Capitolo 16 - Vita normale

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Kayla

Voglio provarci. Provarci davvero!

Voglio avere la vita normale che ho sempre sognato e che mi merito.

Dopo aver parlato con Ocean, dopo la sua vicinanza e quel folle bacio, mi sono convinta a rimanere.

Sono stanca di scappare. Vivrò gli anni più belli della mia esistenza e lo farò qui, in questo college, con gli amici che mi sono scelta.

E non so cosa c'è tra me e Ocean, né cosa ha significato quel bacio, perché dopo quel momento non ci siamo più visti, però so che lui mi aiuterà. Mi proteggerà, se necessario.

Una parte di me è ancora convinta che coinvolgerlo nel casino della mia vita sia un errore, però, l'altra parte, vuole lui e il caos che ha dentro. E se per vivermelo devo donargli un po' del mio caos... Beh, vorrà dire che ci cureremo a vicenda.

Io e Ocean siamo come due cani randagi che, a vicenda, si leccano le ferite che il mondo ha inflitto loro.

E se anche tra noi sarà un amore da ragazzi, una storia che non ci porterà a nulla, voglio buttarmici dentro a capofitto, senza pentirmene.

Perché vivere significa anche questo e io, per troppo tempo, non l'ho fatto.

Stamattina sono uscita all'esterno dell'edificio in cui studio e adesso mi sto crogiolando al sole, seduta su una panchina di legno con tavolino annesso.

La paura non è passata, non voglio essere ipocrita, però... Però non mi impedirà più di respirare.

«Ti cercavo.»

Una voce. La sua voce.

Una voce che all'inizio mi spaventava, mentre adesso mi calma e mi rassicura.

«Ciao, Ocean.»

Gli sorrido, spostandomi i capelli dal viso, e lui si siede di fronte a me.

«Stai bene?» domanda.

Sorrido ancora e annuisco.

«Sì, certo» dico per conferma.

Sono felice perché, nonostante tutto, affronterò una volta per tutte i mostri del passato.

«L'uomo che stava con tua madre...» dice, abbassando lo sguardo.

Poi lo rialza, puntando i suoi occhi dritti nei miei.

«Lui... si è fatto più vivo?» chiede, con la voce che, a tratti, trema.

«No. Non al momento, comunque. Ma se lo farà, stavolta, saprò come affrontarlo. Non voglio più avere paura, Ocean. Se dovesse ripresentarsi, lo denuncerò. Stavolta non mi farò fermare dal terrore che ho di lui.»

Ocean annuisce, fissando in basso, poi torna su di me, guardandomi intensamente.

«Sei una ragazza molto coraggiosa, Kayla» dice, facendomi arrossire.

«Grazie, Ocean. Io... Non so cosa mi ha dato coraggio, ma... sono stanca di scappare. La mia vita qui mi piace, gli amici che mi sono fatta sono importanti, per me, e... Non voglio lasciare tutto questo e darla vinta a quel farabutto. E poi... tu... ieri... Mi hai fatta sentire protetta» confesso, arrossendo di nuovo.

Ocean allunga il corpo sul tavolo e mi prende una mano, stringendola forte.

«Ti proteggerò sempre, bambolina.»

Rimaniamo lì diversi istanti, con lui che mi stringe la mano e mi fissa con intensità e me che arrossisco come una bambina timida e impacciata.

Poi, con coraggio, ricordo il nostro chiacchierare in biblioteca e domando...

«Quell'offerta per l'uscita insieme in un pub è ancora valida?»

Ocean sorride e si mangia il labbro.

Il modo in cui lo fa è sexy e rude.

Mi piace.

Non dovrebbe, ma mi piace.

«Certo che è ancora valida» conferma.

«Bene, allora... Che ne diresti di stasera?» chiedo audace. «Insomma, se non hai impegni, chiaro. È solo che... avrei tanto bisogno di svagarmi.»

«Stasera sarebbe perfetto» dice lui e gioca con le mie dita, in un modo così dolce e intimo che mi spaventa.

«Tieniti pronta per le sette. Ti passo a prendere nella tua stanza, ok?»

«Ok.»

«Ora devo andare. Ho una cazzo di lezione a cui non posso proprio mancare» dice sbuffando e, dalla tasca della giacca di pelle, tira fuori una sigaretta che accende in un baleno col suo accendino dorato, riponendolo un secondo dopo nel taschino.

Se la porta alla bocca e tira la nicotina con grande forza.

«Ci vediamo stasera, allora. Stai attenta, nel frattempo. E di qualunque cosa dovessi avere bisogno, vieni a cercarmi, chiaro?» dice protettivo.

«Sì, chiaro!» Ridacchio e mi alzo per salutarlo.

Ocean si avvicina e mi dà un pizzicotto sul viso.

«A più tardi, bambolina.»

Mi lascia così e io non ho tempo di rubargli un abbraccio o altro.

Mi chiedo perché non abbia provato di nuovo a baciarmi e la cosa, inaspettatamente, mi fa sentire strana.

Perché ho bisogno di sentire ancora le sue labbra sulle mie?

Possibile mi abbia sconvolta tanto, quel bacio?

Ha detto che l'intero campus avrebbe creduto al fatto che ero sua, quindi perché, in pubblico, avendone avuto l'occasione, non lo ha dimostrato?

E perché, la cosa, mi ferisce a tal punto?

E perché, la cosa, mi ferisce a tal punto?

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