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Cristy si rigira nel letto, sono le dieci del mattino. Oggi niente scuola, sciopero degli insegnati. Quindi il treno non passava. Nel letto, li con lei, c'è Stitch il pupazzetto regalato da Evan, a ricordarle che è stata una bella giornata. Si è divertita un mondo con lui. Allunga la mano sulla sedia che le fa da comodino per prendere il cellulare che le ha regalato Nicole, ma si accorge che non c'è. Si tira su di scatto. Niente: vuoto. Ripensa all' ultima volta che l'ha usato. Si alza di corsa dal letto, il grosso maglione la copre per metà, lasciando le gambe scoperte infreddolite. Fruga nello zaino, niente nemmeno li. Lo ribalta lasciando cadere tutto ciò che c'è al suo interno. Ma nulla. Poi si ferma a pensare. Ora ricorda. L'avrà dimenticato in bagno. Niente, nemmeno lì c'è. Corre in corridoio, sporgendosi dalla ringhiera, guarda di sotto nel salotto. Suo padre è seduto in poltrona, varie bottiglie di birra sul tavolino davanti a lui, insieme al suo cellulare. Rabbrividisce e torna in camera. Pensa al da farsi mentre si veste velocemente, indossando i primi jeans che trova e una felpa nera. Anfibi ai piedi e scende le scale, struccata, i capelli legati in una coda alta. La madre la vede, ma non dice nulla. La porta di casa è li a pochi centimetri da lei, ma non esce vuole prima prendere quel dannato cellulare. C'è la sua vita sopra. <<Cristy!>> una voce grossa, simile a un tuono rimbomba nella stanza. Si ferma, aspettando il peggio. L'uomo si alza, rispetto alle foto è molto più grosso e muscoloso, i capelli brizzolati, le mani rovinate dal duro lavoro e la faccia scura bruciata dal sole, una barba ispida. È grande e grosso e fa paura solo a guardarlo. Con una mano prende il cellulare sul tavolo. <<È di Nicole devo riportarglielo...>> dice con un filo di voce, in quel momento sembra sua madre, che invece resta immobile a guardare la scena. L'uomo continua a guardarla lo sguardo spento, assente. Cristy sa che non ha senso parlare. Lui non c'è, non ascolta. Non ragiona. <<L'hai rubato!>> un altro urlo rimbomba nella casa. <<No, ti ho detto di no!>> lo supplica, iniziano a litigare, insulti e lacrime, ma non cambia nulla. Quel cellulare fa una brutta fine. L'uomo lo scaraventa contro il muro rompendolo in mille pezzi, sbattendo la porta esce di casa. Cristy corre a prenderlo ma non si può fare più nulla, non si accende nemmeno, una forte fitta al cuore, la fa cadere sulle ginocchia. Il dolore di una figlia a vedere suo padre ridotto così, costretta a dover sopportare tutto quello, al posto di divertirsi come tutti. Marta, si butta addosso alla ragazza abbracciandola forte, scoppia a piangere mentre ripete svariate volte <<E' tutto a posto>> mentre, in realtà, non c'è nulla che vada bene.

Più tardi al parco. Seduta a terra, il cellulare rotto fra le mani e ora cosa dirà a Nicole. Tutti credono che suo padre sia pazzo. Questa è solo una conferma. Rumore di passi. Si alza in piedi nascondendo il cellulare dietro la schiena. Ma è Paul. Sembra sorpreso di vederla li, come lo è lei. <<Non sapevo fossi qui>> <<C'è posto per entrambi>> risponde lei sorpresa dal suo tono freddo. <<Spero tu ti sia divertita ieri con quelli>> <<Perché mi parli così?>> scioccata da quel comportamento, non capisce. Ma lui non dà spiegazioni e si allontana.

<<Paul! Non te ne andare... già mio padre ha distrutto il telefono di Nicole e non so che fare>> Lui si ferma ma non si volta <<Mi dispiace per te>> se ne va lasciandola lì. Da sola.

Stalli vecchia. Paul parcheggia il motorino davanti a una casa malandata, che sembra stare su per miracolo e sicuramente ha visto momenti migliori. Il cavalletto cede, lasciando cadere il mezzo a terra. Con un insulto lo lascia li. Gira la maniglia, ma la porta non si apre. Gli dà una spallata e quella con un rumoroso cigolio si apre. Con una spinta sbatte alle sue spalle senza richiudersi. Ma la cosa non sembra importargli. Una forte puzza arriva dal salotto. Tutta la casa è sporca e maleodorante. Una donna magrissima, con il viso scavato, fin troppo, grosse occhiaie e gli occhi arrossati, appare sullo stipite della porta. Lo guarda. Un mezzo sorriso le appare in volto. <<Com'è andata? Siete usciti tu e Cristy?>> la voce stanca <<Non devi nominarla!>> le risponde urlando. Si aggrappa al corrimano che porta al piano di sopra

<<Perché non la inviti qui qualche volta?>> chiede prendendolo per un braccio prima che scappi via <<Stai scherzando vero? In questo porcile in cui mi fai vivere>> <<Paul non dirmi questo sono tua madre e non è colpa mia se stiamo qui>> il ragazzo scende l'unico gradino che ha fatto, le si para davanti la sovrasta con la sua altezza e a pochi centimetri dal suo viso le urla <<Butta quella merda che ti sei comprata e sistema questo porcile se non vuoi che faccio la fine di papà!>> corre su per le scale. La donna trema, lo sguardo assente mentre si lascia cadere a terra, in un pianto disperato. La porta sbatte dietro di lui. Gli occhi pieni di lacrime, i pugni stretti. La vita a volte è troppo crudele con quelli con cui lo è già stata.

Sulla scrivania ci sono un quaderno e una penna, li prende, parole scritte in rima. Sono canzoni, a Paul piace scrivere canzoni ma nessuno ne ha mai sentita una. Quello è il suo modo di sfogarsi, scrive ciò che sente. La musica ti permette di scappare anche solo per quei 3 minuti, ma in quel momento sei libero da tutto.

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