Dis-Sapori

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Volevo scusarmi con Sebastian per averlo liquidato freddamente il giorno prima, nel mio sciocco tentativo di entrare in aula e sedermi accanto a Scorpius prima di Chad.

Ma quella mattina eravamo parecchio in ritardo e nonostante Mead fosse famoso al castello per via delle sue lezioni che iniziavano sempre dopo minimo 10 minuti dall'orario stabilito, quando entrammo in aula, vedemmo che era appena arrivato dalla piccola porta opposta alla principale e stava sistemando la sua valigetta in pelle di drago sulla cattedra.

Così dovetti accontentarmi di salutare Sebastian con la mano, rivolgendogli un sorriso che ricambiò appena. Cavoli, se l'era presa davvero allora.

Forse si chiedeva il perchè del mio comportamento da stronzo.

Decisi che mi sarei scusato entro la fine del giorno.

Mi accomodai accanto a Victoria nei banchi rimasti vuoti a fondo aula.

Chad e Scorpius si sedettero esattamente davanti a noi.

La lezione iniziò senza tante cerimonie. Mead non perdeva tempo visto che aveva sempre minuti da recuperare. Mi lasciai guidare dal suo borbottio familiare mentre fissavo la schiena di Scorpius che mi stava di fronte.

Ripensai alla discussione della sera prima, a ciò che mi aveva detto, al fatto che secondo lui lo ignorassi, che facevo di tutto pur di non passare del tempo con lui come invece ero solito fare con gli altri.

Fissai la piega rigida del suo collo, le sue spalle dritte e attente, probabilmente era l'unico studente in quella classe a non lasciare che la sonnolenza del primo mattino gravasse sulla sua postura sempre impeccabile.

Dalle finestre che ci stavano affianco, giungeva il ticchettio piacevole e rilassante della pioggia che batteva incessante da ore, lavando e confondendo i confini spezzati e austeri di Hogwarts.

La luca cupa e livida schiariva i capelli di Scorpius rendendoli quasi bianchi. Un bianco incolore che creava un contrasto magnifico con quello immacolato della camicia della divisa e della sua pelle pallida.

Un busto scolpito nel marmo e nel gesso che, benché il suo corpo tradisse una rigidità inumana, era vivo.

Mi bastava tendere appena la mano sul banco, inclinare la schiena in avanti per sentire il suo sorprendente calore toccarmi, sfiorarmi i polpastrelli gelidi. Raggiungermi insieme al profumo della sua pelle.

Un sole di ghiaccio che bruciava silenzioso, intoccabile, affascinante.

Mi accorsi che Mead si stava avvicinando quando la sua voce fu così forte da coprire lo scroscio della pioggia.

Si stava muovendo per l'aula, come sua abitudine, mentre spiegava l'argomento del giorno.

Di rimando, molte teste si voltarono a seguire la sua andatura canzonatoria mentre prendevano appunti.

Compresa quella di Scorpius.

Si voltò sulla sedia, a mezzo busto, poggiando le spalle alla parete accanto alla finestra la cui luce imbiancò il suo volto asciutto.

Mi sorprese a fissarlo.

Il cristallo nei suoi occhi oscillò di curiosità mentre una piccola ruga scomponeva la sua fronte altrimenti piatta.

"Che c'è?"

Chiese muovendo le labbra esangui senza produrre alcun suono. Per un attimo finii incastrato nel mezzo, proprio lì, tra le sue labbra che si dischiudevano immemori della loro concupiscenza.

"Niente."

Mimai nello stesso tono inesistente incontrando i suoi occhi. Si socchiusero sospettosi passando in rassegna il mio volto, come a cercare la falla nelle mie parole.

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