Capitolo 6

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"Che stupida, come ho fatto a cascarci? Lo odio, sempre lo stesso stronzo, non cambierà mai!"
Hermione parlottava tra sé entrando nei suoi alloggi, dopo un breve colloquio con la preside per concordare le ultime cose sul programma. 
"Invecchiata? IO? Ma sentilo!" Doveva metterlo al suo posto. Doveva farsi valere, era la nuova professoressa di Aritmanzia, per Merlino!
Immersa in questi pensieri la giovane Grifondoro si lanciò sul letto. La sua stanza era meravigliosa: un bellissimo arazzo rosso e oro copriva interamente una parete della stanza e una vasta libreria ornava il muro del piccolo soggiorno. Doveva ammetterlo, si sentiva decisamente a casa. Prima di scendere per pranzo decise di farsi una doccia, per far sbollire la rabbia. Aveva deciso che avrebbe usato il pomeriggio per studiare i libri in programma, preparare le lezioni e fare qualche piccola modifica a quello che la sua predecessora le aveva lasciato.
Dopo un veloce pranzo da sola nella sala grande, Hermione raggiunse le rive del lago nero, lì si distese sul manto erboso e profumato, trasfigurò una piccola margherita in un telo e inforcando gli occhiali da sole aprì il libro mettendosi al lavoro.
Il calore la cullava e lei si sentiva così stanca e che, senza rendersene conto, si addormentò. Stava sognando, camminava nel prato assolato, saltellava di gioia, il profumo dei fiori le inebriava i sensi. Si sentiva protetta, amata, felice. Ma correndo, ad un certo punto si accorse che il cielo si stava annuvolando, diventando sempre più scuro. Tutta la positività che aveva percepito poco prima sparì, lasciandole una sensazione di preoccupazione, avvertiva un pericolo. Le nuvole avevano completamente coperto il cielo, si accorse di alcune figure che stavano andando verso di lei.
A capo di queste vi era Bellatrix, intorno a lei dei Mangiamorte incappucciati. Iniziò ad urlare, cercando di seminarli.
"Dove vai sanguesporco? Ti prendo, oh si che ti prendo, vieni qui Granger."
Correva a perdifiato, le lacrime le rigavano il viso e ad un certo punto cadde.
"Granger...Granger...!"
Hermione aprì gli occhi di colpo, davanti a lei si stagliava la figura di Piton che le faceva ombra oscurando il sole del pomeriggio.
"Granger! Svegliati! Stavi sognando, per Merlino!"
"Oddio, Profess...ehm Severus! Mi dispiace, mi ero addormentata."
Il viso della giovane strega era sconvolto, aveva le guance bagnate dal pianto, gli occhi gonfi, il respiro corto. Il professore, dopo aver capito la difficoltà della ragazza, si inginocchiò davanti a lei, toccandole con delicatezza un braccio.
"Non è successo niente, solo un brutto sogno. Sei qui, a Hogwarts, sei al sicuro."
Hermione si alzò piano, scansando il professore, quella era l'ultima faccia che voleva vedere in un momento come quello. Ma lui rimaneva lì, vicino a lei. La accarezzava piano.
"Granger calmati, sono io. Respira, adesso passa, su."
Entrambi si sedettero sul telo, guardando il lago nero. A quel punto Piton iniziò calmo a parlare.
"Sai, anche a me capita, di notte. Mi sveglio di soprassalto e non riesco più a calmarmi. Solo una sigaretta riesce a distendermi i nervi. E vedo, vedo tutto il male che ho fatto, che abbiamo fatto. Quello che non ho potuto evitare." Respirò piano, deglutendo.
"Io e te siamo simili perché siamo soli. Soli in mezzo a tutte queste persone. Cercano di tenderci la mano, ma noi siamo in fondo, coperti dai nostri demoni che non ci lasciano andare."
"E come fa lei ad andare avanti?"
"Per me, vivere, è la più grande punizione".
A quel punto il pozionista la guardò negli occhi, quei due pozzi neri senza scampo, sul viso si formò un leggero sorriso. Era comprensione, vicinanza. La cosa più dolce e delicata che Severus potesse fare per lei. Le accarezzò il braccio e con un movimento fulmineo si alzò in piedi.
"Torna dentro Granger, una doccia ti farà bene".
Hermione rimase lì, imbambolata. Era successo veramente? Quell'uomo arcigno e senza cuore le aveva appena dimostrato di essere il contrario? Le aveva mostrato comprensione? Provava anche lui tutto quello che lei sentiva ogni dannato giorno?
Con questo vorticare di domande, la giovane tornò nei suoi alloggi. Decise che forse, con un po' di fatica, sarebbe stato bello saperne di più.

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