nineteen

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Il silenzio, quell'assordante silenzio che ero costretta a sentire prima di vedere l'inferno. Ero legata mani e piedi a quella sedia ormai diventata lercia sentì i suoi passi in lontananza vedendolo poi superare la soglia della porta.
«cosa facciamo oggi?» risi amaramente guardandolo
«non so sto ancora pensando» si sedette accanto a me alzandosi gli occhialini
Scossi la testa ormai stanca, non ne potevo più avevo perso la forza anche di combattere, quando la sua mano si posò violentemente sulla coscia ferita tirai un urlo quasi mai sentito.
«è il momento» si alzò uscendo nuovamente dalla stanza e ritornando poco dopo
Una struttura quasi simile a una cassaforte sbucò dalla porta, un casco in metallo era posato su un gancio, lunghi fili erano legati al casco da un marchingegno. Solo quando capì cosa mi aspettava iniziai a prendere coscienza di me, le mani mi tremavano e le gambe scalciavano in cerca di libertà.
«ti prego no» gli sussurrai quando lo vidi abbassarsi alla mia altezza per slegarmi dalla sedia
«ti prego»
Mi alzò di peso posandomi su un lettino mai usato prima d'ora, tirai con tutta la forza che avevo in corpo un pugno all'uomo che si allontanò di qualche centimetro tenendosi il naso, feci per allontanarmi ma venni afferrata per l'avambraccio riprovando quell'intenso bruciore.
«tutto ma non questo» urlai quando sentì il mio polso destro esser tenuto fermo da un bracciale in metallo
«avevo questo strumento in un angolo dello sgabuzzino» disse finendo di legarmi
«non avevo mai avuto l'occasione di utilizzarlo e questa mi è parsa la più giusta»
Posizionò sulla mia testa quel caschetto in metallo e poi lentamente attaccò ogni singolo filo alla mia fronte.
«devo dire che con te mi sono divertito, sei l'unica che è riuscita a sopravvivere per tutto questo tempo, devo farti i miei complimenti» rise continuando a muovere le sue mani sulla mia testa
«non mi sarei aspetto che da un semplice sfregio al principe avrei ricavato una cavia così eccitante» batté le mani
«cosa succederà dopo?»
Le mie parole uscirono flebili e impercettibili mentre le lacrime continuavano a scendere lente lungo il mio viso mentre i miei occhi erano costretti ad osservare la luce appesa al soffitto.
«non ne ho la più pallida idea, bisogna solo aspettare» si allontanò da me facendo dei passi indietro, posizionò un panno tra i miei denti e tornò al suo posto
Sospirai capendo che ormai piangere, dimenarsi e pregarlo non avrebbe portato ad altro se non zero risposte. Però pensavo a Shiemi che mi aspettava dall'altro lato del corridoio ignara di cosa stesse per succedermi.
Quando aprì nuovamente gli occhi ero quasi paralizzata, i muscoli intorpiditi, labbra secche e occhi gonfi e pesanti. Alzai il capo con difficoltà e mi soffermai sull'ombra nera posata contro il muro che lentamente si faceva sempre più vivida.
«finalmente sei sveglia» scostò le spalle dal muro
«cosa, cos'è successo?» mormorai stanca
«nulla di particolare»
Si avvicinò sganciando quei bracciali in ferro dai miei polsi e tutto ritornò alla mante, le mie grida, il dolore, il bruciore e le sue risate. Mi si accapponò la pelle al solo pensiero.
Mi alzai con la schiena dal quel lettino e scesi lentamente, caddi a terra senza forze cercai di alzarmi senza nessun risultato. Sentì le sue braccia sollevarmi dal pavimento percorrendo il vecchio corridoio.
«Misa» l'urlo di Shiemi mi invase la mente, allungai le braccia verso di lei e quando entrammo nella cella mi posò sul quel tavolino e senza dire nulla tornò al suo posto
«Shiemi» sussurrai vedendola venirmi incontro
Urlai quando la sua forte stretta quasi mi fece svenire.
«Misa perdonami non volevo davvero, ti sei fatta male?» urlò andando in panico
«tranquilla» risi leggermente
Ci furono secondi di silenzio.
«quant è passato?» guardai la finestra
«due settimane»
«cosa?» osservai il suo viso
«mi sono spaventata davvero tanto, riuscivo a sentire le tue urla fin da qui e non vorrei dirlo ma mi sentivo sollevata in un certo senso perché avevo una costante aura nera che mi opprimeva mettendomi in testa brutte sensazioni. Quando c'è stata di nuovo la tranquillità ho aspettato che tornassi ma arrivava notte e non tornavi, arrivò mattina e non tornavi. Ero terrorizzata. Gli ho chiesto più volte cosa ti fosse successo ma non mi ha mai risposto nel dettaglio» sospirò con le lacrime agli occhi
«temevo che quella brutta sensazione fosse reale e il tuo non tornare significasse qualcosa di orribile. Ho dormito e mangiato poco con la speranza che tu tornassi al più presto ma notando che i giorni continuavano a passare piano piano svaniva»
«ti ha fatto qualcosa?» domandai
«no anzi, mi portava il pranzo e si assicurava che avessi mangiato»
«almeno questo» guardai la luce
«però adesso non preoccuparti okay? io sono tornate e sono qui con te. Mi dispiace averti spaventata ma non è stata colpa mia» le sorrisi
«spero che ciò finisca presto non posso più sopportare tutto questo, ho solo sedici anni» sorrisi con il labbro tremante mentre le lacrime bagnavano il mio viso
La testa di Shiemi si posò sulla mia spalla continuando a piangere, portai le mani agli occhi brucianti mentre i singhiozzi si facevano sempre più forti e le urla di puro dolore offuscavano la mia mente.

Fire blue charm | rin okumura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora