Basta

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Severus uscì dall'acqua sputazzando, completamente fradicio, con un mal di testa che gli spaccava in due il cranio.

Quello che Patricia gli aveva dato per volare aveva esaurito il suo effetto a pochi metri dalla spiaggia, ed erano caduti nel mare in tempesta. Lottando contro le onde e la corrente, avevano nuotato per un po' insieme, poi l'aveva persa di vista.

Era arrivato a toccare il fondale del mare con i piedi più per fortuna che per le sue abilità di nuotatore. Con fatica e lentamente era arrivato alla spiaggia e si era accasciato sulla sabbia bagnata a riprendere fiato.

Non ricordava nulla di quello che era successo. I suoi ultimi ricordi lucidi e precisi si interrompevano prima di salire sulla Jolly Roger. Poi aveva solo una vaga idea di quello che poteva essergli accaduto.

Ma ora non aveva tempo di pensarci troppo. Raccogliendo un po' di forze si alzò, cercò di mettersi in piedi, ma le gambe cedettero sotto il suo peso. In ginocchio, fissando il mare in tempesta, con il veliero di Capitan Uncino che ormai era solo un puntino in lontananza, gridò il nome dell'amica.

La sua voce fu portata via dal vento; gridò ancora ricevendo solo in risposta un tuono sopra la sua testa che sembrò far tremare anche la spiaggia.

Si portò le mani alla testa, affondando le dita nei capelli bagnati, tentò di gridare ancora, ma il mondo girò attorno a lui.

Cadde in avanti, con la faccia nella sabbia e svenne.

* * *

Un gabbiano volava tranquillo nel cielo azzurro beandosi delle correnti d'aria che lo aiutavano a volare. Fissava il mare blu, alla ricerca di qualche gustoso pesce da mangiare.

Volò in cerchio sopra un branco di piccoli pesci che nuotavano incuranti del pericolo, cade in picchiata e ne agguantò due con il becco.

Soddisfatto, sentendo ancora i pesci muoversi nel becco volò fino alla spiaggia a consumare il suo pasto.

I pesci morti furono buttati sulla sabbia, l'uccello diede la prima beccata strappando un grosso pezzo di carne quando la sua attenzione fu catturata da una grande figura adagiata a terra.

Conosceva gli uomini, sapeva starne lontano, ma quell'essere sembrava del tutto innocuo: forse era morto.

Saltellò fino al corpo curioso, fissando e le grandi mani e le lunghe braccia. Il volto era sporco di sabbia così come i vestiti.

Lo colpì sulla guancia con il becco cercando di capire se fosse vivo.

Non ricevendo risposta aprì le ali e gracchiò forte.

Il mago saltò su con un grido, spaventando il gabbiano che scappò via lasciando il pesce sulla sabbia.

Severus si guardò attorno disorientato.

Gli ci volle qualche secondo per ricordare dov'era e com'era arrivato su quella spiaggia. Si alzò dalla sabbia, aveva ancora un lieve mal di testa e un po' di vertigini, ma riusciva a sopportarli.

Si guardò attorno nella speranza di vedere Patricia svenuta poco distante da lui, invece non vide nulla.

- Patricia!

La sua voce echeggiò un paio di volte, ma nessuno rispose.

Il mago osservò il mare, era piatto, calmo, completamente diverso da quello che aveva visto quella notte. Fortunatamente la Jolly Roger non si vedeva più in lontananza, forse Capitano Uncino aveva dato per scontato che erano affogati.

Tornò a guardare la costa, ragionando su cosa fare.

Fu una luce rossa ad attirare la sua attenzione. Si avvicinò a grandi passi, trovando nella sabbia la gemma rossa.

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