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Cristy si sveglia molto presto quella mattina. Gli occhi verdi scrutano la stanza, Evan dorme ancora li accanto. E' stato dolcissimo quella notte con lei, l'ha riempita di baci e carezze. Ma non hanno fatto l'amore. Se lo avesse saputo Nicole, le avrebbe dato della scema come molte altre sue compagne di classe. La sveglia a led, sul comodino, segna le 7:05. Sfila le gambe da sotto il lenzuolo e a piedi nudi si avventura per quella casa enorme. Esce dalla camera da letto, finendo nell'anticamera biblioteca. Ma dai chi possiede un'anticamera? La casa di Evan le ricorda un sacco i film di Hollywood, dove i protagonisti posseggono ville enormi e costose, complete di servitù. Anche se lui, veramente, ha solo Ada come domestica, è una tutto fare. Superata anche la seconda porta. Il grande corridoio che affaccia direttamente sull'ingresso sottostante, lunghe scale di marmo, con tanto di tappeto rosso. In un attimo si vede, con un bel vestito scendere quelle scale, Evan è di sotto che l'aspetta, per accompagnarla ad un ballo.

Il suono di un campanello, la distoglie da quel sogno da favola. La domestica della famiglia, affretta il passo, andando ad aprire la grossa porta. Un poliziotto appare sulla soglia, si leva il cappello, appena vede la donna e dice qualcosa. Ada acconsente e lo fa entrare, facendogli strada accompagnandolo dall'altro lato della casa. Una brutta sensazione l'assale, si volta, decisa a tornare in camera prendere le sue cose e andarsene ma l'improvvisa apparizione di Evan la blocca. Lui sorride, ancora mezzo addormentato, la guarda. <<non ti trovavo più! Ho pensato fossi scappata>> dice scherzando.

Qualcuno si schiarisce la voce, vicino a loro. Cristy si volta e vede un uomo con un espressione severa in viso, somiglia tantissimo ad Evan. <<posso sapere perché una ragazza che non conosco e un poliziotto sono a casa mia?>> chiede al figlio, cerca di essere deciso e serio ma la ragazza nota la stessa gentilezza che ha il ragazzo, nei suoi modi di fare. <<Cristy puoi lasciarci da soli? Ti raggiungo tra poco in camera>> obbedisce e si allontana. Poco dopo dei colpi alla porta, leggeri. Va ad aprire, non è Evan ma la sua tata. Con un largo sorriso, l'invita a seguirla per fare colazione. Imbarazzata, non sapendo cosa dire, la segue. Si è già vestita, rimettendo quelli del giorno prima che ha trovato asciutti e stirati sulla sedia. Segue la donna giù per le scale, attraversano il grosso ingresso, adesso vede il salotto, è molto grande come immaginava e arredato con mobili vistosi e sicuramente costosi, come tutto il resto della casa. Superano un altro corridoio e una porta finendo in cucina. Seduta alla lunga tavola di vetro, c'è una donna con lunghi capelli castani raccolti in un ordinato ed elegante chignon, indossa una vestaglia di seta color crema. Sembra concentrata sul suo caffè e sfoglia una rivista. Ada, la fa accomodare, Cristy si sente così a disagio e come un robot fa ciò che le viene detto. La donna alza lo sguardo dalla sua rivista, i suoi occhi piccoli e stretti la guardano, sicuramente giudicandola. Non dice nulla e ritorna a farsi i fatti suoi. La donna africana, arriva con un grosso vassoio, ci sono cornetti, cereali, biscotti, latte, yogurt, caffè e frutta. Sembra di stare al ristorante. Le riempie il piatto di un po' di tutto ma prima di allontanarsi la donna seduta al tavolo la ferma. <<Ada per piacere, potresti dire al mio autista che sarò pronta fra 15 minuti esatti?>> <<certo signora!>> commenta la domestica e scappa via. Cristy ha paura a rimanere sola con quella donna, l'intimorisce. Per sua fortuna, arriva Evan a salvarla, proprio mentre lei si sta alzando, lasciando tutto sul tavolo. <<buongiorno mamma>> il ragazzo le da un rapido bacio sulla guancia e si siede accanto alla ragazza. Sua madre, mantiene lo stesso comportamento pure con lui, lo guarda dall'alto in basso <<dobbiamo parlare di nuovo delle persone da frequentare...>> risponde con tono freddo, allontanandosi. Evan rimane sorridente, non badandoci, anzi si è avventato sulla tavola imbandita, riempiendosi il piatto. <<che succede? Non ti piace nulla?>> si rivolge alla ragazza che in effetti non aveva toccato nulla della sua colazione. Si sentiva così a disagio, voleva solo sparire. <<oh il mio principino si è svegliato!>> la domestica torna in cucina e con una mano scompiglia i capelli al ragazzo, come se fosse ancora un bambino. Lui ride, sembrano molto legati <<dai Ada non davanti alle ragazze!>> la donna fa finta di essere offesa, appoggia le mani sui fianchi e risponde <<tutte quante devono sapere che tu sei il mio principe e poi vengono loro>> poi torna al suo lavoro. Evan ride ma l'espressione di Cristy lo fa smettere. Immobile come una statua, i piedi puntati a terra e le mani strette in due pugni sulle gambe, lo sguardo perso nel vuoto, la bocca storta in una smorfia e gli occhi lucidi.

