Capitolo 4 - non è cosí semplice

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Dabi non chiese i dettagli, corse a prendere il disinfettante e delle bende per metterla in sesto
"Davvero non serve, sto bene" lui alzò gli occhi al cielo, sapeva che era una bugia, in effetti neanche Mia ci avrebbe creduto quindi stette lì a farsi medicare.
Quando ebbe finito Dabi la portò in braccio fino a posarla sul letto
"Non sforzarla" le ordinò. Dopodiché le diede una sua maglia e un paio di mutande per vestirsi
"Anche se ti giri puoi benissimo vedermi dal riflesso dello specchio" le fece notare Mia, lui ridacchiò
"Non eri tu quella che si fidava!?" lei ci rinunciò e si vestì, la maglia color verde bottiglia le andava un po' grande ma ci si sentiva a proprio agio.
"Hai fame?" domandò il villain
"Si"
"Aspettami qui, torno subito" e quando se ne andò lasciando Mia da sola senza manette quest'ultima non si mosse, lo aspettò e colse l'occasione per ripulire come meglio potè l'ambiente. Quando percepì la maniglia della porta che stava per aprirsi corse a sedersi sulla scrivania con le gambe incrociate e si stampò un sincero sorriso in faccia. Dabi entrò e dalla sua espressione faticò a riconoscere quella come la sua stanza, guardò la ragazza con sguardo interrogativo
"Mi da fastidio il disordine, che ne pensi?" scese dalla scrivania e si fermò di fronte a lui senza abbandonare quel sorrisetto
"È... pulita" constatò il villain
"Allora, cosa hai preso?" chiese Mia affamata
"Perché tutt'un tratto sei così... felice e senza paura?" lei abbassò lo sguardo e si aggrappò alla maglia di lui
"Non sono felice, solo contenta che tu ti sia fidato di me e io non sono scappata, per quanto riguarda la paura non ne ho perché ora so che non mi farai nulla"
"Come? Come fai a dirlo? Come puoi fidarti così ciecamente di uno che ti ha rapita?" disse ciò con la voce in gola, la prese e la sbatté al muro, i suoi occhi erano lucidi. Mia non si scompose, con delicatezza gli accarezzò una guancia e, senza più combattere con se stessa e facendo quello che il suo istinto voleva, lo baciò.
Un bacio delicato e gentile, dove le loro labbra si sfiorarono per qualche secondo, quando si staccò si fece scappare una lacrima calda che le rigò il volto, Dabi allentò la presa e lei scivolò via.

Questo distacco non durò neanche un secondo poiché Dabi si girò, la tirò a se per i fianchi e la ribaciò, questa volta però fu un vero bacio, lungo e bagnato, dove le loro lingue si incontrarono e danzarono insieme, Mia avvolse il suo collo con le braccia e dovette mettersi in punta di piedi per raggiungerlo.
"BASTA" urlò Dabi spingendola leggermente lontano da lui, Mia non riusciva a decifrare la sua espressione, a cosa stava pensando? Non era quello che aveva sempre voluto da quando l'aveva rapita? Allora perché questa reazione? Il villain la prese per un polso e la trascinò fuori dalla stanza, a lei quel polso faceva già male per colpa delle manette ma cercò di nascondere il più possibile il dolore. Dove stavano andando? Era da tanto tempo che non metteva piede fuori da quella stanza, camminarono lungo un corridoio buio per un tempo che a lei sembrò infinito
"Dabi, Dabi" lo chiamava con voce strozzata, lui sembrava quasi evitarla, continuava solo a trascinarla e quando aumentò il passo Mia faceva fatica a stargli dietro tanto che dovette iniziare a correre. Entrarono in un'ascensore altrettanto buio
"Dabi ti prego, cosa stai facendo?" lui la tirò per i capelli ribaciandola fino a lasciarla senza fiato, non la lasciò andare fino a quando le porte dell'ascensore non si riaprirono.

