Morsi di Vendetta

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Non accennava a muoversi e neanch'io osavo farlo.

Restavo immobile sotto il suo sguardo fermo, l'oscurità metallica dei suoi occhi che dominava selvaggia il mio campo visivo.

Nonostante le candele che ardevano alte nella stanza, non riuscivo a liberarmi dalle sensazioni acute e violente scatenate dalla sua illusione di poco prima.

Quella spiaggia era ancora lì, da qualche parte dentro di me.

Come un marchio indelebile.

E quell'ansia, quell'inquietudine immotivata non diminuivano con il passare dei secondi.

Capii che il mio nervosismo era anche dovuto al tono enigmatico ed elusivo delle sue parole.

Di cosa voleva parlare?

Serrai lo sguardo invitandolo a procedere. Quell'incertezza mi consumava come fuoco vivo.

"Volevo parlare di Rose."

Mormorò cauto e intuii il perchè della sua posa rigida e attenta.

Scattai a quel nome affilando lo sguardo, minaccioso.

Era off topic.

Ma la curiosità ebbe la meglio.

"Di che si tratta?"

Domandai duro, fissandolo infastidito.

Portò le mani nelle tasche dei suoi pantaloni e le vidi stringersi a pugno.

"So che sei... felice.."

Pronunciò quella parola incerto lanciandomi un'occhiata indagatrice come a cercare una falla nella mia espressione contratta.

".. di essere amico di Victoria e Aaron e so che non mi reputi responsabile per quanto successo con Rose."

"Infatti."

Replicai severo notando il tono scontento della sua voce.

Mi lanciò un'occhiataccia ma durò solo un istante.

"Non voglio che tu smetta di vederci se è questo che stai pensando... ma avevi altri amici prima di noi. E avevi Rose, sopratutto."

"Conosco la mia storia."

Borbottai seccato dalle sue inutili paranoie.

"Ecco, non posso fare a meno di pensare al fatto che tu e Rose eravate inseparabili prima di tutta questa faccenda... sai che vi chiamavano i gemelli siamesi, vero?"

Annuii come se quelle parole mi toccassero appena.

"Secondo me dovresti parlare con lei. Chiarirvi."

Concluse tranquillo fissandomi con le sopracciglia lievemente aggrottate.

Ma era nulla in confronto alla mia espressione sbigottita.

"Tu non sai quello che mi ha detto! Che è molto peggio del suo squallido tradimento!"

Soffiai incredulo e ferito nel ricordare le sue parole velenose quella sera al ballo.

Poi risi ma senza divertimento.

"D'altronde, come potresti saperlo. Eri impegnato a farti Althea Bradshaw nelle serre."

Il suo sguardo divenne tagliante come il suo tono.

"Non siamo qui per parlare di questo."

"Certo, perchè spetta sempre a te decidere di cosa parlare e cosa non parlare. Io devo solo ubbidirti come un bravo giocatore della tua squadra o mi sbatti in panchina."

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