Percepivo il collo pesante mentre scendevo le scale della villa di Tulip, le avevo esposto l'esigenza di volere un simbolo che riflettesse anche la nostra relazione D/S e mi piaceva credere avesse scelto il mio collare già tempo fa. La immaginavo girare per negozi, con un cappotto nero, degli stivali alti e gli occhi accesi fino ad arrivare a QUEL negozio. Dove ha capito ci fosse qualcosa che apparteneva a me: il collare.
T:<<Probabilmente ci toccherà iniziare la cena da soli perché non è in orario nemmeno al mio compleanno... tipico>> sbuffò.
R:<<Sono fiducioso che arriverà in orario>> sussurrò vicino alla sorella.
Feci finta di niente, ma assaporai sotto la lingua la tensione sulle spalle della mia ragazza, l'attesa di un briciolo di attenzioni.
Conoscevo troppo bene quella sensazione.
Con la coda dell'occhio esaminai per l'ennesima volta le sue gambe nude e lunghe, quella gonna mi stava facendo a dir poco impazzire e mi sembrava di non toccarla da anni.
Merda... dovevo concentrarmi.
Strinsi forte gli occhi per tornare lucido e quando li riaprii, Tulip era davanti a me, intenta a guardarmi.
T:<<Piaci a me, questo è ciò che conta>> mi strinse la mano nella sua facendo sfregare i nostri anelli tra di loro e il calore della sua pelle arrivò dritto al mio cuore, facendomi tornare a respirare.
Mi faceva sempre stare meglio.
Annuii e la seguii mentre mi portava verso il tavolo adibito per la cena, era interamente in marmo bianco e sembrava così costoso da mettermi timore solo sfiorarlo. Tutto era costoso in quella casa, le tende bianche, la televisione enorme in salotto, il divano in pelle... niente era alla mia portata lì dentro.
Passarono circa 20 minuti e quando mi chiesi per l'ennesima volta dove si trovasse suo padre, la porta d'entrata si aprì e sbattè pesantemente.
X:<<Non crederete mai a chi ho incontrato mentre tornavo a casa dall'ufficio>>
Un uomo alto dai capelli grigi tirati indietro e un accenno di barba, mi si ritrovò davanti. Indossava un completo nero gessato e la sua figura visibilmente atletica era messa ancora più in risalto a causa di ciò che indossava. Mi aspettavo chiunque ma non Axel spuntare da dietro le sue spalle.
Che diavolo ci faceva lui qui?!
Tulip si alzò dalla sedia e andò verso quello che mi sembrò suo padre.
T:<<Ti stiamo aspettando da un'ora e tu puoi anche tornare a casa>> si riferì al suo migliore amico con l'ultimo pezzo di frase, non mi sembrava contenta di vederlo e una parte di me ne fu contenta.
X:<<Tu hai un ospite e io ne ho un altro>> si intromise e Tulip sbuffò rumorosamente, tornando a sedersi nel posto accanto al mio.
Non mi sorpresi quando tra tutti i posti che c'erano, Axel scelse quello accanto a lei, odiavo il modo in cui le guardava le cosce o le labbra. La desiderava quanto me e non perdeva l'occasione per farlo notare.
Era squallido.
X:<<Perdona mia figlia un po' scorbutica, io sono Daryl Emerson Evans, piacere di conoscerti>> mi alzai in piedi più in fretta che potei e gli strinsi la mano destra.
<<Piacere Signore, il mio nome è Jay Ross>>
T:<<Il mio ragazzo>> aggiunse mentre beveva un sorso di vino bianco, sia io che suo padre la guardammo per qualche secondo senza mollare la presa dalla mano dell'altro e quando lo sguardo di quell'uomo tornò su di me, il mio sangue sembrò bruciare freddo.
D:<<Il suo ragazzo>> ripetè mentre mi stringeva ancora le dita e quando si staccò, non dovette dire niente per minacciarmi, i suoi occhi nocciola parlavano da sè.
Era molto potente, non solo attraverso il denaro ma anche a livello di personalità. Era la classica persona in grado di distruggerti senza muovere un dito, aveva fondato un impero e quando si era stabilito si era affiancato al padre di Axel, non mi stupiva il loro affiatamento.
