𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 18

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Passarono diversi giorni dalla mia trasformazione.
I Valmox non si erano fatti più sentire, nonostante io li abbia attaccati e nonostante io sia scappata, non avevano fatto nulla e la cosa mi preoccupava.
I miei genitori, invece, non riuscivano ad elaborare la cosa. Ogni volta che mi vedevano avevano un sussulto come se ci fosse un fantasma davanti a loro e mi era capitato più di qualche volta di vedere mia madre guardare le mie vecchie foto e piangere, come se fossi morta.
Tecnicamente lo ero, ma praticamente ero ancora viva, più forte che mai, e forse era anche l'unica in grado di poter sconfiggere quella massa di vampiri macabri.
Lo sapevano anche loro infondo, ma non volevano ammetterlo.
<<Allora..cosa fai oggi?>> Mi chiese mia madre, mentre facevo colazione.
<<Non lo so mamma, pensavo di andare a fare un giro con Nathan e di passare a scuola..>>
<<Hai in mente di lasciare?>> Mi guardava fissa negli occhi come per capire se fossi vera o se fossi solo frutto della sua immaginazione.
Mi dispiaceva vedere la sua sofferenza, non meritava tutto ciò, ma la cosa migliore per lei sarebbe stata accettare la cosa e basta. Io lo avevo fatto, e doveva farlo anche lei.
<<Si mamma per forza..da licantropo è un conto, ma da ibrido come posso passare inosservata? >>
<<Puoi non dire quella parola per favore?>>
<<Mamma devi smetterla di fingere che non sia ciò che sono, la cosa migliore per te è accettare ciò che mi è successo. Anche per me è stato traumatico all'inizio, ma ora lo sto accettando>>
<<Accettarlo? Cosa dovrei accettare? Il fatto che per colpa mia sei diventata ciò che sei? Se fossi stata una madre più presente questo non sarebbe successo..ti avrei dovuto impedire sul serio di non vedere quel ragazzo. Mi piace lui, ma per te è un pericolo>> rispose lei, in lacrime .
<<Mamma non possiamo dare la colpa di ciò che succede a Nathan. I Valmox sarebbero venuti a prescindere qui, e in ogni caso sarebbe stato nostro compito combatterli.>> Mi avvicinai a lei per cercare di consolarla, e si lasciò abbracciare.
<<Lo sai mamma che ti voglio bene, e non è colpa tua. Tu sei una mamma fantastica e non potevo desiderare madre migliore di te. Perciò per favore, non dubitare mai di te>> continuai ad abbracciarla e poi le diedi un bacio sulla fronte.
Capivo benissimo la sua sofferenza, si sentiva in colpa perché pensava di non essere una brava madre, ma non era affatto così.
Io ora ero contenta di ciò che fossi. Forse avevamo un'arma che potesse sconfiggere i Valmox e questa era la cosa più importante, anche se l'arma ero io.

Qualche ora dopo, arrivò Nathan e mi accompagnò a fare i miei diversi giri.
Andai a scuola dove comunicai di voler lasciare. I professori e la preside tentarono più volte di farmi restare, ma alla fine, per salvarmi, usai come usa i problemi famigliari e mi lasciarono stare.
Nathan non era d'accordo con la mia scelta, secondo lui sarei dovuta restare e cercare di ambientarmi, ma per me era impossibile. Potevo anche essere la persona con più autocontrollo possibile, ma le mie emozioni erano troppo amplificate e non sarei mai stata in grado di gestirle.
<<Hai più sentito qualcosa?>> Chiesi a Nathan, mentre salivo in macchina.
<<No, e la cosa mi puzza. Sicuramente stanno organizzando qualcosa, loro sono fatti così. Non ti avvertono, attaccano e basta. E ora sono ancora più arrabbiati>>
<<Già, li ho fatti arrabbiare io. Dobbiamo trovare una soluzione a tutto ciò, un modo per sconfiggerli davvero. Per quel poco tempo che sono stata lì, ho capito che sono davvero potenti e con il minimo sforzo. Dobbiamo allenare sul serio il mio branco>>  risposi io, guardando fisso il finestrino.
<<Si hai ragione amore, è la cosa migliore da fare..però ti prego ora cerca di stare tranquilla. Non voglio che tu sia agitata>> prese il mio viso tra le mani e mi baciò.
<<Ci provo>>
In realtà ero terrorizzata.
Avevo così paura per la mia famiglia, per Nathan, per tutti.
Mi spaventava il fatto di non saper come combatterli.
Erano creature così antiche, così potenti e strani, che non sapevo davvero dove mettere mano. Lo stesso Nathan che ci è cresciuto, non sa come combatterli, e la cosa mi spaventa, spaventa tutti.

Prima di entrare a casa Nathan decise di fare una passeggiata e di accompagnarmi direttamente a piedi.
Passammo un po' di tempo nel bosco, nel mio posto preferito che mi faceva sentire davvero a casa, e mi sentí meglio.
Ma poi qualcosa rovinò il momento.
Ginevra comparve proprio di fronte a noi, con le braccia conserte.
<<Cosa ci fa lei qui? Vuole che la uccido?>> Dissi a Nathan, ma a bassa voce.
<< Tesoro anche se parli a bassa voce posso sentirti. Tu più di tutti dovresti saperlo che abbiamo un udito soprannaturale>> rispose lei, avvicinandosi sempre di più.
<<Che cosa vuoi Ginevra? Perché non ci lasci in pace ?>> Aggiunse Nathan.
<< Perché la nostra famiglia è ossessionata da lei e dalla madre, non so perché. Dicono che sia stata l'unica ad uccidere un demone anni fa, anche uno di quelli distruttori. Perciò da lì sono terrorizzati e vogliono uccidere tutti>>
Perciò il motivo del perché fossero così ossessionati non era Nathan, ma mia madre? Sapevo che da giovane aveva combattuto in modo eroico, proteggendo il suo branco da demoni e altre minacce, ma non pensavo che qualcuno anche ora oggi avesse paura di lei.
È ancora tanto forte si, ma non combatte da anni, perciò il fatto che qualcuno ce l'abbia con lei mi fa salire anche più rabbia.
<< E perché si sono ricordati solo adesso di voler uccidere me e mia madre? Sono cose successe anni fa>>
<< Perché la mia famiglia credeva che tua madre fosse morta, non pensavano che fosse sopravvissuta a tutti quei demoni. Il tuo branco ha fatto un ottimo lavoro di occultamento, mia cara. Perciò quando hai iniziato a frequentare Nathan, la mia famiglia ed io abbiamo fatto due più due e abbiamo capito chi fossi>> si avvicinò a me ed iniziò a guardarmi dalla testa ai piedi, toccandomi il viso con il dito, ripetutamente.
<< Mi dispiace un po', sai, per te. Dover vivere una vita così noiosa e stupida e poi quando inizia a diventare divertente, devi morire per salvare la mammina. Già che noia>>
<<Toglimi quelle mani schifose di dosso! E poi tu non sai niente di me e mia madre, tu non sai neanche cosa significa avere un genitore che ti ama davvero! Il tuo problema è solo l'invidia! >>
La guardai per tutto il tempo negli occhi, e vidi per un'istante la sua tristezza, la percepì sulla mia pelle, come un brivido lungo la schiena. C'era davvero tanta oscurità in questa ragazza e in tutta la sua famiglia.
Le sue minacce però non mi fecero effetto, non ero preoccupata per me, ma solo per mia madre.
<< Magari hai ragione, magari no. Ma quella a cui morirà la mammina sarei tu mia cara, non io>>
<<Noooo!>> Gridai, e per la rabbia le misi le mano nel petto. Potevo sentire il suo cuore battere nella mia mano, la sua vita era letteralmente nelle mie mani.
<<T-ti p-prego>> rispose lei, mentre il sangue le iniziava ad uscire dalla bocca.
Mi stava davvero chiedendo di salvarla? Lei mi avrebbe uccisa 100 volte al mio posto, e questo sarebbe stato il mio dispetto.
Guardai Nathan come per avere l'approvazione e vedendo il suo sguardo compiaciuto, capí di avere l'okay.
Così in un solo istante la guardai negli occhi e prima di strapparle il cuore con le mie mani le dissi <<bye bye>> per poi veder cadere il suo corpo sui miei piedi, ormai morto.
<<Lo sai che questo significa guerra vero?>> Disse Nathan, guardando il corpo della sorella.
<<Si lo so, ma è a questo punto è la cosa migliore. Non voglio più vivere la mia vita con l'ansia di trovarmeli in giardino o in centro mentre sto facendo una passeggiata. In ogni caso siamo in guerra, ora facciamo si che questo scontro si realizzi, in modo da poter poi, continuare la nostra vita. Se tutto andrà bene >>
<< Arriveranno tranquilla, gli hai ucciso la figlia. Non lasceranno andare le cose così, e poi adesso ti temono ancora di più>> Venne verso di me e mi accarezzò il viso.
<< Io credo in te, so che tu puoi combatterli, che noi possiamo combatterli. Dobbiamo solo essere uniti>>
<<Lo so amore, dobbiamo essere pronti, esserlo tutti.>> Presi la sua mano e la strinsi a me, poi lo baciai.
Ormai sapevo che saremmo andati in guerra, avevo scatenato letteralmente una bomba uccidendo Ginevra, ma dentro di me sapevo che non potevo fare altrimenti.
Erano una minaccia e sarebbero continuati ad esserlo se non li avremmo fermati subito. Perciò ora la mia priorità  era quella di addestrare sul serio la  mia famiglia, il mio branco, a combattere contro queste creature, per la nostra salvezza, ma anche e soprattutto per la nostra vita.








Ciao a tutti ragazzi! Ecco qui un altro capitolo della storia.
Scusatemi se ci ho messo un po' di tempo per pubblicare questo capitolo, ma non ho avuto tempo materiale per scrivere! Prometto che i prossimi capitoli saranno pubblicati normalmente ❤️
Vi auguro una buona lettura.
Un bacio,
Sofia ❤️

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