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"Meg..." mi sussurra appena gli apro la porta. "mi hai fatto preoccupare" la sua voce è pacata, un po' rauca e rassicurante.

"perché?" chiedo non capendo quale sia il punto.

"ti avevo chiesto di farmi sapere se stavi bene" abbassa lo sguardo un po' in imbarazzo.

Siamo fermi sulla soglia di casa e non riesco a vedergli bene il viso per via del buio e della scarsa illuminazione.

"sto bene" ribadisco dopo un lungo silenzio e mi appoggio allo stipite della porta per non perdere l'equilibrio.

"non sembra" mi scruta lui dalla testa ai piedi più volte.

"è da un'ora che sei tornata e non ti sei ancora messa il pigiama" mi fa notare lui e il mio sguardo si posa sui miei jeans per confermare la sua versione.

"vuoi mettermelo tu?" biascico per la stanchezza senza voler risultare provocatoria, vorrei davvero qualcuno che mi sfilasse gli indumenti e mi mettesse il pigiama perché in queste condizioni non sono in grado, ma mi rendo conto troppo tardi che Brandon si sta mordendo il labbro inferiore mentre chissà che cosa sta immaginando.

"se me lo chiedi così" scherza lui inclinando un po' il capo.

Mi sposto di lato per lasciargli il passaggio libero e farlo entrare in casa. 

"ormai sei qui" borbotto mentre sono concentrata a salire le scale per fargli strada verso la mia stanza "tanto vale sfruttarti" lui è dietro di me e non lo vedo ma posso essere sicura che stia sorridendo alla mia affermazione.

Così entriamo in camera e lui richiude la porta alle sue spalle. C'è solo il silenzio e qualche macchina che sfreccia sull'asfalto fuori dalla finestra, nessuno di noi parla e nessuno di noi ha intenzione di farlo a breve.

Mi accascio sul letto con le gambe a penzoloni.

"non mi sarei mai aspettata di trovarti qui" suona più come un'esclamazione tra me e me e non mi aspetto nessuna risposta. Sto lottando con il dolore lancinante dato dalla mia testa che pulsa che a malapena realizzo di aver parlato ad alta voce.

"sono preoccupato per te... cioè insomma..." si contorce le dita prima di sedersi sul letto al mio fianco. "volevo assicurarmi che tu stessi bene" dice tutto d'un fiato come se non volesse che io capissi quelle parole.

"tranne un po' di mal di testa sto bene... credo" scoppio a piangere perché realizzo in quel momento di non stare bene affatto. 

Io e Ross non stiamo più insieme e non mi sono mai fermata un attimo a riflettere e sfogare questo dolore che ormai porto nel petto. Ho sempre tentato di metterlo in un angolo di memoria e non doverlo spolverare ma quando meno te l'aspetti ritorna indietro come un boomerang e ora sono costretta a pensarci e non posso fare a meno di piangere.

Piangere mi ha sempre aiutata in qualche modo a sfogarmi e ora più che mai ne ho bisogno.

"che ti prende?" inaspettatamente per un secondo avevo dimenticato di non essere sola nella stanza e Brandon è lì e si fa sentire.

"niente" cerco di asciugarmi repentinamente le lacrime ma ormai è troppo tardi perché lui se ne è accorto e ha appoggiato la sua mano sulla mia coscia.

"sono qui per metterti il pigiama, no?" cerca di distrarmi per farmi sorridere.

"resti qui a dormire!" è un'implorazione più che una domanda.

Lui annuisce senza fiatare.

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Spazio autrice

Buonasera gente,

eccomi con il capitolo più lungo che abbia mai scritto in questa storia (credo).

Come state? Volevo ringraziarvi per tutte le stelline e i commenti e sappiate che anche se non vi rispondo vi leggo sempre.

Detto ciò, vi voglio bene e  tanti baci.

WhatsApp || Brandon ButlerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora