Avevo appena aperto gli occhi e stavo già maledendo di essermi svegliata o forse non avevo proprio dormito, a volte non ricordavo nemmeno se ero stata tutto il tempo a fissare il soffitto oppure avevo chiuso gli occhi almeno per un momento. Era il primo giorno del mio penultimo anno all'università ma la mia voglia di vedere tutte quelle persone raggruppate in gregge mi faceva venire la nausea, cioè perché erano tutti così "piatti" e omologati?
Ogni giorno mi sentivo gli occhi addosso ma non me ne importava, ero bella e sapevo tranquillamente come giocare questa carta a mio favore, perciò non mi creavo il problema di nasconderlo. D'un tratto si aprì la porta di camera mia e ancora frastornata sentii rumori di padelle e mio fratello minore urlare:
R:<<Tulip quanto cazzo ci metti per andare a scuola?? Mi serve un passaggio>>
<<Non rompere il cazzo Ryan, se mi va ti accompagno altrimenti te la fai a piedi>>
Gli lanciai un'occhiataccia, non mi piaceva essere svegliata in quella maniera e lui lo sapeva benissimo. Mio fratello aveva 20 anni, era moro e con gli occhi color cioccolato, nel suo metro e ottantacinque quel cretino sembrava il fratello maggiore accanto a me. Aveva scelto la mia stessa facoltà, volendo studiare qualcosa come biochimica o medicina, ancora non avevo capito cosa volesse fare nella vita e al contrario di me aveva avuto l'opportunità di scegliere. C'era sempre stato questo amore-odio tra di noi, non ci eravamo mai messi seriamente a parlare ma sapeva benissimo come ero fatta, cosa odiavo o cosa amavo, e io lo stesso. Dopo altri cinque minuti a fissare il soffitto mi decisi ad alzarmi, mi feci una doccia e mi misi un po' di mascara, del blush e del gloss. Per questo giorno "speciale" solo per marcare il territorio su qualche nuova matricola, avevo optato per un maglioncino aderte bianco a maniche lunghe, pantaloni neri dickies 874, allstar rigorosamente nere e giubbotto di pelle oversize. Avevo un bel corpo e tanti ragazzi che lo ammiravano attorno, ma ultimamente mi ero annoiata dei soliti discorsi: "cosa fa una ragazza bella come te qui da sola?" e altre frasi da rimorchio piazzate senza ritegno come se fossi solo un bel faccino e niente di più. Avevo sempre bisogno di novità, stimoli e qualcosa che mi facesse andare in fiamme solo a toccarlo. Di conseguenza le relazioni non erano il mio forte, la monogamia non era il mio forte ma non avevo mai tradito, sapevano tutti cosa aspettarsi fin dall'inizio perciò se non lo capivano non era un problema mio.Egocentrismo a parte, presi velocemente un caffè preparato da mio padre e urlai: <<Ryan io sto andando, lascio la portiera aperta, se riesci a saltarci dentro prima che faccia i 50 km/h puoi ritenerti accompagnato all'università>>. Iniziava così la mia routine mattutina: io che corro come una forsennata verso la mia Audi R8 nera opaca, mentre mio fratello mi rincorre pur di non guidare. Come tutti gli altri giorni, riusciva a raggiungermi pur con il fiatone e il cuore a mille.
R: <<Si può sapere per quale motivo devi sempre farti rincorrere?>> mi chiese ridendo
<<Che domande, è perché mi piace. Ovvio, no?>> ricambiai con una linguaccia e schiacciai il piede sull'acceleratore facendolo sobbalzare.
Dopo un quarto d'ora arrivammo fuori da quello che considero il mio piccolo atrio verso l'inferno: il parcheggio. Il parcheggio della mia università, che si trovava a Manhattan, era abbastanza grande da perdersi, alla sua sinistra (in lontananza per me che sono miope) si poteva vedere il campo da football e le tribune, mentre difronte un intreccio di corridoi esterni che collegavano i numerosi plessi della facoltà. Insomma, era tutto un casino.
Era più facile trovare qualcuno che piangeva in un bagno qualsiasi piuttosto dell'aula dove ascoltare la lezione del proprio corso.
Mi guardai attorno per vedere se il mio gruppo di amici fosse già arrivato, mentre Ryan si stava già incamminando verso una biondina sorridente tutta curve, probabilmente la decima della settimana che incontrava. In fin dei conti eravamo abbastanza simili, da quando nostra madre ci aveva abbandonato in lui si era acceso il bisogno di ritrovare l'affetto che lei gli aveva portato via. Io, d'altra parte, volevo solo una persona diversa con cui passare le mie notte insonni. Niente di più e niente di meno.
A:<<Ciao bella rossa, vuoi il mio numero?>>
Una voce maschile mi fece girare sulla difensiva, pronta a tirargli il calcio nelle palle più commuovente che avrebbe mai preso nella vita. Sfortunatamente per il mio divertimento, era Axel.Axel era il classico farfallone che flirtava pure con i muri e il suo aspetto gli concedeva un grande vantaggio nella sua caccia alla preda perfetta. Se non fossimo praticamente cresciuti insieme e non avesse uno strano concetto della monogamia, ci avrei fatto un pensierino. Un metro e ottanta di muscoli delineati a causa degli allenamenti continui con la squadra di football della scuola, e un sorriso davvero ammaliante. Avevamo la stessa età, eppure spesso si comportava come il mio fratello maggiore. Spesso, diciamo quando non voleva strapparmi le mutande e farci una collana come trofeo. Ciò che mi era sempre piaciuto di lui, però, era il piercing al sopracciglio destro, che si era fatto dopo aver perso una scommessa con me su chi avrebbe retto di più l'alcool a una serata.
<<Sai che non mi piacciono le imboscate da lupo mangia frutta, ti ho già detto che il mio frutto in favore della scienza con te non lo condivido>> risposi, accompagnato da una bella risata strafottente.
A: <<Strano vederti il primo giorno, di solito vieni sempre il secondo quando si iniziano le lezioni seriamente>> mi disse, mettendomi il braccio attorno alle spalle.
Perché stamattina mi stava così addosso?
Feci comunque finta di niente, se era lui a toccarmi potevo reggere almeno fino a due minuti. Come un orologio svizzero mi girai verso di lui e lo guardai mandandogli chiaramente il messaggio di eliminare quel contatto fisico.
A:<<Si si, ho capito. I tuoi trenta secondi di affetto sono finiti, ora però voglio sapere perché sei così taciturna>> rispose togliendomi il braccio dalle spalle.
<<È che sto semplicemente valutando se c'è qualcuno di interessante>> guardandomi intorno notai altri miei amici e strattonai Axel nella loro direzione per salutarli.
A e F:<<Ma quale onore>> dissero in coro Felix e Archie. Mi alzai sulle punte e abbracciai entrambi frettolosamente, anche se non tolleravo le smancerie.
<<Ciao ragazzi, non pensavo sareste venuti oggi>> e non lo pensavo affatto. Felix e Archie non erano studenti modello come Axel, loro venivano a scuola tanto per far contenti quei ricconi dei loro genitori. Entrambi sull'uno e ottanta, Archie moro con gli occhi del medesimo colore, mentre Felix biondo con gli occhi azzurri. Bene o male con lo stesso fisico, passavano quasi ogni giorno insieme e quei pochi allenamenti li facevano quasi mano nella mano. All'inizio credevo fossero innamorati l'uno dell'altra, poi iniziai a vedere tutti i triangoli che organizzavano con una moltitudine di ragazze nel corso degli anni e capii fossero gli amici perfetti per una perfetta scopata e questo lo sapeva più di metà scuola.
F:<<Io invece so proprio perché sei venuta tu...>> mi diede una gomitata facendomi l'occhiolino, stava guardando qualcosa dietro di me e sembrava molto interessato.
F:<<...carne fresca>>
Mi girai e vidi un gruppo di studenti spaesati, quasi tutti sulla ventina d'anni, tranne altri più grandi che probabilmente si sarebbero trasferiti a breve. Perché i "quasi minorenni", come li chiamavo io dai 20 in giù, erano così attraenti? Prede facili tra le mie mani e soprattutto facili da controllare. In mezzo a quel gregge avevo già lanciato il mio sguardo a qualcuno, ma nessuno aveva stuzzicato il mio interesse in qualche modo, per cui mi incamminai verso l'aula di letteratura inglese. Più passava il tempo più la mia attenzione era difficile da conquistare e pur facendo la spavalda davanti ai miei amici, di fatto non uscivo con un ragazzo da diverso tempo.
Mi misi seduta, rigorosamente in fondo all'aula enorme che faceva riecheggiare l'eco di ogni parola del professor Lee e mi isolai come mio solito. Quindici minuti erano passati e il professore stava ancora facendo i convenevoli, convenevoli che a me proprio non interessavano, quindi mi misi a leggere "Scrivo poesie solo per portarmi a letto le ragazze" di Bukowski, il mio autore preferito. Ero completamente immersa nelle sue parole quando d'un tratto il rumore assordante della porta dell'aula mi fece sobbalzare, mi voltai, vedendo un gruppetto di ragazzi e ragazze, probabilmente studenti appena trasferiti da un'università all'altra. Guardai bene il volto di tutti fino a quando incrociai lo sguardo di un ragazzo.~~~~~~~~~~
Spazio dell'autore:
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e se ve lo state chiedendo, si. Tutti gli amici di Tulip sono dei grandi fighi, che cliché vero? Magari fosse così sempre.
Beh ora arriva la parte un po' più interessante, chi sarà il ragazzo che ha attirato l'attenzione di Tulip? Un "quasi minorenne" o qualcuno degno della sua attenzione?
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Burning Snow 1
RomanceTulip conduce da svariato tempo una vita all'insegna del sesso e del dolore. Amante del controllo e soprattutto degli istinti carnali, non ricerca più affetto o gratificazione se non attraverso l'obbedienza e la devozione. Lei è fuoco e cerca disper...