Capitolo 38

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Marinette continuava a girarsi e rigirarsi tra le dita sottili quell'anello nero.

Se lo era sfilato dall'anulare destro per non sentire più la voce petulante di Plagg che continuava a ripeterle che Adrien l'amava tanto e che se aveva agito così era solo per proteggerla.

Lo sapeva bene, non serviva di certo quel mangia formaggio a ricordarglielo ogni minuto della giornata.

Era stufa di starlo a sentire ed era arrivato per lei il momento di separarsene e di restituirlo al suo legittimo proprietario.

L'anello del gatto nero e la spilla della farfalla, era giusto che ce l'avessero lui dato che ne sapeva sicuramente più di lei di come ci si prende cura di una creatura magica.

Li infilò entrambi nella borsetta e si avviò verso la clinica privata dove sapeva essere stato trasferito Adrien.

Glielo aveva detto il signor Agreste con un messaggio.

Le porte scorrevoli si aprirono appena percepita la presenza della ragazza, che entrò guardandosi attorno in cerca di una reception o di qualche infermiera a cui chiedere informazioni.

Nessuno.

Il posto sembrava deserto, tranne per un piccolo ufficetto sulla destra piantonato da una signora sulla cinquantina con grandi occhiali da vista tondi.

"Mi scusi!" Mormorò Marinette avvicinandosi e battendo un pugnetto sul vetro attirando la sua attenzione.

La signora alzò leggermente gli occhi dalla rivista scandalistica che stava leggendo e seccata la chiuse.

"Mi dica." La invitò a parlare.

"Ehm... dovrei vedere una persona, mi può indicare stanza e piano per favore?" Balbettò la giovane con esitazione, ma ormai era tardi per tornarsene a casa, ma mano a mano che il suo obiettivo si stava avvicinando il cuore le batteva all'impazzata e tremava.

La gola le si seccò di colpo.

Non voleva vederlo, ma doveva... doveva.

"Mi dica il nome." L'impiegata si mise al computer aprendo il programma dedicato alla degenza per dare a quella ragazza la sua informazione per poi ritornare al suo articolo.

"A-Adrien Agreste."

"Non posso dirle dove si trova, mi dispiace." La liquidò riprendendo la rivista e continuare con quello che stava facendo prima, se avesse potuto avrebbe anche alzato i piedi sulla scrivania, ma non sarebbe stato decoroso per l'immagine della clinica e comunque anche se le mancavano pochi giorni al pensionamento doveva in ogni caso terminare le giornate lavorative sempre con il sorriso sulle labbra.

"Sono una sua amica." Quella parola gli morì in gola venendo percepita dalla signora come un sussurro "... e ho una cosa da riportargli, di vitale importanza."

"Signorina, io non la conosco. Ha solo idea di quante ragazzine si siano presentate qui con la scusa di fargli una foto, vederlo, e di quanti giornalisti e paparazzi abbiamo avuto appostato fino a poco tempo fa?" Non era pagata per fare da balia a ragazze arrapate o a reporter impiccioni, e a Marinette glielo aveva fatto capire con quel tono seccato e alterato.

"Mi spiace deluderla, ma non appartengo a nessuna delle categorie appena citate." Disse con tono di sfida "... in ogni caso se può riferire ad Adrien che sono passata, grazie." Marinette girò i tacchi senza rimanere lì un minuto di più.

"Ehi!" La richiamò l'antipatica "... mi dica almeno il suo nome."

"Marinette!" Non si voltò nemmeno a guardarla o a salutarla.

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