23.
LOUIS.
Non sapevo quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che i miei occhi azzurri avevano visto la luce del sole. Me ne stavo sotto le coperte, al caldo, con l'autunno che fuori dalla mia stanza faceva scendere le temperature e costringeva le persone ad indossare spessi maglioni e cappotti pesanti per evitare di prendere la prima febbre dell'anno.
Con la testa che mi pulsava e gli occhi troppo rossi e gonfi per il pianto, stavo nascosto tra le braccia di mia madre sotto il grande piumone.
Non riuscivo proprio a smettere di piangere per il troppo dolore che da qualche giorno opprimeva il mio cuore.
Avevo provato a passare avanti, cercando di non pensarci, ma quelle parole mi avevano ferito e per quanto cercassi di non rimuginarci sopra, esse avevano portano in mente troppi brutti ricordi.
Flashback.
Tutti lo sanno che il liceo è la cosa peggiore che un adolescente deve affrontare. I professori sono stronzi, pretendono tanto lavoro e tanto studio e io non ero mai stato un grande appassionato di libri, soprattutto se parlavano di formule, antichi poeti e scoperte del mondo. Al liceo trovavi ragazzi del quinto anno che volevano sentirsi grandi e se la prendevano con le matricole. E ragazzi del primo anno terrorizzati dalla nuova vita.
Nessun ragazzo di quindici ama la scuola. Tutti vogliono vivere la loro vita da giovani, ma essere già considerati adulti per poter bere alcolici alle feste. Tutti vogliono essere bambini, giocando a calcio in mezzo alle strade e sporcandosi di fango, ma vogliono fare gli adulti e vantarsi con gli amici di quante ragazze si sono portate a letto.
Tutti vogliono essere svegliati dalla mamma e sentire, di prima mattina, l'odore della colazione già servita in tavola, ma vogliono sentirsi adulti ed evitare ogni contatto, ogni abbraccio e ogni bacio della madre davanti ai propri compagni di vita.
Ero così anche io, un ragazzo normale come tutti.
Non mi vergognavo di quello che ero, amavo il calcio, amavo mia mamma e tutte le mie sorelline, e amavo i ragazzi.
Non avevo avuto nessun tipo di problemi ad accettarlo, ero sempre io.
Louis William Tomlinson, ragazzo di quindici anni che già dal primo giorno di scuola non ha avuto problemi a dire di essere omosessuale.
Tutti lo sanno che il liceo è la cosa peggiore che un adolescente deve affrontare. I professori sono stronzi, pretendono tanto lavoro e tanto studio e io non ero mai stato un grande appassionato di libri, soprattutto se parlavano di formule, antichi poeti e scoperte del mondo. Al liceo trovavi ragazzi del quinto anno che volevano sentirsi grandi e se la prendevano con le matricole. E ragazzi del primo anno terrorizzati dalla nuova vita.
Quando feci coming out, la mia famiglia ne fu felice. Nessuno se la prese, nessuno mi odiava per quello che erano. Tutti continuavano ad amarmi.
Quando feci coming out, i ragazzi della mia scuola non ne furono felici. Tutti se la presero, eppure non mi conoscevano, mi odiavano per quello che ero.
«Ma chi abbiamo qui? Tomlinson.»
Quando sentivo quelle frasi evitano di fermarmi per vedere chi le avesse pronunciate, continuavo per la mia strada. Con i libri sotto braccio e la cartella su una spalla, aumentavo il passo verso l'aula della prima ora.
Camminavo sempre più veloce, sentendo le risate sempre più vicine al mio orecchio.
«Guardami quando ti parlo, Tomlinson.»
Vedere gli altri ragazzi che venivano picchiati da ragazzi più grandi, non mi era mai piaciuto.
Figuriamoci, se mi piaceva essere diventato uno di quei ragazzi.
«Non parli oggi? Cosa c'è, ieri ti hanno sfondato la bocca invece che il culo? Sei proprio un figlio di puttana.»
Non riuscivo a sentire più nulla dopo quelle parole. Solo un dolore lancinante all'altezza dello stomaco e le lacrime che minacciavano di bagnarmi il viso da un momento all'altro.
Fine Flashback.
I singhiozzi rimbombavano nella mia piccola camera. Le lacrime continuavano a scendere lungo le mie guance e le parole di Harry giravano ancora nella mia testa.
"Sei come tutti gli altri, solo un figlio di puttana."
«Louis calmati, si sistemerà tutto.»
Dovevo ancora capire come faceva mia madre a pensare positivo sempre. Lei ora sapeva, sapeva ogni cosa. Sapeva dei messaggi con Harry, di ogni sua carezza, di ogni suo bacio, di ogni sua parole e sapeva anche di ogni batticuore che Harry mi provocava.
«Piaci a Harry, lo sai.»
Mugolai in segno di disapprovazione e mi nascosi ancora di più sotto le coperte.
«Non puoi nasconderti per sempre, Louis.»
«Mamma, sto male. Se devi criticarmi, lasciami in pace.»
Sentii il piumone che si sollevava, ed improvvisamente una mano che
cominciava a scorrere lentamente sulla mia schiena.
«Sono tua madre Louis, non mi piace vederti stare male. Solo pensa anche ad Harry, sa di avere sbagliato»
«Come faccio a sapere se sta male? Non è qui»
«Ti ha mandato un altro messaggio»
«Non leggerlo, ti prego»
La implorai, ma capii che era completamente inutile quando sbuffò.
☎️ Hai ignorato ogni mio messaggio e ogni mia chiamata Lou. So di aver fatto una cazzata, ma mi piaci e mi manchi, tanto.
Continua...
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Snapchat ➳ Larry
FanfictionLouis Tomlinson ha 24 anni, capelli lisci castani, occhi azzurri e un sorriso che illumina il suo viso. Fare video su YouTube era solo una passione, e grazie a questa passione conoscerà Harry. Harry Styles ha 21 anni, capelli ricci, occhi verde smer...