Capitolo 1

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12/04/2004 – Londra

Hermione era esausta. Dopo una lunghissima giornata aveva finalmente chiuso la porta di casa sua e si era lasciata accogliere dal leggero profumo di vaniglia che la contraddistingueva. La casa non era molto grande, una piccola abitazione su due piani in un tranquillissimo quartiere poco fuori Londra. A lei piaceva tantissimo, era circondata da aree verdi dover poter passeggiare la domenica, per rilassarsi.
La sua piccola casa era arredata in modo semplice, due camere da letto, una minuscola cucina e un soggiorno pieno di libri, con pochi ninnoli, dei vecchi dischi ma molti quadri che popolavano le pareti. Negli anni aveva sviluppato un profondo interesse per l'arte, spesso il week end si concedeva una mostra a Londra, e così aveva pensato di abbellire la sua casa appendendo quadri in tutte le pareti libere. Quella era proprio casa di Hermione Granger.
Tolse le scarpe e la giacca fiondandosi in cucina per prendere un calice di vino. Il programma per quel venerdì sera era: alcol, libri e musica. Cosa desiderare di più?
Accese una sigaretta e ripensò alla settimana. Tutte le persone che aveva visto, gli amici, lo shopping, sembravano degli avvenimenti senza importanza. In quel periodo Hermione si sentiva inutile, priva di scopo e tutto quello che girava intorno a lei, era solo tappezzeria di un'esistenza insulsa, priva di colore.
Ma cosa le mancava per essere felice? Un uomo, o una donna accanto? Oh ci aveva provato, eccome se ci aveva provato. Ogni tentativo di legarsi a qualcuno era disastrosamente finito in un "scusa, ma in questo momento non mi sento pronta a iniziare una relazione."
Ron, Alyssa, Eric.. e tutte le storie di una notte non avevano lasciato niente a quel cuore ormai irrimediabilmente arido con il quale si ritrovava a convivere.
Così si era abituata a stare da sola, ad accettare qualche fugace avventura che soddisfacesse le sue esigenze fisiche, ma nulla di più. E quella sera pensava e ripensava a come poter dare una svolta alla sua scialba vita, senza però raggiungere il capo della matassa.
Si sdraiò sul divano, chiuse gli occhi e ripensò al suo passato.
Quanto le mancava la magia?
Harry e Ginny erano gli unici a tenerla legata a quel mondo: qualche aggiornamento sul ministero da parte del prescelto, il lavoro di Ginny al San Mungo, notizie di Ron dalla Romania e poco altro. Non si parlava di Hogwarts, quella era una regola che lei aveva silenziosamente imposto nelle loro cene del giovedì. E anche la sera prima, quando Harry aveva accennato al posto vacante di Aritmanzia e alle preoccupazioni della preside McGrannit, Hermione aveva acceso una sigaretta ed era sparita sul balcone.
Quanto le mancava Minerva, la sua mamma magica, come si erano promesse di chiamarsi. Forse era giunto il momento di scriverle una lettera, di vederla, di parlare un po' con lei. Questo pensiero la destò dal divano, prese un foglio di pergamena e di getto scrisse:

Cara Minerva, come stai?
Stasera, nella mia piccola casa di Londra, un pensiero è partito verso di te. Mi manchi, mi piacerebbe averti per un tè qui a casa mia, che ne dici di passare questo fine settimana?
Tua,
Hermione

Anche se la magia non era presente quotidianamente nella vita di Hermione, il retaggio del suo passato di strega le aveva lasciato un piccolo gufo, che usò per spedire la missiva.
La risposta di Minerva non tardò ad arrivare ed Hermione riuscì, quella sera, ad addormentarsi pensando alla piacevole mattinata che avrebbe passato insieme alla sua mamma magica l'indomani.

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