Pov di Miranda
Erano giorni che non capivo cosa mi stesse succedendo.
Si sapevo che i Valmox mi avevano presa, ma da quel momento in poi non capí più nulla.
L'unica cosa che sentivo era la paura ogni volta che quella porta si apriva. Avevo il terrore che entrasse di nuovo uno di loro ed iniziasse a torturarmi per l'ennesima volta.
Stavo vivendo un trauma ed il mio corpo e la mia mente stavano cercando in tutti i modi di farmi uscire da esso, ma nessuno dei due ci stava riuscendo.
Sentì delle voci in lontananza e successivamente la porta si aprì.
Le mie gambe iniziarono a tremare dalla paura, non volevo essere torturata di nuovo, non volevo subire di nuovo tutte quelle violenze. Volevo solo starmene qui da sola, in pace.
"È viva" disse un ragazzo, come se fosse la notizia più bella del mondo.
Non riuscivo a capire chi fosse, ero troppo stordita per rendermene conto, ma successivamente sentì due voci che mi chiamavano in continuazione, e le avrei distinte anche in mezzo a miliardi di persone.
Erano i miei genitori.
<<Miranda? Miranda? Ci sei tesoro?>> Dissero loro, ed io volevo tanto rispondere " si mamma, si papà, ci sono, sono qui con voi" , ma dalla mia bocca non uscì nulla, non riuscivo a parlare. Era come se fossi bloccata dentro me stessa.
<<Ha bisogno di nutrirsi, non reagisce ai nostri stimoli..dobbiamo trovarle qualcosa da mangiare >> disse quel ragazzo.
<< Intendi sangue?>> Chiesero i miei genitori.
Alla parola sangue, sentì un brivido che mi scese lungo la schiena. Erano giorni che non mi nutrivo ed ero a pezzi. La mia gola bruciava e ogni goccia di saliva che ingoiavo era come benzina, che accendeva sempre di più il mio fuoco.
<< Si, sangue. Devo andare a cercarne un po' per la casa..voi state insieme a lei. Tenete vi lascio anche due di queste lame, in caso arrivi la mia famiglia >> disse il ragazzo, lasciando degli oggetti metallici ai miei genitori e il loro suono rimbombó nella mia testa.
Famiglia, famiglia? Se il ragazzo era imparentato con questi pazzi, allora lo conoscevo e ci teneva a me.
La mia testa sapeva chi fosse quel ragazzo, ma non voleva ammetterlo. Non voleva dover provare di nuovo la sensazione che quella persona mi amasse, per poi perderla nuovamente.
Gli lasciavo credere che non ricordassi, che fossi ancora spossata, ma proprio come la voce dei mie genitori, avrei riconosciuto la sua tra miliardi.Tornó dopo poco tempo, o almeno a me sembrò poco, e ciò che portava con sé aveva un odore squisito.
Avevo fame e non riuscivo più a controllarmi.
<<Tieni, bevi>> mi disse lui, poggiandomi la sacca di sangue direttamente sul labbro.
Iniziai a bere e a bere ancora, e sembrava non bastasse mai. Ne avevo ancora bisogno, ma mi sentivo già meglio. Potevo sicuramente riprendermi nel giro di poco tempo con questa quantità, ma viste le mie condizioni, non sarebbe bastata ancora per molto.
<<Ehy...ciao..>> dissi, stiracchiandomi.
<<Ciao piccola, come ti senti ?>> Venne subito incontro mia madre.
<<Meglio, non bene, ma meglio. Cosa ci fate qui? Volete farvi uccidere?>>
<<Siamo venuti per te tesoro, non ti avremmo mai lasciata qui. Costi quel che costi, ti salveremo e usciremo tutti salvi da questo posto infernato.>> Aggiunse mio padre, accarezzandomi il viso.
Apprezzo ciò che hanno fatto per me, l'essere venuti fino qui a salvarmi, ma non ci salveremo mai.
I Valmox sono troppo forti, troppi rispetto a noi che siamo solo quattro, con me tre e mezzo anzi, non ce la faremo mai.