La cena proseguì tranquilla, pur dovendo restare attento al terzo grado di suo padre, voleva controllarmi in qualche modo e non mi sarei stupito se avrebbe fatto delle ricerche su di me in seguito. Era uno degli avvocati con più successo a Manhattan, aveva un modo di parlare quasi ipnotico e una presenza fisica invidiabile. Ciò che non sopportavo, però, era la vicinanza di Axel a Tulip, della sua gamba quasi vicino alla sua e delle battute che di tanto in tanto si scambiavano in memoria dei vecchi tempi che ricordava il padre. Non mi era nuovo il loro passato condiviso e la loro infanzia in Florida, d'altro canto ero ignaro di quanto fossero inseriti l'uno nella famiglia dell'altro. Daryl adorava Axel, sembrava quasi un terzo figlio a quel tavolo e sapevo che per conquistare la sua fiducia avrei dovuto lottare contro di lui anche su questo fronte.
A:<<Non mi aspettavo ci fossi anche tu stasera>> disse quando rimasimo soli io e lui, stavo aspettando che Tulip tornasse dal bagno e Daryl e Ryan stavano discutendo di qualcosa in salotto.
<<Potrei dire lo stesso>> ribattei seccato.
Indossava una tuta grigia, una semplice tuta, eppure sembrava non importare al padre di Tulip.
Aveva una stima troppo alta di lui.
A:<<Daryl mi adora, è come un secondo padre per me e Ryan come un fratello, Tulip invece...>> sospirò.
<<Non mi interessa sapere come vedi la mia ragazza>>
A:<<Jai, questa cosa tra di voi non durerà, te ne rendi conto?>> strinsi forte la mascella, combattendo contro la volontà di prenderlo a calci in bocca e nel momento in cui cercai di pronunciare una risposta secca, si inserì Tulip.
T:<<Di cosa state parlando voi due?>> incrociò le braccia, restando davanti a noi. Il respiro mi accelerò ed ero sicuro di sentire anche quello di Axel farsi più veloce, faceva il gradasso ma con lei nei paraggi non era altro che un ragazzo immaturo come tutti gli altri. Cercavo di ripetermi che lei provava qualcosa di forte per me, di unico, ma non avevo passato l'infanzia con lei, non l'avevo vista crescere e nemmeno ero stato nella sua tenuta in Texas ogni estate negli ultimi 22 anni come lui.
Come avrei dovuto competere con quei ricordi?
T:<<Credo che mio padre voglia fare due tiri a basket con te>>
A:<<Ah... cazzo. Daryl mi farà il culo stasera, sono distrutto per l'allenamento>> si passò una mano sulla felpa e appena sotto mettendo in evidenza una parte della V delineata, ma non quanto la mia. Aveva un bel fisico ma di corporatura eravamo diversi, lui era grosso ma poco delineato, mentre a me si evidenziavano pure muscoli che non credevo di avere. Lo sport che praticavo mi spingeva ad avere un fisico grosso ma tonico mentre il suo, beh, lui andava contro le persone per buttarle a terra.
T:<<Accontentalo e basta>> sorrise e alzò gli occhi al cielo. Non capivo mai se di tanto in tanto flirtavano o si odiavano, poi notavo un avvicinamento da parte di Axel e capivo quanto Tulip si sentisse a disagio con lui nel suo spazio. Come predetto, le si avvicinò abbracciandola senza preavviso, sapevo odiasse quella situazione, eppure lui non si creava il problema di metterla in difficoltà. Ogni volta tentava di farla cedere, che io fossi nei paraggi o meno non gli importava.
Quando si allontanò in direzione di un'altra stanza, Tulip sgusciò fino a pochi centimetri dal mio corpo e mi abbassai per ascoltare meglio ciò che aveva da dirmi.
T:<<Signor quasi professore, ho una sorpresa per te, penso ti piacerà molto>> il suo respiro mi riscaldò la guancia, oltre che altro e mi domandai cosa avesse intenzione di farmi vedere. Quella villa era a dir poco enorme, non mi sarei stupito se nello schiacciare un pulsante nascosto fossi finito in una stanza sconosciuta e buia.
Seguii la forma sinuosa della ragazza davanti a me, percorremmo un corridoio quasi infinito e immaginai ci collegasse all'altra area della villa, le luci erano soffuse e c'erano vari quadri appesi alle pareti ben sistemati.
T:<<Ancora un altro po' e siamo arrivati>> disse girandosi appena verso di me con un sorriso sulle labbra, era contenta pur non avendo trascorso una cena chissà che calorosa in famiglia. Non avrebbe mai ammesso quanto le mancasse avere davvero accanto i propri genitori ma io lo vedevo, lo notavo come chiedeva nei confronti del padre un minimo sforzo. Anche quando ha sottolineato fossi il suo ragazzo, ne ero felice ma sapevo l'avesse fatto anche per testare la reazione di Daryl.
Probabilmente avrei fatto anche io lo stesso, conoscevo fin troppo bene la sensazione di vuoto lasciato da un genitore o due.
