Capitolo 20 - ricongiungimenti

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Mia si segnò mentalmente che magari quando doveva mantenere un profilo basso la migliore cosa da fare non era esattamente starsene in bella vista davanti alla porta dei dormitori dello U.A., soprattutto quando praticamente tutto il mondo la credeva morta.
Infatti Shinsou per poco non svenne quando se la ritrovò davanti.
Mia imprecò e si chiese perché fra tutti proprio lui, l'universo le stava davvero giocando un brutto scherzo
"Sei solo?" fu la prima cosa che gli chiese, lo guardò seria e lui annuì. A quel punto era inutile negare di non essere chi effettivamente era... sarebbe stato alquanto inverosimile. Nel silenzio più totale Shinsou la condusse nella sua camera, fortunatamente in giro non c'era nessun altro e quindi nessuno li vide. Il ragazzo si chiuse la porta alle spalle continuando a fissarla con occhi sgranati, Mia si guardò intorno, non era il massimo dello splendore quella stanza ma dopotutto non poteva giudicare vista quella dove viveva lei.
Chiuse le tende e accese la luce, con delicatezza fece spostare Shinsou dalla maniglia per chiudere anche quella, lo guardò come non faceva da tanto e solo in quel momento si concesse di respirare.
Per la prima volta dopo un infinità di tempo stava vedendo qualcuno, qualche altro volto all'infuori dei soliti.

"Ciao" disse, la voce un sussurro per le lacrime che la sua gola stava cercando di trattenere invano. Shinsou deglutì e continuò a fissarla, a quanto pare era sotto shock
"Shinsou, ci sei?" domandò Mia e quando provò ad avvicinarsi quello si allontanò, lei lo capì. Decise di farsi un altro giro veloce della stanza
"Non è cambiato niente qui" commentò, quando si rigirò verso il ragazzo, però, se lo ritrovò a due centimetri di distanza, i loro nasi quasi si toccavano e Mia percepiva il suo respiro impanicato
"Shinsou, posso spiegare" provò a dire, ma quello assunse un espressione al culmine dell'arrabbiatura. La prese per i polsi e la fece indietreggiare fino a farle cozzare la schiena contro la parete
"Cosa ti ho regalato per il nostro primo mesiversario?" le chiese improvvisamente.
Mia divenne paonazza, proprio non capiva il senso di quella domanda ed era abbastanza a disagio in quella posizione
"C-cosa?"
"Rispondi" lei si costrinse a concentrarsi
"Un... era un libro, un libro del mio heros preferito con tanto di autografo" Shinsou sembrò addolcire lo sguardo, i suoi occhi si fecero lucidi ed un lieve sorriso gli addobbò il volto, appoggiò la testa sulla spalla di Mia e la abbracciò, iniziò a singhiozzare stringendola sempre di più a se. Lei lo fece fare e ricambiò l'abbraccio, in fondo gli era mancato molto più di quanto volesse ammettere
"Sei tu? Sei proprio tu?" le chiese
"Si"
"Mi dispiace, credevo fosse Toga" Toga? Come un fulmine il ricordo del quirk di Toga colpì Mia. Certo! Toga poteva tramutarsi in qualsivoglia persona! Ovviamente Shinsou pensava fosse lei e per questo le aveva domandato qualcosa a cui solo la vera Mia sarebbe stata capace di rispondere.

Passarono molti minuti prima che Shinsou si staccasse da lei e smettesse di piangere, la guardò prendendole le mani, fece sfiorare i loro volti, Mia avrebbe voluto allontanarlo ma poteva solo immaginare il sollievo che lui stava provando quindi decise che non avrebbe interferito, lo avrebbe lasciato ancora un po' nella sua felice ignoranza prima di dirgli come stessero le cose... poi però Shinsou la baciò.
Inizialmente Mia fu sorpresa, non riconobbe quelle come le solite labbra che la facevano stare bene, una valanga di pensieri e sensi di colpa crebbero nel suo animo. Cosa stava succedendo? Che stava facendo? Non era andata lì per baciare il suo ex ragazzo! E subito dopo pensò a Dabi, non osava ipotizzare cosa avrebbe potuto fare se l'avesse vista in quel momento, l'avrebbe odiata, Mia aveva paura di quello, aveva paura di non essere più degna di lui. Mentre la sua mente passava incessantemente da una cosa all'altra Shinsou l'aveva presa per i fianchi approfondendo il bacio, il corpo di Mia reagì d'impulso dopo tutti gli allarmi che aveva emanato: riuscì ad appoggiare i palmi delle proprie mani sul petto dell'altro e, con tutta la forza che i suoi muscoli le donarono, lo strattonò via bruscamente. Senza aspettare oltre agganciò il suo sguardo e attivò il proprio quirk, subito quello iniziò a barcollare ed a reggersi la testa, gli si chiudevano gli occhi e fece giusto in tempo a raggiungere il letto prima di cadere in un sonno profondo.
Ecco cosa succedeva se Mia inculcava in qualcuno la sensazione 'stanchezza', questa volta l'aveva fatto anche con abbastanza intensità perciò dovette sedersi sulla sedia della scrivania. Sperava che non sarebbe iniziato ad uscirle il sangue dal naso perché medicarsi era in fondo alla lista delle cose da fare in quel momento.