Più tardi, in macchina. La testa appoggiata al finestrino, gli occhi spenti che guardano il paesaggio che cambia, fino a riconoscere le strade di Stalli nuova. La macchina si ferma davanti alla stazione. Evan spegne il motore e si volta a guardarla. Non hanno ancora parlato di quanto successo. La ragazza ha insistito per andarsene il prima possibile. <<lo sai che mio padre avrebbe voluto che restassi... te l'ho detto che non devi badarci a mia madre è fatta a modo suo, non la conosci e basta>> <<è stato meglio così... che mio padre abbia fatto quella denuncia...>> <<ti trovi così male con me?>> la ragazza si volta a guardarlo, le guance bagnate dalle lacrime <<cazzo Evan non lo vedi che siamo diversi!>> <<no! Non lo vedo!>> lei alza gli occhi al cielo, voltandosi <<sai cosa vedo io? Che hai paura! È vero abbiamo due vite diverse ma a me non interessa! E non so più come dirtelo...>> la ragazza non risponde e non lo guarda <<cazzo Cristy! Come puoi pensare che vorrei un'altra al posto tuo! Nemmeno volendo riuscirei a toglierti dalla testa per quanto sono preso da te>> si volta a guardarlo e pensa "sei una cretina..." gli da un bacio e scende dalla macchina.

La guarda allontanarsi, con il suo zainetto sulle spalle, fino a quando non gli torna in mente una cosa. Apre la portiera di scatto, mettendo giù solo un piede si affaccia per metà, chiamandola. <<allora ci vieni con me in un posto?>> <<dove?>> chiede lei <<è una sorpresa!>> <<quando?>> <<anche domani!>> risponde lui sorridendo, lei ricambia e con un cenno della mano si allontana.

Caro Dorian, oggi è stata una giornata diversa dalle altre, sono stata a casa di Evan è più ricco di quanto immaginassi, possiede una casa come quelle dei film e i suoi genitori com'erano belli ed eleganti... wow una favola... ma lo sai che io non credo più a queste cose, la realtà è un'altra ed è sempre più brutta di quello che ci immaginiamo nella nostra testa... però questa voglia che ho di sognare non si spegne mai giorno dopo giorno continua a crescere! Oggi ho capito una cosa, che

sono una cretina! Ti stai chiedendo perché vero? Beh te lo spiego subito, sono così fortunata da avere un ragazzo ricco, bello e gentile che ha occhi solo per me e io penso ad un altro. Ma non è possibile questa cosa! Perché l'amore è più difficile di un compito di economia aziendale! E poi mi trovo a svegliarmi di notte, perché lo sogno e passare le restanti ore che seguono prima di andare a scuola, a fissare il soffitto e a chiedermi bisogna seguire il cuore o la testa? Se il cuore ti porta a fare la scelta sbagliata poi ti perdoni no? Ma se ci ragioni troppo sulle cose poi non riesci a viverle...

La ragazza, sbuffa e chiude il quaderno. Si china sullo zaino di scuola tirando fuori un libro. Economia aziendale. Si forse è meglio studiare quella. Dopotutto è meno complicata dell'amore.

In una vecchia casa malandata, dalla finestra del primo piano, semi aperta, una dolce melodia di una chitarra. Paul, seduto sul letto, la chitarra fra le mani, ogni tanto pizzica le corde, lo sguardo assorto. Forse sta cercando di creare una canzone. Alza lo sguardo, gli occhi verdi guardano un punto fisso nella camera o forse guarda oltre ciò che vede. Un foglio e una penna, li accanto. Butta giù due parole e poi torna a pizzicare le corde. Sorride. Sta prendendo forma. 

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