1. Caos e incubi

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Viviamo come sogniamo. Soli.
Joseph Conrad

A volte la vita ci sembra così surreale che iniziamo a guardarla dall'esterno, come se le tue azioni non fossero più tue, come se la tua vita non fosse più tua.
A volte ci sembra un loop infinito di caos e incubi.

Non riusciamo a capire di star vivendo finché qualcuno o qualcosa non ce lo sbatte in faccia e noi tentenniamo, barcolliamo e cadiamo.

A quel punto ci sono due alternative: rimani a terra, permettendo alle altre persone e al mondo di calpestarti, oppure ti rialzi, aggrappandoti a chiunque e qualunque cosa.

''Eden scendi" urlò mia madre dal piano di sotto.
"Arrivo mamma un attimo!''

Forza Eden puoi farcela, è solo un'altra giornata passata a fingere, a sorridere e a fare conversazione con gente insulsa che starà con te solo finché gli converrà

Incoraggiante complimenti, è questo lo spirito giusto, pensai tra me e me.

Uscii dal bagno intenzionata a scendere, quando vidi il mio disgraziato fratello entrare dalla finestra con i palesi postumi di una sbornia.

Aveva i capelli neri scompigliati e gli occhi iniettati di sangue. La maglia bianca era diventata di un colore indefinito e puzzava terribilmente di tequila.

''Alla buon'ora Chris''

''Parla piano Eden per l'amor di Dio, se la mamma scopre che ho fatto mattina mi uccide'' la sua voce era ferma in modo impressionante nonostante tutto l'alcool che sicuramente aveva ingerito.

''Farebbe bene, l'ultima volta eri così ubriaco che sei entrato nella sua stanza invece che nella tua''

''Non ricordarmelo"

"Christian svegliati è tardissimo!'' urlò la mamma dal salotto.

"Tu non mi hai visto e non sai niente chiaro?" mi puntò il dito contro come ammonimento.

''Croce sul cuore" dissi con aria teatrale disegnando una croce sul petto con il pollice.
Lui fece per andare in bagno, ma io lo interruppi.
"Dovresti buttarla quella, non andrà più via l'alone di alcool" indicai la sua maglia della Levi's lurida.

"Non è alcool" mi rivolse un sorriso malizioso.
Ci impiegai un attimo per realizzare cosa intendesse.
"Sei disgustoso Chris" feci una smorfia.

Lo lasciai al suo patetico piano di imbrogliare la mamma e, con ancora in mente quello che aveva fatto stanotte, scesi a fare colazione. Anche se in realtà mi era decisamente passata la fame.

"Buongiorno" salutai la mamma entrando in cucina.
"Buongiorno amore" mi sorrise mentre faceva il caffè.

Ogni volta che la guardavo mi rendevo conto che era bella e soprattutto che mi somigliava. A volte ci scambiavano per sorelle.

Aveva lunghi capelli castani, gli occhi verdi come i miei e un sorriso caldo e contagioso.
"Tuo fratello sta scendendo?"

''Non lo so non l'ho visto'' mentii.

Mi resi improvvisamente conto di aver fatto tardi e che il bus sarebbe passato tra 5 minuti.

''Fai colazione''

''È tardi devo uscire" anche se non era solo questo il motivo per cui non avevo voglia di mangiare.

La salutai con un bacio e presi lo zaino.
"Sta attenta mi raccomando"

"Diavolo avevo proprio intenzione di ficcarmi in qualche casino oggi"

Lei mi guardò male ma la ignorai e uscii di casa.
Avrei preferito andare a piedi, in moto, con un triciclo piuttosto che andare in bus. Un luogo pieno di persone, che ti guardano male e ridono.
Le risate sono fastidiose sempre, ma di mattina particolarmente.

TenebrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora