Come la mattina precedente mi trovai fuori scuola con il gruppetto di amici di Luke e avevo già iniziato a guardarmi attorno per cercare lo sguardo di Tulip. Più pensavo al suo nome, più mi sentivo legato a lei in qualche modo inspiegabile.
L:<<Senti John, dovresti farti una scopata e smettere di essere così agitato>> la mia attenzione tornò su di loro, che stavano già discutendo ironicamente di prima mattina.
Jo:<<Sei tu che dovresti smettere di dire che sei stanco e venire a qualche festa per farmi da spalla per le mie conquiste>>
R:<<A proposito ragazzi, dobbiamo assolutamente andare alla festa di Axel questo sabato. È la prima di inizio anno e non voglio sentire scuse>>
Tutti annuirono e furono entusiasti della notizia, io però cercai di restarne fuori perché avevo già un appuntamento con Netflix e il mio divano.
C:<<Jay devi venire per forza!>> disse facendomi l'occhiolino.
L:<<È vero, Jay, sei nuovo e potresti avere l'occasione anche di rimorchiare. A queste feste tanti finiscono per scopare>>
<<Non lo so ragazzi, è che non sono tipo da feste e...>> non riuscii a finire la frase che Luke mi interruppe.
L:<<Non voglio sentire scuse>> e non mi restò altro che annuire. Da un lato non ne avevo minimamente voglia, mentre dall'altro speravo che così avrei avuto l'occasione di parlare un po' con Tulip. Alla fine era la festa del suo migliore amico, lei ci sarebbe stata per forza.
In seguito ad altri convenevoli, io e Luke ci dirigemmo verso l'aula di psicologia del professor Davis. Entrammo e ci mettemmo uno vicino all'altro, eravamo tra i primi a sedersi e ancora non erano arrivati tutti. Passarono una decina di minuti e di sfuggita vidi il professor Davis parlare con Tulip. Era il tipico uomo acculturato, con un completo elegante sui toni del grigio fumo e i capelli bianchi, mentre lei indossava un maglione aderente nero con ricami a forma di treccine, che si intonavano perfettamente al mio pur essendo bianco, e un paio di jeans a zampa che le fasciavano le gambe in maniera perfetta. Sembravamo vestiti uguali, con l'unica differenza che lei sarebbe stata bellissima anche in pigiama, ne ero certo. La stavo ancora fissando quando incrociai il suo sguardo che, dopo pochi secondi, accennò un sorriso. Si stava dirigendo verso la mia direzione ma non credevo si sarebbe seduta accanto a me, cazzo, era così vicina che sentivo il suo profumo. Una nota floreale ma non dolce, più secca che si mischiava al profumo di cioccolato dei suoi capelli.
T:<<Il destino non ci vuole separati, a quanto pare, e nemmeno il nostro armadio>> disse sorridendo e portando la mia attenzione alle sue labbra carnose e rossastre.
<<Almeno ha fatto qualcosa di positivo. Comunque mi chiamo Jay, non ho avuto modo di presentarmi ieri>> imbarazzato gli porsi la mano e lei me la strinse senza staccare il contatto visivo.
T:<<Tulip, piacere mio...>> si avvicinò un po' di più e continuò <<...e il tuo nome già lo sapevo>>. Non era solo bella, era anche sicura di sè e questo mi faceva ancora più impazzire. Dovevo cercare di stare calmo e non farmi prendere dal panico, anche se il suo profumo stava iniziando a darmi alla testa e la concentrazione farsi più bassa. Il professor Davis iniziò la lezione parlando di Freud e facendo una piccola analisi generale, scaturendomi interesse e distogliendo la mia attenzione dalla ragazza accanto a me. Quando la sbirciai con la coda dell'occhio, però, la vidi indossare degli occhiali neri a goccia e posizionarsi con i gomiti al piccolo tavolino davanti a lei e la schiena inarcata come se si stesse stiracchiando. Non riuscii a fare a meno di guardare in basso, aveva delle curve eccezionali e un sedere che risaltava ancora di più sotto la vita stretta. Avrei voluto toccarla e sentire se era davvero così morbida come immaginavo, se avesse le fossette dell'amore e verificare se quelle cosce sarebbero davvero state perfette tra le mie mani. Immerso nei miei pensieri non notai i suoi occhi su di me, che cercai di deviare goffamente per non farmi beccare a fissarla in modo insistente.
T:<<I sogni cedono il posto alle impressioni di un nuovo giorno come lo splendore delle stelle cede alla luce del sole>> sussurò vicino al mio orecchio, era così vicina che sentii il calore del suo respiro sulla pelle, che mi fece venire i brividi. Aveva appena citato Freud, uno dei miei autori preferiti. Quella frase mi fece sia sorridere sia imbarazzare perché significava che mi aveva visto guardarla e immaginare chissà cosa. Ci scambiammo un altro lungo sguardo e cercai di concentrarmi almeno per il resto della lezione, pur avendo le parti inferiori che non collaboravano per nulla, speravo ancora non se ne fosse accorta.
Finita la lezione salutai velocemente Tulip per non far notare l'agitazione nella mia voce e mi recai fuori dall'aula. Probabilmente Luke non si era nemmeno accorto di tutto ciò che era successo appena accanto a lui e fui sollevato da non ricevere domande su domande.Il resto della giornata proseguì bene e veloce. Più in fretta che potevo, salutai tutti i miei amici e mi incamminai verso la caffetteria dove avevo trovato un lavoro. Andai in camerino e indossai un grembiule nero sopra una divisa composta da camicia bianca e pantaloni neri, mi sentivo abbastanza teso ma nulla che non avessi già provato.
Uscendo di prepotenza dallo spogliatoio, urtai Miranda, una mia collega.
<<Scusami, non ti avevo vista>> dissi dispiaciuto e accertandomi che stesse bene. Mi stava guardando completamente incantata, perché facevo questo effetto non me lo ero mai spiegato. In ogni caso dopo pochi secondi, che sembrarono un'eternità, si riprese
M:<<N-non ti preoccupare...tu devi essere il ragazzo nuovo, giusto?>> annuii e cercai di far finta di niente alla moltitudine di segnali che mi stava inviando, le piaceva ciò che stava vedendo. Era una ragazza minuta, con gli occhi grandi color nocciola e il seno prosperoso. Tuttavia, non riuscii a fare a meno di paragonarla a Tulip e nulla, non aveva niente a che vedere con lei. Superato quel momento imbarazzante, incontrai anche il mio capo, il signor Williams che mi mostrò alcune cose da dietro il bancone. Dopo qualche ora, notai l'orologio che segnava le diciotto e questo significava solo una cosa: tra un'ora avrei staccato e mi sarei buttato sotto la doccia. Intento a preparare dei cappuccini sentii delle voci familiari da dietro le spalle ed era...
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Burning Snow 1
RomantizmTulip conduce da svariato tempo una vita all'insegna del sesso e del dolore. Amante del controllo e soprattutto degli istinti carnali, non ricerca più affetto o gratificazione se non attraverso l'obbedienza e la devozione. Lei è fuoco e cerca disper...