Cap.17 Verità

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Ritornai a casa dopo aver passato la mattinata in palestra ad aiutare Kiyoko, o meglio a fare il mio lavoro.
Entrai in quella caso ormai praticamente spoglia se non per i grandi mobili e qualche oggetto che ancora non era finito nei grandi scatoloni che inondavano il salotto.
Passai davanti alla cucina e vidi i miei genitori discutere, presumibilmente sul trasferimento. Entrambi mi salutarono con un gesto della mano e un sorriso, io mi limitai a fare un cenno della testa e mi diressi in camera mia.
Mi buttai sul letto speranzosa che cambiassero idea, ma dalle loro espressioni gioiose non sembrava affatto così.
D'altro canto non avevo idea se raccontargli cosa fosse successo o meno, sicuramente ora non era il momento giusto visto che per la mia sicurezza sarebbero voluti partire prima.
Stavo per andare a fare una doccia quando il mio cellulare iniziò a squillare.
<Pronto?>
<Ciao gattina>
<Tsk. vedete di smetterla tutti quanti con sti soprannomi orribili>
<Ti sei dimenticata vero? Vabbè te lo dico io oggi dovevamo uscire.. io te Kenma, Hinata, Kageyama, Bokuto, Akaashi e Kaori… dato che non ci siete ne tu ne Bokuto ho pensato foste insieme, cmq vieni siamo al parco comunale.>
<Oh okay arrivo Kuroo>
Attaccai il telefono e mi diressi verso l'armadio pe emettere qualcosa di decente, optai per un jeans lungo, anche se faceva caldo dopo ciò che era successo non mi sentivo proprio a mio agio, e una maglietta a maniche corte semplice.
Uscii di casa allegra per poi rendermi conto di una cosa, non potevo guidare e il parco era dall'altra parte della prefettura, mi venne un'idea, non so quanto fosse geniale ma per ora era l'unico modo. Presi il cellulare e feci il suo numero.
<Hey è successo qualcosa?>
<Hem no senti te esci con gli altri oggi?>
<Oh sì, sto partendo da casa ora. Hai bisogno di qualcosa?>
<Mi dai un passaggio?>
<Certo arrivo piccola>
Lo salutai e ficcai il telefono in tasca ancora incazzata. "Perché tutti mi devono dare soprannomi, eh che cazzo"
Nonostante tutto sapevo benissimo che in fondo quello di Bokuto non mi dava poi troppo fastidio.
Dopo una ventina di minuti arrivò Bokuto, lo salutai e mentre mi mettevo il casco mi venne un dubbio.
T/n:"Ma te abiti a Tokyo come mai sei qua?"
Bokuto:"Oh sono venuto con i miei nonni, abitano in una cittadina qua vicino."
Annuii e salii sulla moto.

Skip time

Dopo circa mezz'oretta arrivammo davanti all'immenso parco della prefettura.
Io e Bokuto ci avviammo all'interno alla ricerca dei nostri amici, ma dato che questa sembrava un'impresa impossibile scrissi a kaori che gentilmente ci venne incontro.
Arrivammo nel pezzo di Prato in cui i ragazzi si erano appartati, salutai tutti e con sguardo interrogativo fissai Kuroo.
T/n:"Akaashi?"
Bokuto:"Tokyo, ha detto che non riesce"
Stavo ancora guardando Kuroo quando mi accorsi del suo sorrisetto, stava passando il suo sguardo da me a Bokuto in continuazione.
Kuroo:"Allora avevo ragione, cosa stavate facendo eh! Guardate che non voglio mica diventare zio io"
Con quelle poche parole i ricordi delle notti precedenti riaffiorarono a galla tutti insieme e le mie guance iniziarono a rigarsi di mille lacrime.
Il gufo mi abbracciò e mi sussurró una cosa all'orecchio.
Bokuto:"Hey piccola tranquilla, ora ci sono io"
Appena fui più tranquilla raccontai a tutti cosa fosse successo, e in più aggiunsi la novità del trasferimento.
Iniziarono tutti a maledire quella merda di Oikawa e alla fine mi fecero tornare il sorriso.
Decidemmo di andare a mangiare qualcosa, nonostante orami fossero le 3:30, andammo in una piccola bottega vicino al parco e, arrivata l'ora, io e Bokuto ci congedammo per parlare.

Gli occhi del gufo//Bokuto×readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora