"People don't change, but revile them selves baby"
-Urban Strangers
Isabelle si svegliò con la testa che le pulsava più del solito, si sentiva malissimo e non capì neanche dove fosse in un primo momento.
Si guardò intorno e riconobbe la parete piena di foto della sua stanza. Come c'era finita anche quella volta non lo sapeva ma decise comunque di alzarsi per uscire. Indossava un pigiama che non ricordava si aver messo, l'unico suo ricordo era lo shot bevuto con Shannon, Louise e Thomas...
Guardò la sveglia sopra il comodino e notò che erano le dieci passate, imprecò più di dieci volte e si vestì senza fare la solita doccia; si lavò solo i denti e sciacquò il viso.
Urlò il nome di Shannon ma niente, nessuna risposta e non aveva tempo di andare a cercar così senza preoccuparsi troppo uscì di casa ed andò ad attendere un taxi che si fermò quindici minuti dopo.
Arrivò a lavoro alle undici e venti, non guardò neanche in faccia Laurel. Arrivò all'ultimo piano in un tempo fin troppo lungo e inciampando più di una volta entrò nel suo ufficio. Si buttò sopra il divano e riprese a respirare dato che aveva il fiato corto, si rese conto anche di aver scordato il cellulare ed alcuni file a casa, sicuramente Thomas l'avrebbe uccisa.
Una volta ripreso fiato andò in cucina a preparare la solita camomilla per il capo. Bussò ed aprì la porta, davanti a sé trovò una giovane donna dai capelli color mogano in tenuta lavorativa che sorrideva a Thomas sbattendo più di una volta le ciglia lunghe e Thomas che ricambiava il sorriso con troppo entusiasmo. Isabelle schiarì la voce con arroganza e si avvicinò ai due con passo deciso e autoritario, Thomas non poteva fare quei giochetti elementari. «Signorina Johnson» Isabelle rabbrividì quando sentì quella voce, perché tutta quella formalità? E chi era quella?
«S-signor Willows?» rispose lei abbastanza interdetta.
«Le pare l'orario di venire a lavorare? Senza avvisare, senza scusarsi, senza fare niente. Il suo menefreghismo è assurdo ma in fondo cosa potevo aspettarmi da una australiana.» disse ridendo con la tipa davanti a lui.Isabelle si sentì pugnalata, peggio di tutti schiaffi e tirate di capelli mai ricevuti nella sua intera vita. Insultata, derisa e sottovalutata, dove era finito il Thomas del giorno prima? Gli occhi le si riempirono di lacrime ma fece finta di niente, doveva dimostrargli di essere più forte. «Senti, chiama il numero che è nell'agenda e fissa l'appuntamento che avevo oggi per mezzogiorno alle quattro qui. Devo pranzare con questa incantevole donna» un'altra pugnalata. Isabelle si sentì come una lottatrice che aveva perso una serie di round dopo l'altro.
Annuì vigorosamente e si ritirò nel suo ufficio, si accasciò all'angolo della stanza e cadde in un pianto silenzioso. "Perché facciamo un passo avanti e trenta indietro?" Pensò. Thomas non provava niente per lei, l'aveva solo usata perché lui era un mostro e le persone non cambiano, non aveva un cuore e sicuramente non poteva spuntargli dal nulla.
Rimase lì per terra fino alle due del pomeriggio, non fece nient'altro che piangere fino a quando la porta si aprì. Era lui.In tutta la sua incantevole crudeltà; si avvicinò alla ragazza e le strinse i capelli tra le mani, così forte da strapparle alcune ciocche rosse.
Isabelle non capì l' improvvisa arrabbiatura di quella mattina, perchè l'aveva umiliata così? Era arrivata in ritardo, okay, ma non poteva essere per quello. «Cosa vuoi da me? Cos'ho fatto?» chiese scoppiando a piangere, Thomas offuscato dalla rabbia le diede uno schiaffo in faccia e le mise le mani al collo. Isabelle diventò blu, la stava strangolando e con un filo di voce la ragazza gli chiese pietà ma lui aveva lo sguardo perso, non era in se stesso. Fu il bussare alla porta che la salvò, era Laurel.
«Disturbo?» chiese la ragazza affacciandosi, Isabelle scosse la testa ma Thomas si affrettò a dire si. Isabelle in quel momento prese la borsa, il ragazzo cercò di afferrarla ma lei gli diede un pugno in pancia e scappò.
Corse verso l'unica cosa che l'avrebbe salvata: l'ascensore, sentì la voce di lui che la chiamava ma era troppo tardi, l'ascensore si chiuse.
Scese fino al piano terra e senza guardare nessuno in faccia e scappò via. Corse fin quando i tacchi non cominciarono a farle male.
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Everlasting||Love Trilogy||
ChickLit"A volte hai la sensazione che alcune cose possano durare per sempre" Cit. LEI è Isabelle Johnson: ventitreenne originaria dell'Australia che decide di trasferirsi a New York per realizzare il suo sogno americano. Si è recentemente diplomata in mar...