Arrivammo davanti ad una porta bianca a scorrimento, se ci fossi passato per caso non l'avrei nemmeno vista, e la aprì.
T:<<Aspetta...>> era completamente buio ma dopo aver sentito le mani di Tulip rovistare da qualche parte si accesero delle luci molto soffuse ma abbastanza per vedere ciò che c'era attorno a me. Era una libreria enorme, pareti con una quantità assurda di libri impilati l'uno sull'altro, due tavoli al centro tra altre mensole di libri e un paio di divani più in avanti. Rimasi sconvolto, non avevo mai visto così tanti testi in un posto solo e rimasi senza parole.
T:<<Non ci viene mai nessuno qui, solo io quando voglio un po' staccare da tutto, non prende nemmeno il telefono>> il rumore dei suoi passi mi fece tornare con la mente a terra, era un posto meraviglioso ma lo era ancora di più perché c'era lei.
<<Non so più come ringraziarti>> farfugliai.
T:<<Guarda i libri con me, puoi leggerli se vuoi>> mi porse la mano e gliela afferrai, seguendola verso gli scaffali situati al centro della stanza. Il tempo passò, il tavolo dove ci trovavamo si rimpì piano piano di romanzi, libri mai aperti e tanti altri che avrei voluto leggere.
T:<<Dovresti venire qui più spesso>> si mise seduta sul piano in legno scuro e fece finta di continuare a leggere, ma ero convinto fosse una strategia per non guardarmi. Tra le mani aveva "Il giovane Holden" di J.D. Salinger, mi aveva rivelato fosse uno dei suoi romanzi preferiti risalenti agli anni '50 ed ero rimasto stupito del fatto che l'avesse apprezzato.
Tanto bello quanto controverso. Un po' come le cose che piacevano a lei.
<<Forse dovrei>> le accarezzai una caviglia, percorsi il suo polpaccio destro e il ginocchio. Amavo il fatto che apprezzasse un buon libro, che volesse trascorrere del tempo con me anche durante una lettura o che portasse avanti la sua tesi per cui Dickens fosse uno scrittore noioso e a tratti incomprensibile. Io non ero d'accordo ma avevo mollato il colpo, rimandando la discussione ad un'altra volta.
Osservandola aprire leggermente le gambe e appoggiare le mani ai lati del suo corpo, appoggiai il libro che tenevo nell'altra mano e le sorrisi capendo al volo cosa volesse da me.
Stavo iniziando a credere di avere delle doti con la lingua visto le numerose volte in cui mi chiedeva di usarla.
La volevo da tutto il giorno ma non glielo avevo detto per non sembrare fuori luogo, era casa sua e nei paraggi c'era anche il fratello, non volevo essere respinto ma ora che eravamo circondati dai libri, dal loro profumo, mi sentivo nel posto giusto per me.
T:<<Stai cercando di provocarmi con il tuo fascino da Professore?>> mi alzai, senza mollare la presa dal suo ginocchio e mi posizionai tra le sue gambe.
<<Fascino da Professore?>> sussurrai mentre mi direzionavo verso il suo collo.
T:<<Te ne stai lì seduto, a leggere in quel modo, a toccare le pagine come se le stessi corteggiando, come se le stessi invadendo...>> sospirò e mi sollevai con le mani fino alle cosce.
T:<<Sono gelosa, vorrei toccassi me come tocchi quei libri>>
Oh, cazzo...
Mi faceva eccitare solo sentire la sua voce, che mi provocava e che mi voleva.
<<Così?>> sussurrai contro il suo orecchio mentre le passavo il dito medio sulla figa, bagnata e pronta per me.
T:<<Sì...>> mugolò mentre reclinava la testa indietro.
Sfregai dolcemente verso l'alto e il basso contro il clitoride, ascoltando i suoi movimenti, quando mi stringeva tra le gambe e quando era tranquilla.
Volevo leccarla, ricordarmi il suo sapore.
La baciai facendole capire quanto fossi eccitato e voglioso, il prufumo di cioccolato veniva sovrastato da quello dei libri e dai nostri respiri. Mi succhiò il labbro inferiore, prendendomi il piercing in bocca e guardandomi con un verde che voleva solo essere mangiato.
