Capitolo 42

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Marinette aveva notato nei suoi occhi una certa preoccupazione e disagio.

Nel tragitto dal ristorante all'albergo dove alloggiavano, Adrien non aveva spiaccicato una parola e Marinette aveva quasi timore di aprire bocca per chiedergli il perché conoscendo già il motivo della sua afasia momentanea.

Luka.

Probabilmente stare allo stesso tavolo con lui lo aveva stizzito e non poco, anche se lo aveva visto completamente a suo agio, ma Marinette sapeva anche che Adrien era molto abile nel camuffare i suoi sentimenti e del resto si trattava sempre dell'ex fidanzato della sua attuale ragazza.

Oppure li aveva semplicemente visti parlare fuori nella terrazza del locale e ora era andato a regolare i conti andando a mettere in chiaro che ormai la stilista era di sua proprietà.

Marinette passò il badge delle suite facendosi quelle seghe mentali, infondate, perché non ce lo vedeva proprio Adrien a fare a pugni con Luka, per cosa poi?

Per aver semplicemente parlato e chiarito con il suo ex?

Un oceano li separava e non solo in senso figurato, ma anche letterale, perché Marinette non sarebbe mai e poi mai tornata su i suoi passi.

Amava Adrien con tutto il suo cuore, era lui il suo mondo adesso, la sua ragione di vita, la persona con la quale avrebbe trascorso il resto della sua vita.

Un ragazzo d'oro dall'animo nobile, un caso più unico che raro.

Doveva fare subito qualcosa per fargli capire quanto lo amasse, e lei aveva la soluzione a portata di mano.

Si fiondò sulla valigia che non era riuscita ancora a disfare per riporre gli abiti nell'enorme armadio a loro disposizione e l'aprì nel reparto dove teneva la biancheria intima.

Prese la sacca dorata con inciso l'hardware delle sua linea dove aveva riposto con estrema cura quel completino intimo disegnato e ideato da lei, per lei, per Adrien.

Un pezzo unico e dato quanto fosse provocante probabilmente Gabriel non avrebbe mai dato il suo consenso ad inserirlo nella nuova collezione.

E poi Marinette voleva che il suo Adrien avesse un capo solo di sua esclusiva.

Indossò le autoreggenti nere con pizzo verde fluo, un piccolo omaggio ai colori della sua tuta da super eroe in cui non si trasformava più da mesi, se non in rari casi quando a Marinette mancava il suo chaton.

Poi venne in turno del reggiseno a balconcino nero di pizzo, del perizoma che incorniciava quei glutei piccoli e sodi sorretti da una giarrettiera dello stesso colore.

La corvina si guardò allo specchio, fece una piroetta su se stessa e si compiacque del risultato, anche se mancava qualcosa.

Acconciò i capelli lunghi in due codini ai lati che le ricaddero un po' più sopra del seno.

Marinette era tutta un fremito, non vedeva l'ora di vedere comparire Adrien dalla porta d'entrata, il cuore le batteva all'impazzata nell'immaginare la sua faccia appena l'avrebbe vista.

Fantasticava su cosa le avrebbe detto e fatto, sicuramente non ci avrebbe messo molto per prenderla in braccio e condurla nel loro talamo provvisorio.

Ma Adrien non arrivava.

Era già passata più di mezz'ora da quando aveva visto la sua schiena allontanarsi e l'idea che potesse palesarsi da un momento all'altro andava via via sempre più scemando rattristandola parecchio.

Marinette controllò ogni minuto il telefono in attesa di ricevere una sua chiamata, che per ovvie ragioni non arrivò mai.

Si sentì improvvisamente stupida così conciata, ma quando fece per togliersi tutto, fu in quel momento che il campanello suonò facendola sobbalzare, chi poteva essere a quell'ora della notte?

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