"La chiamerò Primavera, perché dopo la morte torna la vita, si rinasce"
-Sandro Botticelli in "Medici series"
Novembre.
Un giorno come tanti e stesse cattive abitudini, essere costantemente in ritardo. Da pochi mesi mi ero di nuovo trasferita a Bologna, da mia madre. Gli anni accademici a Firenze mi avevano permesso di crescere e di arricchirmi come persona. Anche il lavoro non era così male. Inizialmente fui assunta come collaboratrice di uno degli insegnanti di lettere nell'università, il quale aveva insisto affinché io mi candidassi per il posto. Poi avevo fatto qualche mese in svariate scuole finché non decisi di ritornare nella mia città natale.
Nel frattempo il Signor Carter era passato a miglior vita e mia madre ne fu distrutta. Era come se avesse perso un padre. Anch'io ne fui dispiaciuta perché dopo aver fatto la sua conoscenza, negli anni lo ritrovai come figura di riferimento. Aveva sempre una parola buona da spendere per me. Ma c'è anche un'altra novità.
Da due mesi lavoravo come insegnante di italiano e storia nella stessa scuola superiore che frequentavo prima del mio trasferimento a Napoli. A 30 anni ci si sente maturi ma non così tanto da riuscire a badare ragazzi di 16-17 anni. La mia giovane età permetteva a loro, a volte, di esagerare, ma il mio buon sangue calabrese sapeva metterli subito in riga. In quei mesi mi stavo dedicando anche alla stesura di una raccolta di poesie. Mi ero messa in contatto con un editore che collaborava da molti anni con la mia università, così, grazie alla fiducia data, ho avuto la possibilità di poterla scrivere.
Nei successivi giorni avrei dovuto mandare la copia definitiva per poi procedere con la pubblicazione. Uno dei miei sogni si stava per realizzare ed ero felice. Nella raccolta inclusi diverse poesie tra cui quelle che scrivevo con mio padre. Testi che raccontavano della mia vita e di come negli anni possa essere cambiata. Nonostante i miei alti e bassi potevo dire di essere fiera di me.
In quel freddo di Novembre mi recai a scuola dai miei ragazzi. Mi piaceva fare lezione con loro e mi stimolava. Quel giorno avrei dovuto spiegare uno dei miei autori preferiti, Manzoni.
«Buongiorno, ragazzi»
«Buongiorno, Prof!»
«Allora oggi ci dedichiamo a uno degli scrittori italiani più importanti, Alessandro Manzoni. Adesso faremo uno schema»
«Prof!» chiese Gianluca, un ragazzo scaltro e molto intelligente.
«Dimmi pure»
«Prima di iniziare la lezione, non è che ci farebbe un regalo?»
«Ah sì, chiediglielo!» dissero Giorgia e altri sottovoce.
Rimasi interdetta «Quale regalo?»
«Potrebbe leggerci una delle sue poesie prima che esca ufficialmente la raccolta? In esclusiva!» poi mise le mani giunte «la prego»
«Volentieri» dissi abbozzando un sorriso «visto che lo hai chiesto tu» gli porsi i fogli con tutte le poesie piene di note e correzioni intorno «sceglila tu e poi la leggerò davanti a voi».
Ci mise un po' a scegliere e di certo le scrutò con cura poi con decisione ne tirò fuori una «questa!». Rimasi in piedi vicino alla cattedra, guardai il foglio e mi balenò in mente il ricordo legato a quella poesia. La mia mente viaggiò nel tempo e mi ritrovai di colpo nella mia Napoli, nella mia classe. La poesia in questione era "La primavera" che avevo scritta per Enrico. L'avevo recitata anni addietro con la differenza che non c'era più Enrico ad ascoltarmi ma i miei alunni. Sospirai come si fa quando si pensa a qualcosa di bello che non c'è più, con un velo di tristezza.
Lessi con il cuore che batteva all'unisono delle mie parole, come la prima volta:
Cadi, come pioggia sui ramoscelli di Betulla
Soffi, come brezza nei capelli di una fanciulla
Scaldi, come le braccia di una madre che ti culla
Tremi, paura: il pensiero ti annulla.
All'improvviso, un battuto proveniente fuori dalla casa.
Eccolo, il cuore sentito che, alla mia vista, si è ammutolito.
Avvolgente, compreso, accompagnato dallo stesso
in un canto intenso,
senza alcun freno.
Con la notte d'amore, tutto si avvera,
sicché dopo la tempesta, torna la Primavera.
L'amore vero, si narra, si vive una sola volta nella vita. L'amore che ti pervade non solo il corpo ma l'intera esistenza. Ti travolge come una tempesta che lascia strascichi di qualunque emozione. Il cuore sarebbe stato il suo scrigno. Un legame indissolubile, imperturbabile e impetuoso, sarebbe durato fino alle fine dei tempi. Era così che mi sentivo quando pensavo a lui.
Due cuori si erano divisi fisicamente ma non spiritualmente. In fondo anche se nella vita avremmo poi condotto vite diverse o avuto relazioni con altre persone, nel cuore avremmo avuto sempre l'uno con l'altro.
Una speranza si accese nella mia mente. Finché inostri cuori avessero continuato a battere e le vene avessero continuato adalimentare il filo rosso che ci univa allora il nostro destino sarebbe stato unosoltanto.
Ritrovarsi purificandosi.
Punto Autrice:
Buon pomeriggio, come va?🌺
Siamo giunti al termine o quasi... manca solo l'epilogo della storia.
Sono felice dei piccoli traguardi raggiunti e nel mio piccolo sono grata a questa storia.❤️
Grazie, semplicemente.
Sere
PS: continuerò con "La fidanzata imperfetta", date un occhio sul mio profilo per leggerla!☺️
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Nel cuore di entrambi: il filo rosso
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