<<Questo non lo faccio con i libri>> sussurrai facendola ridere e le levai le mutandine prima di mettermi in ginocchio e avventarmi su di lei. Le sfuggì un urletto quando presi a penetrarla con un dito mentre la assaporavo, sapevo di dover andare a fondo per farglielo piacere e verso l'alto, mi sarei staccato un dito pur di continuare. Volevo vederla soddisfatta in tutto, nel sesso, nella vita e con me. La sua gonna mi copriva la testa, lasciandomi all'oscuro dalla sua espressione, fino a quando non la sollevò per tirarmi i capelli, in preda al piacere. Aveva le sopracciglia unite per la tensione e la bocca semiaperta, andai avanti più veloce con due dita, perché non mi bastava farglielo piacere.
Volevo che venisse.
T:<<Ti voglio, basta aspettare>> mi prese per il collare e mi riportò all'altezza del suo viso.
T:<<Togli questo>> disse tra un bacio e l'altro riferendosi al maglione, lo tolsi e mi sbottonò la camicia fino allo stomaco. Si fermò a guardarmi il corpo, poi passò al viso e affannata si morse il labbro inferiore.
T:<<Professore, non credevo fossi così sotto quel maglione>>
Stava forse facendo un gioco di ruolo? Ora l'avevo capito.
E mi piaceva, Dio se mi piaceva.
<<Potrei essere sospeso se ti mostrassi cosa c'è ancora più sotto>>
T:<<Intendi qui?>> mi toccò il cazzo attraverso i jeans e come prima reazione mi appoggiai sul tavolo ai lati del suo corpo. Quasi mai mi toccava direttamente ma quando lo faceva sembrava di essere sfiorati dalle mani di un angelo. Mi abbassò la zip e sbottonò i pantaloni.
T:<<Qualcuno qui non vedeva l'ora, sono forse la tua studente preferita?>> non risposi, ero troppo perso nelle sue mani che mi toccavano da fuori i boxer.
T:<<Non è forse così? Che sono la tua preferita?>> mi baciò il collo, liberandomi dalla stretta dei boxer e prendendomelo con la mano destra.
T:<<Voglio una risposta Professore, come dovrei fare a sapere che vuoi solo me sulla tua scrivania se non me lo dici?>> strinse forte facendomi male ma facendomi eccitare da morire.
<<Sì..>> riuscii a dire, perdendo il filo del discorso e gemendo ininterrottamente. Mi succhiò all'altezza della clavicola, pizzicandomi e mi strinse più forte il cazzo provocandomi ancora più dolore.
T:<<Sto iniziando a pensare che ti piaccia farti schiacciare il cazzo>>
<<Ah... Tulip>> ansimai, godendomi la presa salda e dolorosa su di me.
T:<<Chiami tutte le tue studentesse per nome?>> mi diede un calcio all'altezza del petto, spingendomi contro i vari scaffali alle mie spalle. Ero disorientato, sudato e mezzo nudo.
<<Che stai-..>> mi bloccai quando la vidi scendere dal tavolo e venire verso di me mentre si leccava le labbra.
Voleva forse...?
T:<<Sei il mio Professore preferito, lo sai?>> mi indicò con il mignolo, premendolo sul mio pettorale sinistro e mi guardò dal basso, sempre più in basso...
Mi leccò per tutta la lunghezza, esaminandomi ed esplorandomi.
T:<<A volte dimentico quanto sei grosso>> me lo prese in bocca e mi indurii, raggiungendo il livello massimo di durezza. Ero dannatamente eccitato, vederla succhiarmelo, essere non del tutto in ginocchio ma comunque sotto di me, mi rendeva scalpitante.
T:<<Vorrei metterti qualcosa qui...>> toccò con l'indice una zona che non riuscii a definire, sulla punta.
<<Dove?>> chiesi abbassando lo guardo.
T:<<Qui...>> tornò a succhiarmi ma la sentii spingere di più con la lingua fino quando non sentii dolore.
<<Tulip... mi fai male>> ansimai prendendole la testa tra le mani, volevo spingerla indietro per il bruciore che sentivo all'uretra ma non lo feci. Sembrava di avere un chiodo di metallo dentro ma non capivo se mi piacesse o lo odiassi. Spinse ancora e mollai la presa dai suoi capelli per reggermi ad uno scaffale dietro di me con entrambe le mani, caddero dei libri ma non mi importò. Urlai senza rendermene conto quando mosse quella piccola barra e iniziai a lacrimare, piangere. Non ero triste ma nervoso, non sapevo cosa stesse facendo ma mi piaceva e faceva male al tempo stesso.
<<Tulip>> la chiamai per l'ennesima volta e si staccò dal mio cazzo, facendomi urlare ancora per avermi tolto qualcosa che mi stava uccidendo oltre che eccitando.
T:<<Shhht>> mi sussurò portandomi con la testa contro la sua clavicola.
