la sinfonia Clair de Lune di Claude Debussy prendeva forma nota dopo nota.

Era da sempre un pezzo che amavo suonare nei giorni particolarmente difficili. Il titolo significa "chiaro di luna". Esprime lo straordinario senso di pace che si prova quando si guarda la luna nel cielo di notte.
Come si può facilmente immaginare osservandomi e conoscendomi, le cose occulte e misteriose mi affascinano.

La luna ai miei occhi è sempre sembrata più luminosa del sole e più meritevole del suo posto, perché si fa strada tra il freddo e le tenebre ogni notte, senza nessuno che possa ammirare i suoi sforzi e la sua bellezza.

In un certo senso mi ricordava me, bella e solitaria in un mare di stelle troppo lontane per poterne trarre conforto ma abbastanza vicine perché rubino la scena.

Composi le ultime note del brano con trasporto, mentre una leggera ombra di malinconia si levava con loro per la stanza della musica della scuola.

Era presto, la maggior parte degli studenti non era ancora arrivata, così nessuno poté sentire quella triste melodia.

Non che mi dispiacesse essere ascoltata suonare, questa passione mi aveva sempre riempito d'orgoglio, e con la superbia che mi ritrovavo era realmente impossibile che non desiderassi essere apprezzata. Soprattutto per qualcosa che avevo sudato per ottenere.

Sospirai e decisi che era arrivato il momento di lasciare il limbo silenzioso di quella stanza e affrontare la giornata.

Erano le 7:30 quando chiusi la porta ed entrai nei corridoi semideserti. Non c'era quasi nessuno, solo qualcuno che probabilmente avrebbe dovuto affrontare qualche esame o interrogazione importante e si affrettava a ripassare le ultime cose.

D'un tratto una malsana idea mi balenò in mente, un'idea che aveva i capelli neri e gli occhi blu come lapislazzuli.

Fino a quel momento mi sembrava di aver lasciato condurre a lui la questione, facendogli decidere il luogo e il tempo in cui ci saremmo visti.
Questa cosa mi irritava non poco, perfino la conversione con Sarah del giorno prima mi insospettiva e indispettiva parecchio.

Decisi che era arrivato il momento di prendere le redini della situazione. Un po' mi sentivo in colpa a manipolarlo o usarlo, perché in fondo sembrava un bravo ragazzo.

Ma le parole della mia migliore amica mi risuonavano in mente come un tamburo e non potevo fare a meno di chiedermi perché questo ragazzo che non aveva nessun motivo per starmi intorno sembrava così interessato a capirmi. E cambiarmi.

Non ci pensai due volte e uscii a passo spedito nel cortile, dove il sole splendeva insolitamente forte per una giornata di dicembre.

Mi resi conto solo in quel momento che non sapevo dove poterlo trovare, non sapevo se fosse già arrivato, se sarebbe venuto, se fosse ancora a casa.

Mi sentii frustata e irritata nel giro di 2 secondi. La cosa certa era che non avrei permesso che mi trovasse lui quella mattina.

Fortuna volle che proprio in quel momento lo vidi arrivare dal retro della scuola, dove si trovavano le aiuole e la fontana.

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