𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 33

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Pov di Nathan
La mattina seguente mi svegliai accanto alla donna che amo, e non avrei potuto chiedere di meglio.
Erano giorni che pensavo a questo momento, il momento in cui mi sarei svegliato ed accanto a me  avrei visto Miranda. So che le cose devono essere risolte e che c'è ancora qualcosa da sistemare, ma non potevo fare altro, per ora, che godermi la vista di lei che dormiva nuda nel letto.
<<Buongiorno>> gli dissi, non appena vidi i suoi occhi aprirsi.
<<Cosa ci fai qui?>> Mi chiese lei, chiaramente confusa.
<<Non ti ricordi di ieri notte?O meglio, di qualche ora fa?>>
<<Merda!>> I suoi occhi si spalancarono e si tirò uno schiaffo sulla fronte. Si era pentita, bene.
<<Non avrei dovuto ieri, è stato un errore ciò che abbiamo fatto. Dovevamo prima risolvere i nostri problemi e poi il resto, sono stata una cretina>> mise la testa fra le mani e non restò immobile per un po'.
<< Miranda, se l'hai voluto è perché evidentemente te lo sentivi. Non capisco perché ora stai dicendo queste cose>> dissi, cercando di toglierle le mani dal viso.
<<Perché non doveva finire così! Non possiamo risolvere tutto con il sesso! Avremmo dovuto parlare prima di ciò che è successo>>
<<Lo so, ma se è andata così cosa vuoi fare adesso? Di certo non puoi incazzarti con me>> mi alzai dal letto e raccolsi i miei vestiti, che successivamente indossai.
<<Non sono incazzata con te, ma con me stessa. Volevo solo chiarire con te, tutto qua>>
Si alzò anche lei ed iniziò a cercare i suoi vestiti.
<<Eccoli sono qui>> gli dissi, passandogli le sue cose e poi aggiunsi <<se vuoi ne possiamo ancora parlare. Anche io voglio chiarire, perciò possiamo parlarne quando vuoi>>
<<Si va bene. Prima vado a farmi una doccia e vado a mangiare qualcosa. Vuoi che ti porti un cornetto?>>
<<No tranquilla, tanto vado a fare anche io un giro>>
<<Okay>> disse lei, uscendo dalla porta e lasciandomi solo in camera.
In questo momento mi sentivo più confuso che mai, non sapevo davvero come comportarmi con lei.
A volte, purtroppo, non riesco proprio a capirla, e questo me lo porto come un peso sulle spalle perché mi dispiace se lei sta male per me, o perché si sente incompresa.
L'unica cosa che potevo fare adesso, era uscire da questa stanza.
Nei corridoi incontrati Alexander che stava andando verso la sala da pranzo.
<<Ehy bello!>> Disse lui, vedendomi arrivare.
<< Ciao amico, come va?>>
<< Mah normale. A te invece penso che vada alla grande eh?>> Rispose, con malizia.
<<Di cosa parli?>>
<<Mi dispiace dirtelo, ma si è sentito tutto questa notte..non so se è perché sono un vampiro o se è per il fatto che ho la stanza vicino a quella di Miranda ma, l'unica cosa che ho sentito stanotte erano i suoi gemiti ed i tuoi>> scoppiò a ridere.
Volevo sotterrarmi. Sono un uomo si, ma queste cose voglio che restano per me. Non sono il tipo che va a dire in giro delle tipe che si scopa o di quanto le fa godere, sono cose mie e voglio che restano tali. Soprattutto perché in questo caso c'è di mezzo Miranda, e non voglio che la giudichino male.
<< Potresti non fare battute al riguardo? Non mi piace quando le persone parlano delle mie cose. Mi dispiace se ti ho disturbato>>
<<Ma tranquillo Nathan! L'ho detto tanto per ridere, non pensavo che ti desse fastidio. Mi dispiace>>
<<Tranquillo, apprezzo che tu abbia capito>>
La nostra "discussione" finí con un semplice abbraccio. Perché non potevano finire così anche quelle con Miranda?
A proposito di lei, la trovai in sala da pranzo mentre parlava con le sue amiche e dalle loro facce, capì subito di cosa stessero parlando, anche perché non appena mi videro, mi squadrarono dalla testa ai piedi.
<<Posso fare qualcosa per voi?>> Chiesi alle signore.
<<Oh Nono, ce ne stavamo andando>> mi rispose Kristen, portandosi tutto il branco con sé.
Alla fine eravamo rimasti solo io e Miranda, io e lei di nuovo soli.
<<Allora vogliamo parlare?>> Le chiesi.
<<Si, ma non qui. Non voglio che sentano tutto. Andiamo a fare una passeggiata, ti va?>> Feci cenno di sì con la testa ed uscimmo di casa.
Oggi la giornata è davvero bellissima. C'è un sole caldo che ti riscalda non appena lo incontri, il vento tira leggero anzi il giusto direi, per rinfrescare l'aria. Intorno è tutto così luminoso, perfetto, con una natura che ti lascia senza fiato. Questo posto è un incanto.

