Capitolo 2 - Ricominciare altrove

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Kayla

La mia vita riparte oggi. Riparte da qui.

Era quello che volevo. Ricominciare altrove.

Provare a dimenticare tutto quanto, ricostruire la mia esistenza.

Il Texas mi sembra un mondo lontano, Marathon un minuscolo puntino sulla cartina geografica e il mio passato un vestito pesantissimo da indossare.

Un bagaglio ingombrante, importante.

Vorrei chiudere gli occhi ed essere capace di cancellare tutto, come non fosse mai esistito. Come non avessi mai vissuto ciò che mi è capitato.

Ma non si può, ne sono consapevole. L'unica cosa che posso fare è provare a vivere da capo e catapultarmi in questo nuovo mondo, lontanissimo da casa mia.

Miami mi è sembrata la scelta più giusta e questo college perfetto per i miei sogni.

Così ho preso la mia roba, fatto una valigia che potesse contenere pezzi della vecchia me, tinto i miei capelli biondi e salita sul primo volo diretto qui.

Oggi è il mio primo giorno e, anche se ormai non ho più paura di niente, devo ammettere che mi sento un po' agitata.

Una parte di me vorrebbe poter ricominciare a vivere, fare amicizia e magari andare a qualche festa, oltre che studiare.

L'altra fetta di me, però (una fetta bella grossa), vuole passare inosservata e starsene per i fatti propri per non dare nell'occhio.

Non posso permettere che lui mi trovi.

Non devo.

Mi fermo per respirare, appoggiando una mano al tronco di un grosso salice che campeggia nel giardino del campus.

Guardo in cielo, sorrido e sospiro, sperando che lei mi protegga dall'alto.

Riprendo il mio cammino, facendomi forza, e una volta dentro mi guardo attorno estasiata.

Le mura massicce di legno antico contornano tutto l'edificio e in grosse bacheche ci sono foto e trofei di personaggi illustri che hanno frequentato questo college.

Mi soffermo a guardarne una in particolare e volo con la fantasia immaginando una vita diversa, una me diversa. Una donna che diventa famosa e non ha più paura di nascondersi agli occhi del mondo.

«Ehi, ciao.»

Una voce mi fa sussultare da dentro, ma non lo do a vedere e mi giro per capire con chi ho a che fare.

Un ragazzo carino, di sicuro matricola come me, mi fissa con aria apparentemente divertita.

Indossa un completo verde scuro e ha un paio di occhiali stile Harry Potter.

Ha il volto buono, o almeno così sembra. Appare come una persona cordiale a vederlo così, di primo acchito.

Anche se ho imparato a mie spese a non fidarmi delle apparenze.

Ho tatuato sulla pelle l'inganno di quella fiducia mal riposta e di occhi che sembravano altro da quello che in un primo momento volevano mostrare.

«Ciao» rispondo amichevole.

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