<< È impossibile. Loro sono troppo. Non avete visto cosa sono diventati, sono anche peggio, non hanno pietà e..>> non riuscì a finire la frase che le lacrime iniziarono ad uscire e a scendere sulle mie guance.
Era davvero troppo, sopportare tutto quello che avevo subito e far finta che non fosse successo nulla.
Ero troppo scossa e volevo solo tornarmene a casa, ma non potevo.
Volevo davvero combattere per la mia libertà, per la nostra libertà. Non ero al massimo delle forze, ma avrei cercato di metterci tutta me stessa, anche se non avevamo nessuna possibilità.<<Cosa ti hanno fatto quei bastardi?>> Mi chiese Nathan, guardandomi negli occhi.
Non gli risposi, ma con i miei di occhi, gli indicai il tavolo alla mia destra che era pieno di armi, che avevano ancora sopra il mio sangue.
<<Io li ammazzo tutti, questa volta per sempre. Sono stanco dei loro giochetti, sono davvero dei pazzi psicopatici. E meritano la morte >> disse Nathan, prendendo dalla sua tasca delle lame, e successivamente si recò verso la porta.
<< E noi cosa facciamo? Restiamo qui a guardare?>> Chiese mia madre, vedendo che Nathan stava andando via.
<< Per ora si, fatele compagnia, non appena vi do il mio segnale, uscite. Okay? Non prima del mio segnale.>> Fecero si con la testa e vennero vicino a me, mentre Nathan uscì dalla stanza.
<<Cosa ha in mente di fare?>> Chiesi.
<< Vuole vendicarti amore, già ha ucciso la madre prima di arrivare qui da te, ora vuole fare lo stesso con i fratelli.>> Rispose mia madre, spostandomi i capelli dal viso.
<<Si farà uccidere, loro sono troppi mamma. E sono potenti, non sapete quanto lo sono>>
<<Lui si lo sa, e ha trovato il modo giusto >> non continuó la frase, perché sapeva che qualcuno poteva ascoltarci. Infatti mi sembrò strano che nessuno fosse venuto a controllarmi.
Forse Nathan stava avendo la meglio ed il suo piano stava funzionando davvero, o almeno lo speravo.<< Nathan mi ha mandato un messaggio con scritto che possiamo uscire, cosa facciamo?>> Chiese mia madre, mostrando il telefono a mio padre.
<< Non lo so, possiamo fidarci che non sia una trappola? E se non l'ha scritto lui il messaggio?>> Rispose lui, iniziando a fare avanti e indietro per la stanza.
Mi feci forza e mi alzai, staccandomi ogni corda che mi tenesse ancora legata.
Mi sentivo bene, l'adrenalina stava salendo in me e la cosa poteva essere solo un vantaggio.
<< Non ha importanza papà, dobbiamo porre fine a questa storia. Perciò che sia una trappola o no, usciamo. Voglio tornare a casa >> mio padre mi guardò con una faccia sconcertata, ma poi capì che avevo ragione e mi seguì.
Uscita da quella porta non mi sembrava vero, finalmente ero libera, almeno da quella caverna dove mi avevano rinchiusa.
Sarei morta? Probabilmente, ma almeno lo avevo fatto per guadagnarmi la mia libertà, che ormai avevo perso da tempo.
Lungo la strada c'erano diversi corpi, all'incirca 5 , di fratelli di Nathan. Avevo paura di vedere anche il suo di corpo steso a terra, magari con un paletto nel cuore, ma fortunatamente non lo vidi.
Arriviamo nella sala principale dove c'era Nathan ad aspettarci, insieme ad altri due corpi morti. Ne mancavano solo 3.
<<Gli altri non so dove siano, li sto cercando ma non li trovo. Vi ho fatto uscire per questo altrimenti non ve l'avrei mai chiesto. Non è la vostra battaglia, ma la mia >> disse lui, riprendendo le altre due lame dai miei genitori.
Capivo il suo ragionamento, ma non era giusto.
Questa era anche la mia battaglia e quella della mia famiglia. Ci avevano privato di tante cose e c'è ne avevano portate via tante altre, e per questo meritavano di morire.