Quello che Mia si trovò di fronte le fece venire i brividi. C'erano tutti, tutti i villains riuniti in quella stanza che aveva l'aria di essere un salotto fatto alla meno peggio: c'era un discreto divano, un tavolino pieno di polvere, un misero frigo e poi loro. Mia li riconobbe tutti: il mago e la tartaruga ninja, dei quali ignorava i nomi, intenti a giocare a carte; Toga, l'unica ragazza, che stava parlando con Twice ed infine, ovviamente, Tomura Shigaraki.
"Finalmente ce la presenti" disse la tartaruga umana abbandonando le carte, piano piano si avvicinarono tutti incuriositi, Mia rimase immobile vicino a Dabi, non capiva, perché mai adesso era qui?
"Uccidetela" la sua voce era rauca tanto quanto il suo aspetto, il capo della lega dei villains aveva appena ordinato di farla fuori.

Mia si abbandonò al panico per un secondo, poi la sua mente iniziò a pensare a cento cose una dopo l'altra così velocemente da far paura persino a se stessa: valutò tutte le possibilità di scappare, quante probabilità c'erano che vincesse lei in uno scontro diretto. C'era un motivo se era un'allieva dello U.A., era stata preparata e istruita per questo, purtroppo però nessuno dei suoi piani andò in porto poiché intervenne Dabi
"No fermi. Non l'ho portata qui per farla uccidere razza di idioti." Mia notò che stava fissando Tomura mentre pronunciava queste parole. E così il villain che l'aveva rapita, rinchiusa e maltrattata adesso era lì a proteggerla, buffo pensò lei che presa da una botta di coraggio chiese con l'aria più spavalda che potesse assumere, perché adesso aveva ufficialmente avuto la conferma che Dabi non l'avrebbe mai lasciata morire, non se poteva evitarlo
"E allora perché, perché mi hai portata qui?" lui la guardò
"Per questo" disse prima di prenderle una seconda volta il polso e continuando a farle strada fino ad una porta che lei non aveva neanche notato per quanto ben mimetizzata nel muro, Dabi la aprì scoprendo un cielo buio ornato da piccoli puntini gialli, un'aria fresca e leggera attraversò i capelli di Mia che fece un respiro profondo come se fosse stata in apnea per tutto questo tempo. Solo dopo aver fatto ciò si concesse di esaminare dove si trovava, e ovviamente non ne aveva idea.

Non c'era neanche un punto da poter prendere come riferimento: davanti a lei si stagliava un piazzale di cemento enorme, al di la del quale si trovava un bosco, in questo momento, poiché era notte, non riusciva bene a distinguere tutti i particolari ma quel palazzo abbandonato sembrava essere l'unica struttura nel raggio di chilometri.
"Vai via!" la voce di Dabi rimbombò così forte nella sua testa che fu impossibile evitarla
"Cosa?"
"Ho detto che devi andare via, non voglio farti del male" non voglio farti del male? Perché fino ad adesso che aveva fatto? Lei era così confusa, non stava capendo niente e aveva tante domande, il villain la spinse lontano da sé continuandole ad urlare
"SCAPPA, VA VIA" ma anche se Mia avrebbe voluto andarsene, per dove doveva passare? C'erano solo alberi lì e in più era notte, per cui neanche il senso dell'orientamento sarebbe stato capace di aiutarla
"Dabi" sussurrò con la voce più calma che riuscì a trovare, dovette sforzarsi per nascondere tutto quel turbine di emozioni che la stavano attraversando.

E proprio in quel momento ci pensò, fino ad ora si era concentrata solo su se stessa, su cosa stesse succedendo dentro di lei e intorno a lei, ma lui, cosa provava? Come si sentiva? Era abbastanza intelligente da fare tutto questo per un motivo ben preciso e, vista la situazione, importante
"Parlami, per piacere" disse Mia avvicinandosi al villain e prendendogli il volto nelle sue mani, per un tempo molto lungo restarono così: zitti a perdersi l'uno negli occhi dell'altra e nessuno voleva smettere, poi Mia disse una cosa che mai avrebbe pensato
"Torniamo dentro, ti va?" e così prese la mano di Dabi che iniziò ad incamminarsi per ritornare nella loro stanza.

𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝑇𝑜𝑦 || DabiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora