17 Respiri

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Era tornato.

Dovevo aggrapparmi a quel pensiero per non inciampare nei miei stessi passi.

Non ci misi molto a raggiungere Victoria al primo piano.

"Quando è arrivato?"

Chiesi adattando il mio passo al suo.

"Poco fa. Brandon e Cole tornavano dagli spogliatoi giù al campo, quando hanno visto la sua carrozza all'Ingresso. Non hanno avuto modo di salutarlo, però. L'hanno subito portato nell'ufficio della Preside."

Victoria mi aggiornò sui dettagli e io registrai ogni parola come fossi a lezione il giorno prima di un test. Raggiungemmo spediti i sotterranei e le torce si accesero furiose al nostro passaggio, facendo risplendere quelle pietre umide come ossidiana.

"Veritas filia temporis."

Victoria pronunciò la parola d'ordine e il pannello a muro sotto i nostri occhi scivolò silenzioso rivelandoci l'entrata nella sala comune dei Serpeverde.

Non eravamo soli.

Il brusio crebbe eccitato nella stanza per poi spegnersi deluso quando io e Victoria entrammo.

Una decina di facce scontente ci fissarono, prima di tornare a chiacchierare tra loro. Erano tutti in attesa di Scorpius. C'era la squadra di Quidditch di Serpeverde al completo, in tenuta informale, per fortuna. Cole e Brandon si affrettavano ad aprire una cassa poggiata su uno dei tavolini ad angolo. Clark, un ragazzone alto quanto una quercia, era piegato a ravvivare il fuoco nel camino di pietra. Stevenson, recentemente grazie al sottoscritto promosso dalla panchina al campo, chiacchierava con Murphy. Ma poi vidi che lui poggiava una mano sul collo di lei giocando con la sua treccia castana in maniera per nulla amicale e capii che quei due erano ben oltre il semplice parlare. Sentii un paio di occhi addosso e voltandomi appena incontrai lo sguardo penetrante di Duncan. Ricambiai l'occhiata per un attimo e poi raggiunsi Chad ed Aaron.

Come Rose - pensai al suo nome con fastidio - riuscisse a trovare piacevole lo sguardo cattivo di Duncan Greystone, sarebbe sempre rimasto un mistero. Per quanto me ne importasse, certo.

"Così hai risparmiato un viaggio inutile al tuo gufo."

Fece Aaron accennando alla lettera che avevo intenzione di scrivere a mia madre quella sera stessa, per chiederle di usare la sua posizione nel comitato di beneficenza del San Mungo e avere notizie di Scorpius.

"Sembrerebbe di sì."

Replicai. Finché non avessi visto Scorpius in quella sala, non avrei ceduto al sollievo.

Mi poggiai stancamente contro un muro. Dopo una giornata in piedi a lucidare trofei sentivo dolore dappertutto.

"Come vanno le mani?"

Chiese Chad notando la mia smorfia.

Schioccai le ossa delle dite e le stiracchiai, fissandomele per un momento.

"Credo che soffrirò di artrosi prima del tempo."

Victoria ci interruppe con un gesto svelto della mano, richiamando la nostra attenzione.

Ma non ce ne fu bisogno.

Anche in quel baccano sentii il fruscio familiare del pannello che scorreva nel muro.

Si zittirono tutti all'istante, di nuovo, e questa volta partecipai al senso di eccitazione e attesa della sala.

Un passo, poi un altro.

Scorpius uscì dall'ingresso buio ed entrò nella sala comune illuminata.

I suoi occhi si accesero e dischiuse le labbra leggermente sorpreso.

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