T:<<Ti ha fatto troppo male?>> mi accarezzò i capelli e in risposta la abbracciai, inspirando il profumo di cioccolato della sua pelle. Smisi di piangere e scesi con le mani fino al suo sedere, alzandole la gonna e stringendo la sua carne calda. La sollevai, facendola aderire al mio corpo e attorcigliò le gambe alla mia vita. Mi sfregai il cazzo bagnato fradicio, volevo prenderla lì, in quella posizione e magari contro gli scaffali per cui mi voltai e lo feci. Quando incontrai la sua intimità, però, mi bloccai.
Le stava bene farlo così?
<<Posso?>> la guardai negli occhi, che stavo evitando per l'imbarazzo.
T:<<Stai bene?>> mi asciugò le lacrime e mi sciolsi interiormente.
<<Voglio...ho bisogno di te>> mi avvicinai incontrando le sue labbra morbide e ancora umide. Mi sistemai tra le sue cosce, infilandomi pian piano completamente dentro di lei.
T:<<Continua..>> mi afferrò il collare e mi tenni con una mano ad uno scaffale mentre con l'altra la tenevo per sicurezza salda a me. Mi stringeva così forte da farmi venire voglia di penetrarla più forte, veloce e intensamente di quanto non stessi già facendo. Si levò la parte superiore dei vestiti compreso il reggiseno e le succhiai il seno, accarezzandolo e stringendolo a volte tra i denti. Amavo le sue tette sode e rotonde, avrei potuto succhiarle per tutto il dannato giorno.
Proseguii facendo un rumore assordante e quando mi accertai che non ci fosse nessuno nei paraggi, notai la porta aprirsi leggermente, ma non mi allarmai fino a quando non vidi Axel spiarci.
Da quanto tempo era lì?
Voleva vedere lo spettacolo? E lo spettacolo gli avrei dato.
Sicuramente non si sarebbe più chiesto se la soddisfassi sessualmente o no.
T:<<Forte, ti voglio più forte>> mi tirò a sè con l'aiuto delle caviglie e la feci aderire completamente contro gli scaffali, affondando dentro e fuori. Guardai il suo migliore amico osservarci con aria incredula ma non mi era chiaro il motivo per cui non se ne andasse, cosa doveva guardare ancora?
<<Più forte?>> la incalzai.
T:<<Scopami Jay, fallo>> spinsi più che potevo, osservando di tanto in tanto il suo migliore amico. Volevo vedesse come facevo sentire la sua migliore amica, la ragazza che voleva rubarmi. Non sarebbe mai riuscito a soddisfarla come facevo io, con me concludeva, si divertiva, mostrava la sua natura. Spinse indietro il collare facendomi perdere il respiro e reclamò la mia bocca.
T:<<Fammi venire>> andai avanti fino a quando un suo spasmo non mi avvisò dell'orgasmo che stava per arrivare.
<<Ti amo Tulip>> le sussurrai mentre la guardai negli occhi e un orgasmo la travolse, ansimando e gemendo in un modo così erotico da farmi venire dentro di lei. La riempii con ogni goccia che avevo in corpo, lasciandomi andare e abbracciandola ma non uscendo dal suo corpo. Era così confortevole, accogliente, affettuoso, stare tra le sue cosce che era diventata una droga. La tenni tra le mie braccia, valutando se Axel fosse ancora presente ma non ne trovai traccia e mi misi seduto su una sedia con lei sopra le gambe. Si lasciò andare contro il mio petto, con il corpo nudo dalla vita in su e i capelli rossi arruffati.
T:<<Quando diventerai un Professore verrò da te dopo la scuola, magari a chiederti delle ripetizioni>> rise e ricambiai a mia volta. Mi era piaciuto quel gioco di ruolo, avrei voluto rifarlo ancora e portarlo più per le lunghe la prossima volta.
<<Scusami se mi è preso il panico>> mi allungai per prendere il mio maglione e glielo appoggiai sulle spalle per coprirla. Axel non c'era più però non volevo la vedesse nuda, mi bastava avesse recepito il messaggio che stavamo insieme e che non era una relazione platonica. Forse ora avrebbe capito che potevo infilarmi nelle sue mutandine e nella sua mente allo stesso modo, me lo aveva permesso e io la amavo anche per questo.
T:<<Penso che Axel abbia capito che tipo di relazione abbiamo ora>>
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Burning Snow 1
RomansaTulip conduce da svariato tempo una vita all'insegna del sesso e del dolore. Amante del controllo e soprattutto degli istinti carnali, non ricerca più affetto o gratificazione se non attraverso l'obbedienza e la devozione. Lei è fuoco e cerca disper...