Io e Miranda camminammo un po' prima che uno dei due dicesse la prima parola, ma nonostante fossimo in silenzio, non c'era nessun imbarazzo, anzi, era davvero piacevole.
<< Ci sediamo qui, ti va?>> Mi chiese Miranda, indicandomi una panchina poco distante da noi.
<< Si va benissimo>>
Anche qui era tutto davvero bellissimo.
Eravamo in un piccolo parco, il classico di città dove tutte le mamme o i papà portano i loro figli a giocare. C'era tanto casino, ma nonostante ciò il posto restava comunque tranquillo e sereno, facendoti sentire subito rilassato.
La mia tranquillità però, venne interrotta dalla voce di Miranda, che iniziò a parlare.
<< Volevo parlarti principalmente di ciò che mi ha ferito di più. Ovvero il fatto che tu pensassi che io ti ho portato qui perché mi fai pena. Sai che non è così e che non lo sarà mai. Volevo solo che stessimo insieme in questa nuova avventura>> la vedevo che si tratteneva dal non piangere e la cosa mi spezzò il cuore. Non avrei mai voluto che lei soffrisse per me, eppure l'avevo già fatto.
<<Lo so ed ho sbagliato a dirti quelle cose, non le penso e non so neanche perché io le abbia dette. Sinceramente penso che la mia sia un po' di frustrazione dopo tutto ciò che è accaduto ed anche paura, perché nonostante tutto e ciò che erano, ho sempre perso una famiglia. Non voglio giustificarmi perché non ho scusa, però ho paura di legarmi a loro perché ho paura di perderli. Per questo ero sempre sulla difensiva e ti trattavo male, perché speravo che questo posto non ti piacesse e che ce ne tornassimo a casa. Sono stato egoista e me ne vergogno, e ti chiedo scusa per questo>> le lacrime, questa volta, uscirono a me. Mi sentivo davvero in colpa per il mio comportamento. So di aver sbagliato, ma farò di tutto per farmi perdonare.
<< Perché non me ne hai mai parlato? Sai che ti avrei capito e che ti avrei aiutato. Apprezzo tanto che tu me lo stia dicendo ora e ti capisco anche. Anche io ho perso tante persone, mi sono rimasti solo i miei genitori e tu, ed anche io ho paura di perdere loro, ma ho più paura di non vivermi la mia vita e di arrivare alla morte senza aver vissuto niente. Voglio davvero che questa cosa funzioni e cercherò di aiutarti come posso, tutti i giorni.>> Mi guardò per un istante e mi asciugò le lacrime, poi aggiunse <<Sai che ti amo e che non ti lascerei mai qui da solo. Per me sei tutto e voglio che affrontiamo tutto questo insieme>> la guardai per un istante, poi le presi il volto fra le mani e la baciai.
Sono follemente innamorato di lei. È l'unica ragazza che sia mai riuscita a tenermi testa davvero e allo stesso tempo, farmi sentire tanto amato. Non so chi me l'avesse mandata, ma per lei ero davvero tanto grato.
<< Io comunque domani parto. Torno a casa dai miei genitori perché voglio dirgli che resterò qui per un po', non so per quanto, ma penso di aver trovato il mio posto. Vieni con me?>>
<< Si certo, ed ovviamente resterò qui con te se mi vuoi>> le dissi, prendendole la mano.
<<Certo che ti voglio>> mi sorrise e si portò la mano sulle labbra, per poi darle un bacio.
Quando saremmo tornati in Italia ovviamente avrei colto l'occasione per portarla a vedere qualche altro posto, magari Milano o Venezia.
Volevo portarla ovunque, farle vedere ciò che il mondo ha da offrirle, ciò che io ho da offrirle.
Non avrei mai più voluto che si sentisse come oggi o come i scorsi giorni, volevo che fosse sempre felice e piena di voglia di vivere e di gioia.
Per ora però, potevo solo stringerla ancora una volta a me, mentre il sole iniziava a scomparire coperto da numerose nuvole grigie, che annunciavano l'arrivo di una lunga tempesta.







Ciao a tutti ragazzi! Ecco qui un altro capitolo della storia.
Spero davvero tanto che possa piacervi e vi auguro una buona lettura. 🥰
Un bacio,
Sofia ❤️

Al tramonto del Sole Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora