39.Tulip

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J:<<Voglio un collare>>
Un collare?
Non ci volle molto per farmi sentire le guance in fiamme, mi aveva spiazzato con una richiesta simile e in realtà non credevo nemmeno sapesse che in una relazione d/s era consueto avere un collare.
Avevo già valutato l'idea di prendergliene uno, di proporglielo ma per ora l'avevo solo comprato e lasciato in un angolo dell'armadio.
L'unico a cui avevo mai dato un simbolo simile era Tyler e una parte di me credeva che non avrei mai trovato qualcuno che desiderasse ottenere un'esclusiva da parte mia o che volesse solo me come sua padrona. Non significava amore con lui ma possessività, sesso e unicità. Caratteristiche a cui davo ancora peso attraverso il collare, anche se con più affetto nei confronti del mio ragazzo.
Sorrisi senza rendermene conto, per me quello era il livello più alto di fiducia e fedeltà che ci potesse essere.
Anni prima avrei ottenuto la priorità nei confronti del mio sub ma finiva lì, di fatto Tyler faceva sesso e usciva con altre persone ma in termini d/s ero l'unica a cui si rivolgeva.
J:<<Ho esagerato, non è vero?>> lo seguii sedersi accanto a me, facendo spofondare il materasso.
Come faceva a non rendersi conto di ciò che provavo?
Ero completamente pazza di lui eppure credeva che avrei scelto qualcun altro da un momento all'altro.
Mi alzai, andando nella stanza comunicante che dava al mio guardaroba. Avevo una sezione solo per i miei giochi e vestiti per varie occasioni, avevo nascosto quel collare così bene che ossessionarmi all'idea di metterglielo era impossibile.
Quando trovai la scatola argento, la presi facendo dei respiri profondi senza andare nel panico. Non avrei ripetuto gli errori con Tyler su Jay, lui era diverso e io ero diversa ma la paura c'era e non volevo perderlo. D'altro canto, però, me lo aveva chiesto lui e non gli avevo fatto pressioni in merito.
Probabilmente si sentiva abbastanza pronto.
Titubante trattenni la scatola in mano e la riportai in camera da letto.
<<Non sono brava con le parole Jay, ma prima di accettare quello che ti sto per dare, voglio tu sappia cosa significa per me>> incrociò le gambe indietreggiando, mentre io mi misi in ginocchio davanti a lui sul materasso.
<<È da un po' che ho in mente di dartelo ma ciò che ci sta dietro è importante, è tutto ciò che non riesco a dire>> adagiai l'involucro nello spazio tra di noi.
<<È fedeltà, possessività, esclusività e fiducia>>
La aprii ed osservai l'espressione sul suo viso, che non riuscii bene a decifrare.
J:<<Tulip...>> unì le sopracciglia in una smorfia curiosa, provata forse.
<<So che è stata una tua richiesta ma puoi pensarci, sai che è qui che aspetta te quando vorrai accettare i termini che stanno dietro di esso>>
J:<<Posso toccarlo?>> annuii e rimasi in silenzio mentre prendeva tra le mani un oggetto che per me significava fin troppo.
Ricordo di averlo visto in uno dei negozi in cui andavo abitudinariamente e di essermene innamorata a prima vista, sapevo gli sarebbe stato da Dio e quando glielo visi tra le dita ne fui convinta. Era un tubolare argento fine, con un anello che pendeva ma che si poteva sfilare e una chiusura invisibile. Non possedeva una vera e propria chiave, era più una brugola e ovviamente la avevo io.
Quello che avevo preso a Tyler non era così fine e delicato, era in pelle e un po' grossolano ma a lui piaceva evidente quindi non mi ero opposta. Sapevo, però, che Jay aveva gusti completamente differenti e più affini ai miei.
<<Come fai a sapere dell'esistenza dei collari?>> chiesi spezzando il silenzio.
J:<<Mi sono...documentato>> non sollevò lo sguardo e questo voleva dire che non era del tutto vero.
<<E...?>>
J:<<E ho chiesto a Raiden>>
Raiden, a lui non avevo dato un simbolo simile e nemmeno gli avevo mai chiesto l'esclusiva. Facevamo sesso ogni tanto e il feeling tra di noi durante il gioco era evidente ma avevamo vite troppo diverse e a lui piacevano più gli uomini, anche se io ero un'eccezione speciale.
<<Parli spesso con Raiden>>
J:<<La sua palestra è vicino alla mia, a volte ci incrociamo>>
Non ero gelosa o intimidita, semplicemente preferivo sapere se fosse in stretto contatto con qualcuno con cui era andato a letto. Mandai giù un boccone amaro e cercai di non focalizzarmi sull'istinto di prendermela o farmi paranoie.
J:<<Non ci avrei mai fatto nulla se non fossi stato con te, non lo farei nemmeno ora>> mi prese la mano sinistra e ne accarezzò le nocche.
J:<<Ne hai mai dato uno a Tyler?>>
<<Sì ma niente che mi piacesse o avesse il significato che gli attribuisco ora, lo aveva scelto da solo>>
Passarono vari minuti interminabili.
J:<<E lo posso mettere?>> mi aspettavo un passo indietro, nominare i miei ex non era piacevole per lui e non aveva mai una bella reazione. Si preoccupava e comprendevo il motivo, anche se per la prima volta in vita mia avevo scelto di impegnarmi totalmente.
Annuii e sollevai il doppio fondo della scatola, estraendo la brugola e aprendo il collare.
<<Sai cosa intendo dire con questo>> lo presi tra le mani e glielo avvicinai al collo.
J:<<Sì>>
Click.
Glielo chiusi e lo osservai serrare gli occhi rilassato, bello e irresistibile.
Era mio e anche se lo era già da diverso tempo, ora lo era in tutto per tutto.
<<Come ti senti?>> mi protesi verso di lui e gli accarezzai i capelli neri inchiostro, morbidi e profumati.
Delle lacrime gli apparsero sul viso, lente e grandi.
Amavo il suo essere emotivo e sensibile, avevo capito ormai che il pianto era liberatorio per lui e cercavo sempre di tirarlo su di morale come meglio potevo.
Lo strinsi tra le mie braccia, facendogli appoggiare la testa contro il mio petto e le sue mani finirono strette sulla mia schiena. Persi appena l'equilibrio quando si lasciò andare maggiormente contro il mio corpo e finii sdraiata con il busto sollevato a causa dei cuscini. Ora era tra le mie gambe ma non pensavo al sesso, piuttosto, pensavo a come avrei fatto per coprirlo. C'era il riscaldamento a palla e anche se io avevo caldo perennemente sapevo che di lì a poco avrebbe avuto i brividi.
<<Vuoi andare sotto le coperte?>>
J:<<Mmh>> non aveva ancora smesso di commuoversi ma non volevo mettergli pressioni, se doveva sfogarsi era giusto che lo facesse.
Ci misimo sotto le lenzuola, fuori c'era nuvoloso e non avevo programmi o intenzione di portarlo chissà dove. Avevamo fatto le ore piccole a causa della mia pseudo festa di compleanno, a cui ero rimasta pochissimo, e la stessa sera avrei dovuto presentare Jay a mio padre.
Continuai a passargli le dita tra i capelli, tentando di trasmettergli tutto il mio appoggio pur non notando grandi risultati.
<<C'è qualcosa che non va, angelo?>>
Si sollevò, con al collo ancora l'ornamento scintillante e gli occhi lucidi grigi.
J:<<Vorrei sapere cosa provi per me>>
Sospirai ed osservai lentamente il movimento di risalita verso il mio viso, ora era alla mia stessa altezza ma non avevo paura.
Premeva contro di me ma mi sentivo al sicuro, lottavo con l'istinto perenne di difendermi ma era Lui, sapevo non mi avrebbe fatto del male.
Era troppo simile a me per farlo.
Infilai l'indice nel cerchio sottile che gli pendeva dal collo e sussurrai mentre lo tiravo verso di me<<Bukowski diceva che l'amore è un pregiudizio, si chiedeva come si possa fare a dichiarare il proprio amore ad una persona, quando là fuori ce ne potrebbe essere un'altra che ameresti di più ma che non hai ancora incontrato>> mi leccai le labbra e osservai in modo dettagliato il suo viso, le sopracciglia folte nere, il naso dritto e il taglio degli occhi dal color grigio vibrante.
J:<<E sei d'accordo?>> sorrisi, cercando di far fluire un po' della mia tensione e cercando di non perdere il filo del discorso.
<<No e se fosse vero, non vorrei conoscere nessun altro se non te>>

