Capitolo 10

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“Plagg, trasformami!” Adrien non aveva resistito e il solo parlare di Marinette con il suo kwami aveva alimentato in lui la voglia di vederla un’ultima volta per quella giornata.

Gli sarebbe bastato anche solamente scorgerla da lontano mentre spegneva la luce e se ne andava tranquillamente a dormire, ma invece il fato aveva avuto altri piani per loro due.

Marinette si trovava appollaiata sul cornicione con aria triste e sconsolata, proprio come l’aveva trovata qualche sera prima, con l’unica differenza che ora indossava una mise notturna di raso composta da pantaloncini corti e maglia rossa, i capelli erano stati lasciati sciolti e liberi di svolazzare seguendo il ritmo della brezza notturna.

Anche struccata era splendida lo stesso.

Chat Noir la osservò dalla sua solita postazione, un angolo ben oscurato e impossibile da notare ad occhio nudo.

Il cuore gli moriva in gola mentre dei brividi gli attraversavano la spina dorsale facendogli esplodere le farfalle nello stomaco.

Era bella, bellissima. Una principessa, proprio come era solito a rivolgersi a lei.

Delicata e fresca come i petali di una rosa appena sbocciata.

Esitò qualche minuto quando le parole di Plagg gli vennero alla mente, ma lui era solito ad ascoltare solo il suo cuore anche se lo avrebbe portato all’autodistruzione, e in quel preciso momento si lanciò sulla terrazza di Marinette proprio come un kamikaze.

Sapeva che tornare da lei avrebbe significato farsi harakiri, ma infondo si vedevano lo stesso al lavoro, quindi la situazione non sarebbe poi cambiata di molto.

Marinette balzò all’indietro spaventata quando lo vide arrivare.

“Tu vuoi farmi morire d’infarto, sai?”

“Ho fatto il corso di primo soccorso, quindi sei in ottime mani, direi” Ammiccò.

“Uhm…allora mi sento protetta al cento per cento adesso.” Gli sorrise e Chat Noir si sciolse.

“Sono un super eroe, devo essere pronto ad ogni evenienza…” Si battè il petto come un gorilla per dimostrarle quanto era forte e vigoroso.

“Un super eroe disoccupato vedo, se sei sempre qui da me…” Puntualizzò sminuendolo involontariamente.

“Perché non sto combattendo al momento il crimine non significa che non stia dando il mio contributo al mondo…come volevo dirti, anche occuparmi di principesse in difficoltà fa parte del mio lavoro, e vedo che qui ne abbiamo molto da fare.”

“Si vede così tanto?” Chiese sospirando lei guardandosi per mani per poi gesticolare con le dita.

Lui annuì con tutta l’intenzione di scoprire che cosa turbava il suo cuore.

“Me ne vuoi parlare?” Chat Noir le sfiorò inavvertitamente la mano facendola ritrarre quasi imbarazzata. “Scusami!”

Marinette chiuse le mani in due pugni incrociandoli poi sotto il seno, ben lontane dalle sue grinfie, quel contatto inaspettato non le aveva dato fastidio, anzi averlo vicino la destabilizzava parecchio rendendosi conto man a mano che passavano i minuti che Chat Noir non le era del tutto indifferente come sperava, creando nella sua mente ancora più confusione di quanta ce ne fosse già.

Doveva al più presto fare chiarezza perché sicuramente non poteva continuare così, avrebbe dovuto allontanarlo dalla sua vita, ma in quel momento, mentre glielo stava per dire, Marinette si era resa conto che era impossibile e soprattutto non aveva il coraggio di farlo e le parole le morivano in gola.

La sua sola presenza lì accanto le metteva sicurezza come non le accadeva da tempo.

“Non c’è molto da dire…”

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