Capitolo 33

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Adrien non fece caso a quante chiamate aveva fatto a Marinette nelle ultime ore, anzi, le avrebbe telefonato anche durante le ore notturne se quest'ultima non avesse deliberatamente staccato il telefono, perché sapeva che era così.

Non poteva credere alla storia della batteria scarica o dell'apparecchio dimenticato nei meandri della borsa, perché il suo messaggio vocale lo aveva ascoltato dopo tutte le telefonate che aveva ignorato prima, ma non si era presa la briga di rispondergli.

Poteva biasimarla?

No.

Lo avrebbe fatto anche lui se gli fosse stato rivolto lo stesso vile trattamento.

Eppure sembrava che Adrien non avesse intenzione di demordere, doveva assolutamente parlarle e sentire la sua voce.

"Perché ti ostini a chiamarla?" Chiese con voce sprezzante il piccolo dio della distruzione sbucando da dentro la sua camicia "...non vedi che non vuole sentirti?" Ingurgitò il solito formaggio mentre Adrien gettò il telefono con noncuranza sul letto e si portò le mani sulla faccia massaggiandosela e sbuffando.

"Smettila! E poi voglio solo sapere come sta?" Rispose spicciolo alzandosi dal bordo morbido del talamo lasciando al suo passaggio solo lenzuola di seta nere stropicciate.

"Come vuoi che stia?" Berciò acido "...le è stato dato il ben servito senza troppi ringraziamenti perché qualcuno l'ha incastrata e dio sa solo se si riuscirà a sbrogliare la matassa." Buttò giù l'ennesimo pezzo di formaggio seguito da un rutto con nuvoletta verde al seguito.

"Sei un porco, Plagg!" Adrien tirò gli occhi come a dirgli che non gradiva affatto il suo comportamento sconsiderato e maleducato durante una conversazione seria come quella.

"Ti ricordo che nell'antica Roma era buona educazione far sapere che si era apprezzato il pasto." Sentenziò il kwami alzando il mento fieramente "...quanto rimpiango Nerone."

Il biondo inarcò un sopracciglio "Qui siamo a Parigi e ai tempi moderni, quindi per galateo è maleducazione." Poi pensò alle sue parole "...aspetta, vuoi dirmi che sei stato al servizio di quel Nerone?"

"Si, per cosa credi sia stato soprannominato così." Scimmiottò altezzoso soffiandosi sulle zampette anteriori.

"E che l'incendio che ha devastato Roma lo hai causato tu?" Chiese incredulo il suo portatore.

"Si"

"Ma tu distruggi, non incendi." Precisò cercando di capirci qualcosa.

"Sai, tu non fai uso dei miei poteri appieno..." Lo spiritello assottigliò gli occhi verdi.

"Quindi potresti insegnarmi come si fa?"

"No" Gli fece una linguaccia.

"Ti odio!" Gli rivolse un sorriso appena accennato.

"Facciamo così... tu trovi Papillon e io ti do qualche dritta su come utilizzare il potere distruttivo del fuoco."

Adrien sospirò, avrebbe provato a stanarlo anche senza quel compromesso.

Non aveva bisogno di altro potere, anche se saper padroneggiare quella tecnica non si sarebbe rivelata una cattiva idea dopotutto, l'unica cosa che aveva bisogno in quel momento era sentire la voce della sua principessa.

"Allora non ci riuscirò mai" Si celò dietro un'espressione triste e sconsolata.

"E questo pessimismo da dove salta fuori?" Plagg gli tamburellò un paio di volte le zampette anteriori sulla testa. "C'è qualcuno in casa? Pensa Adrien, pensa!"

"Ahia! Plagg mi fai male!" Si lamentò massaggiandosi la parte lesa percorsa da piccole scosse.

"E' per farti ragionare, ragazzo! Ringrazia che non uso il mio cataclisma sul tuo cervello. Vuoi parlare con Marinette? Allora prima dobbiamo capire chi l'ha incastrata."

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