15.Jay

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T:<<Smettila...>>
T:<<L-lasciami stare ti ho detto>>
Mi svegliai sentendo i lamenti di Tulip, ci eravamo addormentati dopo una notte di sesso sfrenato e ora stava avendo degli incubi. La guardai meglio per accertarmi che stesse ancora dormendo e la vidi piangere nel sonno, le labbra si erano serrate in un'espressione dura e le mani le coprivano la testa.
<<Tulip, svegliati>> la strinsi tra le mie braccia e le baciai la fronte cercando di strapparla da quegli incubi che la stavano perseguitando. Quando aprì gli occhi mi sembrò spaesata, non mi riconobbe subito, e per confortarla le asciugai le lacrime passandole il pollice sulla guancia.
T:<<Jay?>> si strofinò gli occhi, cercando di vedermi meglio e si accorse di avere il viso bagnato dalle lacrime.
<<Hai avuto un incubo?>> annuì e si mise seduta, la luce era ancora soffusa grazie a delle tende e premendo un bottone si scostarono, facendo entrare i raggi del sole. Prima di addormentarci avevamo deciso di farci una doccia e dormire nudi, perciò la visione del suo corpo svestito di prima mattina mi fece fare capolino. Non poteii fare a meno di guardarle il seno scoperto, mi avvicinai e le presi delicatamente tra i denti il capezzolo, facendola mugolare.
T:<<Il modo che usi per attirare la mia attenzione non mi dispiace per niente>> mi sorrise divertita e sollevata. Pur piacendomi dannatamente tanto il suo corpo, volevo sapere il motivo del suo spavento durante il sonno, perciò mi inserii tra le sue gambe, scostando le lezuola. Mi reggevo al materasso con i palmi delle mani, a pochi centimetri di distanza dal suo viso. Non mi soffermai sulla sua nudità sotto la mia, anzi, mi focalizzai sui suoi occhi verdi ancora lucidi, i capelli rossi sparsi e le labbra gonfie.
<<Che cosa hai sognato?>> sospirò e mi accarezzo le spalle asaminando i miei muscoli tesi.
T:<<Ciò che sogno ultimamente>>
<<Sarebbe a dire?>> mi spostai per incrociare il suo sguardo ma lo sviò più volte.
<<Puoi parlarmene se ti va>> le accarezzai la mascella direzionando la sua attenzione sui miei occhi e per un attimo tutto di me si fuse con lei.
Il respiro, lo sguardo e il calore del nostro corpo diventarono un tutt'uno.
Come faceva ad avere questo potere su di me?
T:<<Riguarda le cicatrici, non mi accade di frequente però dipende dal periodo>> passò una mano tra i miei capelli e posizionò le gambe attorno alla mia schiena. Il pensiero che qualcuno le aveva fatto del male mi incendiò, avrei tanto voluto pestare a morte chiunque fosse.
T:<<Hai fame?>> le sua domanda mi confuse poi capii che probabilmente stava cercando di cambiare discorso perciò l'assecondai.
<<Sì, abbastanza>> non se lo fece ripetere due volte, prese il suo telefono e compose un numero, ordinando la colazione. Nel frattempo indossammo gli accappatoi morbidi bianchi, il pensiero di quanto stesse costando ciò che stava facendo mi fece sentire in debito.
Dopo qualche minuto bussarono alla porta ed entrarono quattro persone vestite eleganti con dei vassoi in mano.
X:<<Buongiorno!>> disse un cameriere inchinandosi <<Signorina Evans, dove possiamo lasciarle l'ordine?>>
T:<<Lasciatelo pure sopra il letto, grazie>> depositarono tutto sopra il materasso e se ne andarono in seguito ad un breve saluto formale. C'erano varie cose come l'omelette, il bacon, il caffè, frutta e tante altre cose.
<<Senti Tulip, quanto ti verrà a costare questa sorpresa?>> stava bevendo un caffè americano, si girò e mi sorrise.
T:<<Non te ne devi preoccupare angelo>> infilò una fragola tra i denti e la mangiò in un modo così sexy, che mi sentii un maniaco sessuale ad eccitarmi per talmente poco.
T:<<Hai lo sguardo da "scopami">> disse lanciandomi un'occhiata divertita.
<<N-non è vero>> mi imbarazzai e le guance diventarono calde perciò bevvi un po' di caffè freddo.
T:<<Ti piacciono le candele?>>
<<Le candele? Direi di sì, perché?>>
T:<<Le hai mai provate sul corpo?>> bevve un altro sorso di caffè e prese una candela da un piatto portato dai camerieri. Era lunga, viola e con una forma ondulata.
<<No, ciò che faccio con te non l'ho mai fatto con un'altra>> ed era vero, non avevo mai dato sfogo alle mie fantasie liberamente o trovato una donna che prendesse il comando. Ero pur sempre un ragazzo alto un metro e novanta, che faceva boxe e che non si impegnava facilmente. Mi passò la candela per farmela vedere meglio.
T:<<Si può accendere e far sciogliere sul corpo, ne esistono varie tipologie e di diverso materiale con intensità altrettanto differenti>>
<<È un modo per chiedermi di provare?>> osservai le striature sulla candela e una parte di me sperava mi imponesse di provare o fare qualcosa.
T:<<Io non chiedo niente, se ti va di provare qualcosa voglio che tu me lo dica apertamente e in caso se ne parla>> era tranquilla e quasi formale, come se stesse contrattando una vendita.
<<E fanno male?>> Tulip mi guardò divertita, probabilmente a causa del mio entusiasmo nel chiederle informazioni.
T:<<Secondo me c'è di peggio, ma dipende come si usano e dalla propria sensibilità>>
Poco dopo tornarono i camerieri di prima per portare via i vassoi e ripensai alle candele, ero ancora un po' incerto sul provare o meno, ma mi fidavo di lei e della sua opinione. Se ne stava in piedi davanti al letto a contemplare Manhattan, sembrava così tenace e libera, quasi inafferrabile.
<<Tulip>> la chiamai e si girò, trasmettendomi un calore immediato.
T:<<Ti senti ignorato?>> chiese avvicinandosi e mettendosi a cavalcioni su di me come suo solito.
<<Non è questo>> le strinsi i fianchi cercando di trovare le parole per chiederle di provare qualcosa.
T:<<C'è qualcosa che non va?>> con due dita mi tirò su il mento e il suo sorriso mi tranquillizzò.
<<Vorrei provare>>
T:<<Cosa?>> inarcò un sopracciglio e cercò di capire cosa stessi cercando di dirle.
<<Le candele>> dissi distogliendo lo sguardo.
T:<<Incredibile come tu riesca ad imbarazzarti per chiedermi certe cose...>>si avvicinò al mio orecchio e sussurrò <<...e non imbarazzarti mentre ansimi nel mio orecchio>>
Non ero mai stato così arrapato come quando stavo con lei, ogni sua azione mi faceva diventare duro come il marmo, perciò nel momento in cui flirtava con me resisterle era a dir poco impossibile. Il mio appetito sessuale era sempre stato nella media ma nemmeno troppo, però, quando la sfioravo o sentivo il suo profumo mi partiva letteralmente l'ormone.
<Mmh!>> senza rendermene conto Tulip aveva preso un cubetto di ghiaccio e se lo era messo in bocca, facendomelo passare sul capezzolo. Il freddo pungente mi sorprese ma lasciò quasi subito spazio al calore quando la vidi con il ghiaccio in bocca, mi guardava e delle gocce d'acqua scivolarono dalle sue labbra ricadendo sul mio petto. Scostai l'accappatoio, lasciandole carta bianca sulla mia pelle e continuò a percorrere un sentiero sui solchi dei miei muscoli. Abbandonò il cubetto ormai mezzo sciolto sul solco tra i miei pettorali e si abbassò più giù
T:<<Sei già così duro>> disse leccandomi il cazzo. La sua lingua era fredda, mi sfuggì un gemito profondo e le misi le mani tra i capelli morbidi quando se lo infilò in bocca. Credevo andasse avanti e invece si alzò da me, lasciandomi sul letto, nudo e confuso. La seguii con lo sguardo mentre prendeva un paio di candele e dei fiammiferi.
T:<<Se non ti piace, dimmelo e mi fermo>> annuii e tornò su di me, con il sedere appoggiato all'altezza delle mie cosce e accese una candela. Percepii il calore del suo interno coscia premere sulle mie gambe, segno che fosse eccitata anche lei. Avevo colto i segnali tipici di quando si eccitava e il calore che emanava il suo corpo era tra questi. Mi asciugò la pelle e cominciò a versare la cera. Era calda e lo sbalzo termico mi fece venire i brividi. La guardai e la sorpresi sorridere, un espressione diversa dal solito: compiaciuta e gratificata. Posizionò la mano sinistra sulla mia spalla e si protese in avanti per farmi colare la cera meglio. Fu una sensazione strana, non era dolore ma calore che tendeva al bruciore quando accorciava la distanza tra me e la candela. Il suo asciugamano si aprì leggermente e riuscii a vederle il seno, inutile dire che non me ne lamentai.
Ansimai per lei, per il potere che aveva su di me e per il calore della cera.
T:<<Mi farai venire voglia se continui>> i suoi occhi smeraldo incrociarono i miei e l'espressione di poco prima si fece più marcata. Le piaceva avere questo potere su di me, vedermi inerme e disponibile ad ogni suo volere.
<<Credevo avessi già voglia>> dissi mordendomi il labbro. Aveva abbassato la fiamma sul mio petto e sentii bruciare, una sensazione che lasciò spazio all'adrenalina e al desiderio quando spostai la mia attenzione su di lei.
T:<<Non ti farà mica male un po' di cera?>> con tono sarcastico avvicinò la fiamma, facendola colare sui fianchi e provocandomi un piccolo lamento.
<<Non mi fa male>> dissi imbronciato
Stava cercando di provocarmi?
T:<<Proviamo questa allora>> cambiò candela e poco dopo iniziò a colare, sentii bruciare molto più che con l'altra e un riflesso mi fece scostare leggermente.
T:<<Com'è?>> chiese allegra
<<Brucia>> ansimai più frequentemente e cercai il suo sguardo per confortarmi, quando lo trovai raffiorì la mia voglia di baciarla e essere gratificato.
<<Dimmi che sono bravo, che sto sopportando bene>> avrei voluto dirle questo e ottenere una ricompensa, dell'affetto credo. Non sapevo spiegarmi questa sensazione, un misto tra desiderio carnale e sentimento.
Tulip mi faceva provare di più, qualcosa che andava oltre il sesso. Qualcosa che mi legava di più a lei e con cui potevo essere me stesso. Era con me, mi accarezzava e chiedeva se andasse tutto bene. Probabilmente ci stava andando leggera essendo la mia prima esperienza, ma apprezzai la sua preoccupazione.
Mai nessuno si era preoccupato così per me.
Mi ritrovai ricoperto di cera viola e smise di accarezzarmi solo il tempo di spegnere ciò che aveva in mano e lasciarla sul lenzuolo. Mi stampò un bacio sulla fronte, si liberò dell'accappatoio lasciandolo cadere e si accasciò su di me. Mi prese il viso tra le mani e mi baciò
T:<<Sei stato bravo Jay, bravissimo>> disse sulle mia labbra
<<Davvero?>> mi strinse e mi fece rotolare su di lei
T:<<Sei stato molto bravo, angelo. Ora rilassati, ci sono io qui con te>> appoggiai la testa sul suo petto e passai le mani sotto la sua schiena.
<<È normale che mi senta così? Così legato a te intendo>> sospirò e passò una mano sulla mia schiena. Il suo respiro si fece leggermente più veloce e quando mi voltai per controllare se stesse bene la sorpresi a piangere. Quando notò il mio sguardo su di sè, si coprì con le mani il viso
T:<<S-scusami, solitamente non mi succede>>
Stava davvero provando ciò che provavo io?
<<Non ti devi scusare>> cercai di toglierle le mani dal viso
<<È lo stesso che provo io>> riuscii a liberarla dalla chiusura e la baciai dove le lacrime le solcavano le guance.
T:<<Baciami, Jay>> la baciai sulle labbra e mi tirò verso di sè, voleva di più e l'assecondai. Le accarezzai la nuca e con l'altra mano scesi sul suo fianco, mi strofinai su di lei passando la mia eccitazione sulla sua. I nostri respiri si velocizzarono e le nostre mani vagarono sul corpo dell'altro.