Stimava una scarsa mezz'ora di tempo prima che Shinsou si risvegliasse, in quel caso non avrebbe proprio saputo dire cosa avrebbe fatto vedendola ancora lì, anche se una parte di lei sapeva già che sarebbe dovuta rimanere se voleva almeno provare a convincerlo a non dire a nessuno che lei era ancora viva.
Dopo essersi più o meno ripresa cercò il telefono del ragazzo, fortunatamente non ci mise molto a trovarlo, digitò freneticamente il nome di Mina nella rubrica solo per scoprire che non c'era. Questo era un gran problema.
Si maledisse per non conoscere a memoria il numero dell'amica, sicuramente lei sapeva quel era il suo. Proprio quando Mia non riuscì a trovare opzione migliore se non quella di uscire a cercarla, qualcuno bussò e lei si immobilizzò a fissare la porta mentre il respiro le si faceva pesante. Tuttavia, non si fece totalmente travolgere dal panico e decise lì su due piedi che chiunque fosse entrato lei l'avrebbe atterrato col proprio potere senza dargli il tempo di capire chi fosse.
Questo suo piano però non servì in quanto una voce che le era mancata come l'aria le invase i timpani
"Shinsou? Shinsou sei lì? Ho trovato il pezzo che avevi preso per finire di costruire la tua maschera fuori sul porticato, credo ti sia caduto..." Mina, era Mina.
Mia non riuscì a trattenere le lacrime, iniziò a singhiozzare e cadde sulle ginocchia, la sua vista appannata dalle lacrime
"Mina" chiamò con voce strozzata, nessuno rispose, nella sua testa quel nome continuava a ripetersi ininterrottamente 'Mina, Mina, Mina'
"Chi è lì?" domandò Mina da fuori la porta, sembrava quasi stesse piangendo anche lei
"Mina" riuscì solo a dire Mia
"Apri la porta" al sentir di quel comando Mia si alzò, tremava e respirava pesantemente, appoggiò la mano sulla fredda maniglia e la strinse tanto da farsi diventare le nocche bianche.

Mina prese a bussare forsennatamente quasi a voler sfondare quella porta, la quale era l'unica cosa a dividerle. Mia aprì e affondò nei profondi occhi gialli dell'amica, quella indietreggiò di qualche passo quasi spaventata.
"Mina, Mina" il cervello di Mia era andato in corto circuito, sentiva solo il bisogno di abbandonarsi nel calore di quelle braccia che tanto le mancavano
"Sta lontana! Non è divertente!" protestò la rosa
"No Mina, non sono Toga, credimi, ti prego" avanzò e tese le braccia sperando di raggiungerla
"Guarda che chiamo i professori. Dov'è Shinsou?" allungò lo sguardo all'interno della stanza solo per scorgere il ragazzo steso sul letto.
Stavolta fu Mina a guardare intensamente Mia
"Tu! Spregevole, bastarda..." avrebbe sicuramente continuato ad insultarla ma Mia si avvicinò bruscamente e le tappò la bocca, la prese per i polsi e la spinse verso il muro il più delicatamente possibile
"Calmati e ascoltami" Mina iniziò ad agitarsi in quella presa, si divincolò con forza ed attivò il suo quirk.
Mia non voleva farlo... non voleva farle del male, non lo avrebbe mai fatto, ma stava perdendo la presa su di lei grazie a quel viscido quirk, non poteva farla scappare o sarebbe stata ufficialmente la fine. Mina avrebbe avvisato i professori e quindi i Pro heros, si chiese cosa aveva fatto per combinare questo casino.
Continuando a piangere, mentre Mina urlava e si dibatteva, Mia le afferrò il mento e la guardò. Fece la stessa cosa che aveva fatto a Shinsou e quando l'amica le cadde addormentata tra le braccia la trascinò nella stanza e si chiuse la porta alle spalle.

Mia ansimava e sudava freddo, si accasciò cercando di riprendere il controllo di se e non svenire, non sapeva più cosa fare: si trovava in una camera con la sua migliore amica ed il suo ex ragazzo addormentati ed i quali la credevano morta, le sue condizioni fisiche non erano delle migliori in quanto non beveva e non mangiava da troppo tempo, era al culmine della sopportazione e se ne rese conto solo in quel momento.
Voleva Dabi, lo voleva lì, anche se era pericoloso aveva bisogno di sentirlo vicino. Perché era un'egoista ed una sprovveduta, non le importava delle conseguenze che avrebbe comportato, voleva il suo ragazzo a supportarla, lui avrebbe sicuramente saputo cosa fare.
Lei, invece, cosa stava facendo? Come aveva anche solo potuto pensare di riuscire in quell'impresa tutta da sola? Cosa avrebbe fatto se qualcun altro avesse bussato in quel momento?

𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝑇𝑜𝑦 || DabiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora