13.

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  "Nothing can stop these lonely tears from falling, tell me baby where did I go wrong"  


«Thomas parlami» gli urlò contro in lacrime. Isabelle era distrutta, stanca di quella situazione. Quell'uomo la prosciugava, fotteva la sua mente e non era poi così forte per sopportarlo.
Thomas fece un urlo ciclopico e si accasciò per terra distrutto, non capiva più niente, si sentiva debole e vulnerabile, troppo.

 Isabelle si avvicinò a lui e gli accarezzò i capelli con le mani che le tremavano, anche se la uccideva psicologicamente, lei lo amava con tutta se stessa. Lui se li fece accarezzare perché ormai era pazzo e non sapeva più intendere e volere.

«Al MoHito, ti sei ubriacata e sei andata a ballare con Shannon. Io ero seduto sobrio a tenervi d'occhio, ad un tratto la nebbia ha ricoperto tutto e ti ho perso di vista. Mezz'ora dopo non c'eri più, ho chiesto a Shannon ma niente, era troppo ubriaca. Ti ho cercato ovunque alla fine ti ho trovata in bagno in braccio a pomiciare con uno che si stava slacciando i pantaloni» le ultime parole Thomas le disse stringendo i denti dalla rabbia, era stanco di tutto e di tutti. Si era comportato così perché era geloso e vederla con un altro uomo gli fece arrivare il veleno alla testa. Isabelle si buttò su di lui e cominciò a scusarsi, lei non reggeva per niente l'alcol e quella sera aveva esagerato e rischiato di restare incinta di uno sconosciuto.
Thomas ispirò rumorosamente e si alzò, lentamente si avviò fuori dalla porta e Isabelle dietro a lui come un cane lo implorava. Se ne stava andando.
«Non te ne andare» gli sussurrò con le lacrime agli occhi.
«Buonanotte Isabelle» replicò lui freddo camminando con passo deciso verso l'ascensore.
Thomas salì in macchina e accese una sigaretta. Fumò a più non posso nella limousine, doveva decidere cosa fare, se restare ad impazzire o andarsene per un po' o addirittura rinunciare a tutto.

Arrivato a casa, andò nel suo bar personale e prese la bottiglia di rum, salì in camera sua e lo bevve come un camionista. Una volta aver perso la lucidità cominciò a parlar a sproposito canticchiando una canzone che aveva sentito cantar alla sua Isabelle,  'Nothing Compares 2 U' di Sinead O'Connor.

"Nothing can stop these lonely tears from falling, tell me baby where did I go wrong"*

Scoppiò poi in una insulsa risata da senzatetto ubriaco. Si levò i vestiti selvaggiamente e rimase in boxer sul pavimento con la schiena sul muro parallelo al letto, finì l'intera bottiglia di rum e cominciò ad urlare più forte.
All'improvviso qualcuno bussò alla porta ma lui non le diede molta attenzione e questa si aprì. Era Patrick il suo autista e il suo migliore amico. «Amico ma che cazzo...» Patrick trovò il suo migliore amico ubriaco fradicio a terra che rideva come un pazzo.
«Patrick» disse con voce impastata e ridendo  «vieni, bevi con me» invitò l'amico anche se la bottiglia era completamente vuota. Patrick tirò sull'amico dalle braccia e lo mise a sedere sul letto imprecando un paio di volte. «Perché ti sei ridotto così?» chiese cercando dei vestiti per il suo amico. «Io non la merito, sono un mostro» mormorò Thomas con le lacrime agli occhi e la voce strozzata. Patrick non l'aveva mai visto così, gli dispiaceva tantissimo, Thomas era sempre stato un uomo composto, freddo, impassibile... come poteva una lei, ridurlo cosi? "Ma certo, si è innamorato!" Penso l'amico.
«Amico, Cupido ti ha colpito» disse l'autista mettendogli il pigiama. «No, Isabelle mi ha colpito» Patrick rise sotto ai baffi e lo aiutò a sdraiarsi. «Dormi innamorato» gli sussurrò e lentamente cullato da Morfeo Thomas si addormentò.

Il mattino successivo si svegliò con un forte mal di testa post sbornia e un bruciore di pancia. Si guardò intorno: era a casa.
Si alzò e andò a farsi una doccia fredda, rimase sotto al getto per un bel po' a pensare a quello che era successo. Si era ubriacato come faceva raramente a causa di Isabelle, la sua rovina.
Doveva capire cosa provava per lei, aveva paura del sentimento che provava per lei ma ormai il danno era fatto. Isabelle lo rendeva uomo, lo rendeva felice, lo rendeva umano e non averla in quel momento lì in quella casa con lui, lo distruggeva.
Aveva bisogno di confidarsi con qualcuno, la sua "famiglia"? No, uno psicologo? Neanche se l'avessero pagato, gli resta solo colui che c'era sempre: Patrick.
Uscì dalla doccia e entro nella cabina armadio stracolma di abiti di ogni genere e tagli, optò per  un polo bianco di Trussardi e dei pantaloncini di jeans della Levi's.

 Mandò un messaggio a Micheal dicendole di spostare tutti i suoi appuntamenti per quel giorno, non sarebbe andato a lavorare, aveva bisogno di un giorno per se, per chiarezza nella sua stupida mente. Sentì di nuovo lo stomaco brontolare così decise di scendere a fare colazione in giardino.

Si sedette su una sedia e accese una sigaretta, amava il sapore di spezia che aveva quella stecca e quando era nervoso ne fuma sempre una o più...
«Amico come va?» sentì la voce di Patrick dietro le spalle, si girò e guardò l'amico che si stava mettendo seduto vicino a lui. Non rispose, non doveva spiegazioni a nessuno.
«Senti, ignorarmi non ti servirà a niente quindi ti conviene parlarmi, dimmi cosa ti succede, ieri mi si è spezzato il cuore vedendoti così» disse l'autista fissando l'amico.
«È successo che mi sono innamorato d'accordo? So che volevi sentirlo, ora sei felice? Si, io amo Isabelle.. E.. Ho paura» ebbe il coraggio di dirgli quello che pensava, di lui poteva fidarsi.
«E glie lo hai detto?» chiese il migliore amico quasi soddisfatto di quella rivelazione, non aveva mai visto Thomas innamorato, mai. «Porca puttana Patrick, no! Ti ho appena detto che ho paura» Thomas si infuriò e per poco mollava un pugno in faccia al suo autista.
«Scusa fratello... Penso ch dovresti parlarle. Apriti con lei, è una brava ragazza» disse alzandosi posando una mano sulla sua spalla come per confortarlo.
«Ma..» Thomas cominciò a sudare freddo, per la seconda volta in vita sua aveva paura!
«Niente ma. Smettila! Sembri un bambino! Vai a casa sua e apri il tuo cuore.» dopo quelle parole Patrick si dileguò lasciando Thomas a ponderare.
Decise di non fare più colazione, gli era passata la fame, andò nel suo studio, prese un foglio e una penna stilo, voleva scriverle una lettera o forse più di una perchè le parole erano meglio di qualsiasi altra cosa. "Verba volant, scripta manent"

Cara Isabelle,

non sapevo cosa volesse dire amare.
Un verbo che tutti conoscono e che pochi praticano, dopo quello che successe dieci anni fa, non credetti più in niente, per me la donna era solo un oggetto da usare e da gettare.
Molte, hanno trascorso la notte con me ma con nessuno ha trascorso il giorno.
Ero un mostro, senza cuore, senza rispetto, altezzoso, maligno, manipolare. Ma un giorno, una bella donna dagli occhi azzurri e dei lunghi capelli rossi varcò la soglia della mia porta.
"Hilary" fu la prima cosa che mi passò per la mente.
Quando poi sentii la sua voce, il suo odore.. ne rimasi incantato sentii qualcosa di ignoto dentro. Era il cuore.
Non lo presi in considerazione, non dovevo scompormi ma in quella terra straniera tutto cambiò, i miei desideri cambiarono, cominciai a vedere tutto rosso.. come i suoi capelli.

Tuo, Thomas

Quella fu la prima lettera che Thomas riuscì a scrivere, in quella lettera si era spogliato per la prima volta. Non sapeva se mandarla o no, infine decise di tenerla lì con lui, era fin troppo codardo. Prese il cellulare e guardò l'ora, erano passate ben tre ore!
Decise di andare a correre un po' per schiarirsi le idee,era ancora confuso, si sentiva ancora strano. Indossò una delle sue vecchie tute ed uscì.
Corse per quando potette lungo tutta la 19esima, si fermò da un fioraio e comprò due mazzi di rose rosse. Decise poi di fermarsi al Washington Square Park per prendere un po' di fiato, sii sedette su una panchina e cominciò ad ammirare il cielo di cui le nuvole erano scure e non c'era neanche una rondine.

Un uomo sui cinquanta, alto nella media, capelli arruffati e il viso lievemente squadrato con un naso prominente si sedette vicino a lui e tirò fuori dalla tasca della giacca un biglietto che porse al ragazzo. Thomas lo guardò con circospezione ma poi prese il foglio giallo di un post-it, dopo averlo preso l'uomo si alzò e se ne andò, sul foglio c'era scritto: "Non puoi cancellare un passato che fa male, ma puoi creare un presente che ti guarisca da quel dolore", Thomas sgranò gli occhi e con lo sguardo cercò quell'uomo che non trovò più. Chi era? Cosa intendeva con quelle parole?

N/A

*Niente può fermare queste lacrime solitarie dal cadere, dimmi piccolo in cosa ho sbagliato.

Spero vi sia piaciuto il capitolo, cosa succederà? Commentate :)
CAPITOLO REVISIONATO❤️

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