<<Posso scoparti?>> la implorai, baciandole il collo
T:<<Facciamoci una doccia e scopiamo lì>>

Ci trasferimmo nella doccia enorme della terrazza, il panorama era così bello che non sapevo se guardare fuori dalla finestra o Tulip, anche se ovviamente optai per la seconda. Le sue braccia avvolgevano il mio collo mentre io la tenevo contro il muro di marmo con le gambe completamente aperte. Il getto d'acqua calda mi bagnava la schiena mentre sprofondavo dentro di lei. Ero completamente dipendente dal suo profumo, dalla sua pelle e dal suo tocco. La volevo tutta, dentro e fuori. Mi stringeva stretta facendomi mancare il respiro
<<Starei dentro di te tutto il giorno>> ansimammo l'uno sulla bocca dell'altro
T:<<Dovresti farlo>> mi misi seduto su un gradino che fuoriusciva dal muro e Tulip iniziò a muoversi.
Mi piaceva scoparla, ma mi piaceva di più farmi scopare.
Si mosse lentamente su di me appoggiando la fronte sulla mia.
T:<<Apri la bocca>> mi mise le mani nei capelli e appena aperta la bocca ci sputò dentro. Non perdeva l'occasione per ricordarmi quanta influenza aveva su di me, interiormente ed esteriormente.
Mi faceva sentire suo, quando mi parlava, quando faceva sesso con me, quando mi guardava o toccava. Sempre. Probabilmente nemmeno accorgendosene.
L'acqua puntava contro la schiena di Tulip ora e alcune gocce finivano di tanto in tanto anche su di me. Accompagnai le sue spinte e continuammo fino a quando entrambi non raggiungemmo l'orgasmo.

Non trascorremmo molto altro tempo al "Redroom" ma ce la prendemmo con molta calma. Ormai era pomeriggio inoltrato e io non avevo ancora intenzione di lasciarla andare, perciò insistetti per farla restare da me fino alla fine della giornata. Ero sempre stato abituato alla solitudine, eppure ora che c'era lei, non volevo più stare da solo. Ci ritrovammo, più tardi, in casa mia. Lei indossò una delle mie felpe, verde e larga, mentre io indossai una semplice tuta nera con una maglietta bianca aderente al di sopra. Si sdraiò sul divano facendomi cenno di sdraiarmi tra le sue gambe, lo feci e mi accoccolai su di lei
T:<<Non sono mai così affettuosa>> disse mentre passava una mano sulla mia schiena
<<Lo immaginavo in realtà>> nel giro di poche settimane avevo avuto modo di osservarla e di comprende quanto fosse poco incline al contatto fisico, nessuno si avvicinava a lei come facevo io o la toccava senza le sue direttive. Mi faceva sentire speciale la possibilità di corteggiarla senza un freno ogni dieci secondi.
T:<<Se ti sembrerò fredda e non ti darò abbastanza attenzioni, vorrei che tu me lo dicessi>>
<<Vai più che bene così Tulip, non sai quanto>> le baciai l'interno della mano e cercai di rassicurarla. Si allungò verso il bordo del divano e prese una coperta, con cui coprì entrambi.
Stavo davvero meritando tutte le sue attenzioni?
Poteva avere tranquillamente qualcun altro eppure era lì con me. Perché?

Guardammo un film alla tv e più tardi cenammo insieme. Ci interrogavamo su come sarebbero stati i prossimi esami o di come Freud fosse uno fissato con il sesso. Non avevo mai sperimentato una tale connessione, riuscivamo a volerci fisicamente e mentalmente quasi allo stesso modo. La trovavo interessante, piena di idee e creativa come nessuna donna che avessi incontrato. Era indipendente, sapeva già cosa voleva dalla vita e cosa essa voleva da lei. Si era ricostruita e si vedeva, probabilmente in seguito a qualcosa ma non mi focalizzai su ciò. Magari un giorno si sarebbe aperta a me completamente e io non l'avrei mai più lasciata. Percepivo i nostri destini incrociarsi e mi sarei impegnato per lei, era una sfida e io ero dannatamente competitivo.
Non l'avrei persa.

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