Intermezzo - Passato

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Le sue mani ruvide e pesanti scivolano sul mio corpo, insinuandosi sporche.

La lingua mi lecca il collo con lascivia, poi scende più giù ad appropriarsi dei miei seni.

Come se fosse un suo diritto.

Come fossero roba sua.

L'alito, pesante sul mio collo, tira fuori ansimi e gemiti da vecchio.

Uno schifoso vecchio.

Il sudore gli imperla la fronte e scende a fiotti, facendolo apparire ancora più disgustoso.

Il suo corpo appiccicato al mio mi fa ribrezzo, ma non posso fiatare.

Non devo fiatare.

Se mi ribello è peggio, fa ancora più male.

E allora mi lascio prendere. Gli lascio credere che mi piaccia.

Il rumore che producono i nostri corpi uniti è una specie di melodia macabra che mi trapana il cervello in qualsiasi momento della giornata.

Anche quando gli sono lontana.

Anche quando credo di essere al sicuro.

E quando mi lascia andare per chiedere ancora che gli arrechi piacere attraverso la mia bocca, trattengo un conato di vomito e afferro con le mie fauci ciò che lui mi obbliga a prendere.

E succhio. Lecco. Massaggio.

Così come vuole lui. Così come gli piace.

Rivoli di saliva mi cadono sulle mani e inzuppano il suo membro.

È quello che vuole. Gli piace così.

Dice che sono una troia.

E io glielo lascio dire. Gli lascio fare tutto. Gli lascio prendere tutto.

Perché non ho altra scelta.

Perché ho paura.

Perché ci ho già provato a ribellarmi ed è andata male.

E dopo è stato peggio.

È stato uno strazio infinito.

E dolore.

E violenza inaudita.

E lacrime amare.

E male in ogni parte di me.

Fuori e dentro.

Dentro e fuori.

Male fisico e mentale.

Perché non posso scappare.

Perché non c'è via d'uscita.

Perché sono la sua Kiki.

La sua bambina.

Perché sono sua e non mi lascerà mai andare via.

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