03.

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"Se mi provochi ti ignoro, se mi sfidi ti distruggo"

Cit.

Tin tin

La sveglia fece sobbalzare Isabelle che si alzò frastornata. Tirò fuori dall'armadio l'outfit del giorno ovvero un paio di pantaloni neri e una camicetta semplice grigia con della ballerine del medesimo colore ed andò al bagno. Si fece la doccia lavandosi i capelli col nuovo balsamo alla papaia, si vestì velocemente senza fare colazione ed uscì.
Shannon non era tornata a casa quel giorno, probabilmente era finita a letto con qualcuno.
Arrivò a lavoro alle nove meno un quarto, salutò Laurel promettendole un pranzo insieme.
Andò nell'ufficio del capo e con sorpresa lo trovò li rivolto verso la vetrata che mostrava il panorama.
La ragazza si schiarì la voce e Thomas riconobbe il profumo di camomilla.
«Buongiorno Isabelle» la ragazza strabuzzò gli occhi, come aveva fatto a sapere che era lei senza girarsi?
«Buongiorno s-signor Willows, non pensavo fosse già arrivato» si giustificò per non aver bussato prima di entrare
«Tranquilla. Potresti venire qui?» la voce di Willows sembrava troppo calma ed Isabelle lo percepì.
«Cosa è succeso? Perché la sento strano?» chiese preoccupata Isabelle forse prendendosi troppa confidenza, quando se ne accorse arrossì.
«Ho un forte dolore alle spalle, credo di aver dormito male» si giustificò scrocchiando l'osso del collo.
«Vuole che le faccia un massaggio?» chiese d'istinto lei
«Mh mi farebbe molto piacere» sul volto di lui si increspò un sorriso.
Lei si avvicinò tremolante e posò le sue fragili mani sulle spalle di lui. A quel tocco entrambi sentirono una scintilla, un qualcosa di strano e particolare, alchimia? Chissà comunque le parole di Laurel le rimbombarono in testa, sesso col capo..
«Wow, hai delle mani..» Thomas era sorpreso dal modo sicuro in cui lei gli massaggiava le spalle, era paradisiaco.
Dopo un tempo indeterminato qualcuno bussò alla porta. Isabelle tolse le mani dalle sue spalle di scatto ma lui gli ordinò di continuare e urlò 'avanti'.
«Scusi...s-signor Willows» quando Barbara constatò ciò che stava succedendo, ovvero la nuova rossa era una mangiatrice di carciofi secondo la sua intelligenza.
«C'è il signor Tanaka al telefono» disse ancheggiando verso di lui.
Willows fece segno di uscire a lei ed a Isabelle. L'ultima rimasta un po' delusa decise di andare nel suo ufficio a lavorare.

«Senti, se tu e il capo dovete scopare almeno non lo fate nello studio» Isabelle sentì il sangue alla testa, le aveva dato della poco di buono!
«Stronza, la cagna sei tu non io» le sputò tutto senza trattenersi come sempre faceva.
«Puttana ciuccia cazzi» le sussurrò con ribrezzo Barbara, Isabelle non si trattenne e le diede uno schiaffone in faccia, non si doveva permettere.
Lei urlò etirò i capelli alla rossa, partirono sganassoni e urla tanto che tutti uscirono dai propri uffici ma non fecero niente fino a quando non si sentì il gelo nell'aria. Una porta sbatté al muro e Thomas Willows fulminò tutti con lo sguardo. Intimiditi i dipendenti tornarono nei loro uffici, Barbara si compose ma Isabelle aveva gli occhi ancora fiammeggianti dalla rabbia.
«Johnson! Nel mio ufficio» disse Thomas entrando nel suo ufficio sbattendo la porta.
Isabelle fece roteare gli occhi, l'avrebbe licenziata. Si ricompose e si diresse verso l'ufficio del capo.
«Ecco, vai zoccola» le sussurrò Barbara.
Lei strinse i denti ed aprì la porta dell'ufficio del capo.

«Vieni qui!» urlò Thomas e Isabelle come un cane si avvicinò.
«Signor Willows?»
Thomas si alzò dalla poltrona, era infuriato con quella rossa, causa delle sue giornatacce e non ce la faceva più, la voleva licenziare eppure non ci riusciva.
«Cosa hai dentro quella testolina? Sei appena arrivata e già ti credi chissà chi? Arrivi tardi a lavoro e fai anche a botte. Ora tu dimmi: cosa dovrei farmene di una come te?» Thomas era disperato, il suo cervello gli diceva di cacciarla ma il suo cuore di farla restare.
«Signor Willows prima mi chieda il perché!» gli urlò contro Isabelle.
«Perché?!» le riurlò contro ma questa volta avvicinandosi al suo viso più del dovuto. Isabelle lo guardò dritto negli occhi e ci si perse, lo stesso valse per Thomas. "Dannata rossa sarai la mia rovina" pensò.
Dopo un tempo indeterminato a loro due, Isabelle cominciò a piangere.
«Sono scappata dalla Australia per tutto questo eppure mi sembra di rivivere l'orrore. Perché nessuno vuole accettarmi? Per i capelli? Li taglio» il suo viso si colmò di lacrime. Lacrime amare di chi ha vissuto un passato orribile. Thomas sentì una fitta al cuore che gli fece poggiare la mano sul petto."Cosa mi stai facendo rossa?" Pensò disperato lui.
«Sono perfetti» disse d'istinto accarezzandole i capelli. "Tu sei perfetta" la sua vocina interiore intervenne ma lui la scacciò, lui aveva un cuore di ghiaccio punto.
«Posso farle una domanda?» chiese di punto in bianco lei e dopo che Thomas annuì lei parlò.
«Perché mi odia così tanto?» non riusciva più a smettere di piangere. Thomas sentì un'altra fitta al cuore e tornò a sedersi.
Isabelle delusa di non aver ottenuto nessuna risposta abbassò il capo.
«Barbara mi ha dato della puttana dicendo che me la faccio con lei» sussurrò
Thomas non ci vide più dalla rabbia. Quella puttana di Barbara aveva osato insultare la sua segretaria?
«Barbara!» urlò così tanto che le vene del collo iniziarono a pulsare.
Isabelle dentro gioì, quella troia glie l'avrebbe pagata cara.
«Si signore?» entrò dalla porta correndo.
«Sei licenziata» le ringhiò Thomas.
Barbara sgranò gli occhi e fulminò con lo sguardo Isabelle per poi correre via.
Sul volto di Isabelle spuntò un sorriso.
«Ora puoi andare, a pranzo tieniti libera, pranzeremo insieme» disse con tono piatto Willows.
«O-ok signore. Con permesso» Isabelle tornò nel suo ufficio, era felicissima. Quella oca giuliva di Barbara era stata licenziata e quel pomeriggio sarebbe andata a pranzo con Thomas!
Sbrigò le ultime faccende e andò in cucina per la solita camomilla del capo.
«Ecco a lei la camomilla» poggiò il bicchiere sulla scrivania e poi uscì.

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