<<Eccone due >> disse Nathan, indicando i fratelli.
<< Ehy fratellino, che hai combinato qui? Tenti ancora di ucciderci?>> Disse uno di loro, ridendo.
<< Già, non mollo mai a quanto sembra >> rispose Nathan, e successivamente gli si buttò addosso.
Combatterono molto, Nathan stava avendo la meglio, ed uno dei due fratelli era morto. L'altro era forte e soprattutto furbo. Tentai più volte di aiutarlo, ma Nathan mi scansò, e lo stesso fece con la mia famiglia.Non capivo perché non volesse che lo aiutassi, forse si sentiva in colpa nei miei confronti? Non so, ma sicuramente ne avremmo parlato una volta finito tutto.
Dopo qualche istante, anche l'ultimo fratello morì. Ormai era rimasto solamente il padre, e su di lui volevo avere la meglio io.
Nathan non sapeva cosa mi avesse fatto negli ultimi giorni, non sapeva cosa provavo ogni volta che mi infilzava con le sue maledette armi. Non sapeva nulla.
Per questo motivo avevo il diritto di ucciderlo, avevo bisogno di sfogare tutta la rabbia che avevo represso, tutti i dolori sopportati, tutte le torture subite.
<<Ecco anche mio padre>> disse Nathan.
<< Figliolo, hai lasciato me per ultimo. Devo sentirmi onorato?>> Rispose il padre, avvicinandosi sempre di più.
<<No padre, sei solo capitato per ultimo. Non lo sei di certo per importanza.>>
Iniziarono a combattere ed il padre di Nathan aveva la meglio. Era anziano, esperto, e di sicuro sarebbe stato il più difficile da sconfiggere, e Nathan non ce l'avrebbe mai fatta da solo. Così aspettai il momento migliore, quello che mi veniva a favore, e successivamente l'avrei ucciso.
<< Tu sei solo debole! Hai lasciato tutta la famiglia, l'hai uccisa, per chi? Per una ragazzina che si dimenticherà di te!>> Gridò il padre.
<< Io non l'ho fatto solo per lei, ma per me stesso! Sono secoli che mi perseguitate e vi ho odiati per questo! E vi odio tutt'ora!>>
<<Tu lurida best..AH..>> non riuscì a finire la frase, l'arma che avevo in mano gli aveva traforato il cuore, lasciandolo cadere a terra, ormai morto.
<<Questa è per tutto ciò che mi hai fatto e per ciò che mi hai tolto>> mi feci dare un accendino da mio padre e bruciai tutti i corpi assieme, per essere sicuri ancora una volta, che fossero morti sul serio.
<<Grazie..>> mi disse Nathan, abbracciandomi.
<<Grazie di cosa? È grazie a te se siamo tutti salvi>> lo baciai.
<< No, non sarei mai riuscito ad uccidere mio padre senza di te. Mi hai salvato da secoli di sofferenze>> si inginocchiò ed iniziò a piangere.
Non risposi, ma lo strinsi a me per fargli sentire tutto il mio calore e affetto.
Ero contenta di ciò che avevamo fatto. Finalmente eravamo liberi, e niente e nessuno avrebbe più ostacolato la nostra libertà.
Dopo aver baciato Nathan più volte, andai dai miei genitori e li abbracciai come non avessi mai fatto prima.
Tutte le sofferenze, tutte le torture, tutte le perdite, erano state ripagate da quell'abbraccio di pure amore, che fu in grado di risanare ogni mia ferita rimasta ancora aperta.Ciao a tutti ragazzi! Ecco qui un altro capitolo della storia, questa volta è dal punto di vista di Miranda e spero che possa piacervi 🥰
Vi auguro una buona lettura.
Un bacio,
Sofia ❤️
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Al tramonto del Sole
FantasyMiranda non è una ragazza come tutte le altre. Lei è sempre rimasta sulle sue, passando le sue giornate con i suoi amici licantropi a correre tra i boschi, per sentire il tanto amato vento che le scompigliava i capelli. Fino a quando però, costretta...