La giornata passò velocemente, senza programmare nulla, facevamo un po' quello che ci pareva all'ultimo minuto. Mi faceva stare tranquilla, senza la pressione di dover sempre pianificare tutto da sola. Quel pomeriggio non tolse mai il collare e dubitavo fosse perché era comodo, visto che io non sopportavo nemmeno un dolcevita. Non mi lamentai, anzi, dovetti lottare con ogni fibra del mio corpo per non saltargli addosso. Mi stavo trattenendo per non improntare la nostra relazione sul sesso, anche se mi veniva più facile comunicare così che con i sentimenti. Per la prima volta volevo conoscere qualcuno, viverlo, e potevo rinunciare a certe attenzioni una volta tanto. Non rifiutava mai di soddisfare le mie esigenze e io le sue, ma sapevamo entrambi che il sesso era un terreno minato. Spesso piangevamo insieme, ci accudivamo attraverso esso ed era un atto più intimo e emotivo del sesso comune.
Ci connettevamo corpo e mente.

J:<<Sei sicura non sia troppo informale?>> chiese mentre si sistemava davanti allo specchio del bagno, indossava una camicia bianca sotto ad un maglione non troppo pesante verde petrolio e un paio di jeans neri. Non ero abituata a vederlo in una versione semi-elegante, sbavavo quando era sopra la sua moto con la giacca di pelle che gli avevo regalato ma anche in quella versione non era affatto male.
Sarebbe stato bene con qualsiasi cosa.
<<Non farti venire l'ansia per mio padre>> mi avvicinai e lo abbracciai da dietro, cosa che raramente facevo e i suoi muscoli si tesero sotto la mia stretta.
J:<<Ti ho visto poche volte con una gonna>> si voltò verso di me squadrandomi lentamente dalle caviglie, alle ginocchia, alle cosce, alla vita... sentivo le sue mani su di me e quando mi fissò le labbra e gli occhi una fitta mi colpì il basso ventre e dei brividi mi solleticarono il retro del collo.
Era l'unico uomo di cui amavo il tocco.
Indossavo una gonna a ruota nera sopra il ginocchio e un maglione blu scuro. Non mi sentivo molto a mio agio ma sapevo che a mio padre piacesse una versione di me più femminile e per una volta ogni tanto facevo lo sforzo di accontentarlo.
<<Se farai il bravo forse più tardi ti farò vedere perché è comoda con te nei paraggi>> sorrisi mordendomi il labbro e osservando il leggero rilievo dato dal collare sotto il maglione verde. Avevo insistito per lasciarglielo indosso anche durante la cena, non lo avrebbe notato nessuno e anche se fosse, non mi importava.
J:<<Perché non adesso?>> scandì stampandomi quelle parole nella mente, mi passò le mani sulla parte bassa della schiena e trattenne contro il suo corpo...duro.
Inutile dire cosa lo fosse in quel momento.
Mi sfuggi un gemito, come se lo sentissi già tra le mie cosce, quando sorpassò la gonna e mi accarezzò le natiche.
<<Non giocare con me>> gli presi le mani e le spostai, tentando di tenere a bada l'impulso di strappargli i vestiti.
J:<<È quello che mi dici da quando ti ho conosciuta>>

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Mi scuso per la tanta attesa tra un capitolo e l'altro, cercherò di far uscire i capitoli più spesso.
Spero vi piaccia, fatemi sapere.
Buona continuazione! :)

Burning Snow 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora