16.Tulip

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Ero davvero degna di essere amata?
Aveva davvero senso legarsi a qualcuno in questa vita?
Aveva davvero senso continuare a respirare, ridere o piangere?
A nessuno fregava un cazzo e io ero diventata proprio come quei "nessuno" che tanto criticavo da anni.
Allora perché sentivo qualcosa di diverso quando stavo con...
Con chi?
Ah, sì.
Con Jay.
A:<<Mi stai ascoltando? Tulip?>> il timbro maschile di Axel mi distaccò dai miei pensieri. Eravamo a scuola sui muretti, per la precisione, ma non lo stavo ascoltando. In realtà, ultimamente, non seguivo nessun discorso. Riflettevo sempre sulle stesse cose, cercando una scusa valida per non impegnarmi e ce n'erano tante.
Quindi perché non volevo ascoltarle?
Non avrei lasciato la mia libertà per un uomo, la mia indipendenza e il mio essere me. Non mi sarei mai eclissata per qualcuno, tanto meno per un ragazzo, mi avevano già tolto abbastanza.
<<Sappiamo entrambi che non ti sto ascoltando>> feci un tiro dalla mia pseudo sigaretta e pensai
Perché stavo fumando? Ormai era diventata abitudine e pure questo stava iniziando ad annoiarmi.
A:<<Stare con quel tipo ti peggiora>> gli occhi color nocciola di Axel si posarono su di me, sulle mie labbra per la precisione.
Strano, negli ultimi giorni mi guardava solo il culo.
<<Mi stai rompendo il cazzo>> ero seria, molto più del solito. D'altronde lo diventavo ogni volta che si parlava di Jay e più passava il tempo più le mie reazioni ai tentativi di sminuirlo, mi prendevano sul personale. Eppure lui cos'era? Un amico? Un partner con cui fare BDSM?
Cazzo, mi ero pure messa a piangere come una mezza sega davanti a lui.
Patetica.
Ero troppo sveglia per non capire che con lui mi sentissi diversa, vulnerabile, ma non volevo pensarci.
J:<<Ciao, Tulip>> la voce vibrante di Jay mi scosse svegliandomi. Non mi ero nemmeno accorta di essere entrata in aula, me ne stavo in piedi a fissare il vuoto e lui era seduto. Occupava un posto accanto a sè, magari per me. Ci sperai ma poi mi ricomposi.
<<Ciao, Jay>> indossava una felpa grigia e dei jeans blu, alcune ciocche ti capelli gli ricadevano sulla fronte e sul collo. Mi guardava con quegli occhi grigi come una tempesta, se fossi stata masochista mi ci sarei buttata dentro. Ma io non lo ero, non potevo.
J:<<Se vuoi puoi sederti, la lezione sta per iniziare>> di fatto frequentavamo indirizzi diversi ma avevo convinto il professor Davis a farmi partecipare alle sue lezioni, a modo mio ovviamente.
<<Grazie>> mi misi seduta accanto a lui e tirai fuori dalla borsa ciò che mi serviva per prendere appunti, compresi gli occhiali neri a goccia. Mi sentivo così fredda stamattina, il contatto emotivo era troppo e io avevo bisogno di respirare. Il profumo dolce della sua pelle mi solleticò il palato, non placando affatto il mio altro bisogno: il sesso. La mia battaglia complicata con esso durava ormai da anni e quando ricadevo nella vecchia routine me ne accorgevo e la comunicazione mi riusciva meglio con le gambe che con le parole. Tuttavia con Jay non era carnale, provavo desiderio e passione ma c'era anche dell'altro pur non essendomi ancora completamente chiaro. La sua attenzione mi sfiorò la schiena, le cosce e il viso. Captavo subito quando un uomo mi guardava e volevo che lo facesse.
<<Hai qualcosa da chiedermi?>> gli sussurrai
J:<<No, scusami>>
Perché doveva essere così gustosamente innocente?
Mi leccai il labbro inferiore e cercai di soffocare un sorriso compiaciuto, quando mi cadde la matita, che finì tra le nostre due sedie. Non mi feci scappare l'occasione per stuzzicarlo, doveva capire che comunicavo così e io non glielo avrei di certo detto, era già troppo ciò che gli avevo confessato lo scorso fine settimana.
Presi la matita e gli toccai la caviglia, percorsi tutta la gamba percependo i muscoli tesi sotto il tessuto dei pantaloni, per poi fermarmi sull'interno coscia, che strinsi. Era eccitato, lo capivo dalla sua rigidezza e dall'espressione.
J:<<Cosa stai facendo?>> sussurrò, scesi maggiormente fino a sentirgli il membro già duro per me.
Adoravo metterlo in difficoltà e fargli perdere il controllo.
Coprì la mia mano con la sua felpa, sapeva che se volevo qualcosa la ottenevo perciò sarebbe stato inutile opporsi alle mie attenzioni. Negli ultimi giorni l'avevo un po' ignorato perchè avevo bisogno di pensare al fine settimana passato insieme, alla sua dichiarazione, ai miei sentimenti e a come avrei reagito. Non sapevo ancora cosa fare con lui, però doveva sapere che mi interessava.
In realtà non feci molto, sapevo anche io che eravamo a lezione e non ero un'esibizionista. Mi andava solo di restare lì, fargli capire che era mio, anche se non glielo dicevo. Lasciai la mano su di lui, senza fare movimenti di qualche tipo e mi sentii più vicina. Nessuno mi aveva mai preso per mano come fanno i fidanzatini, portato al cinema o speso parole per me. Ero la ragazza tra una sbandata e quella dopo che ti fa diventare serio, niente di più e niente di meno perciò ricevere affetto non era facile da accettare nella sua purezza.
L'ora finì velocemente, oggi sarei dovuta andare dal dottor Foster e prendere in mano la situazione con Jay ascoltando un parere esterno di cui mi fidavo. Non mi piaceva lasciare le cose a metà e lui desiderava una risposta precisa, non un forse, glielo leggevo in faccia.
J:<<Possiamo parlare?>> mi stavo per alzare quando la sua mano mi prese un polso irrigidendomi. Annuii e ci dirigemmo verso la mia auto, visto che erano terminate le lezioni per oggi. Gli altri studenti ci guardavano uscire insieme dalla facoltà, mormorando di chissà cosa. Non ero gelosa degli occhi delle ragazze sul ragazzo accanto a me, ma una parte di me aveva la necessità di marcare il territorio perciò bruciai con lo sguardo qualsiasi persona gli rivolgesse un sorrisetto malizioso.
<<Ciao ragazzi>> salutai velocemente Axel, Archie e Felix e li superai continuando a camminare verso la macchina. Entrammo e senza dire nulla lo portai al suo posto di lavoro, sapevo i giorni e gli orari perciò non servivano indicazioni.
J:<<Tulip?>> avevo parcheggiato e mi ero persa di nuovo nei miei pensieri, a cosa stavo pensando non me lo ricordavo nemmeno. A volte mi capitava di estraniarmi dalle situazioni, il mio psicoterapeuta diceva che lo utilizzavo come meccanismo di autodifesa quando mi sentivo alle strette o sotto pressione, di conseguenza spesso perdevo il contatto con ciò che stavo facendo.
Sospirai e ripresi a guardare fuori dal finestrino.
Ero destinata a non essere mai abbastanza, era inutile credere che mi avrebbe accettato completamente.
Mi tremò la mano e cercai di nasconderla ma Jay me la prese, facendomi girare verso di lui. Me ne baciò il dorso e mi ricomposi
<<Perché vuoi di più da me? Perché mi tratti così? Non mi conosci Jay, probabilmente se sapessi tutto ciò che mi è successo proveresti disgusto nei miei confronti>>
J:<<Potrei dire lo stesso>> mi sorrise, i suoi denti bianchi e i canini appuntiti erano uno dei miei punti deboli.
Tutto in lui era un mio punto debole.
<<Non proverei mai disgusto per te ma io lo provo tutt'ora per me, come posso espormi sapendo già che...>> lasciai andare la mia mano alla sua presa, rassegnata dalla realtà. Per quanto ci provassi, non riuscivo a fidarmi.
J:<<Per un certo periodo mia madre mi ha fatto prostituire>> sgranai gli occhi quando ascoltai la voce tremante di Jay <<Diceva che ero un bel ragazzo e che se volevo il suo affetto dovevo guadagnarmelo. Tornavo a casa e vedevo mia madre con altri uomini, ogni giorno i clienti cambiavano. Così li chiamava lei>> sospirò <<A volte mi capitava di vederla mentre si intratteneva con loro, due o tre alla volta. Ero giovane ma non stupido, quello che faceva lei lo facevo anche io alla fine.>> una risata triste lo avvolse <<Volevo solo che mia madre fosse orgogliosa di me, che mi accarezzasse e mi portasse via da quel posto, ma non lo fece. Ero proprio uno stupido>> una lacrima gli scese sul viso e continuò <<A diciassette anni dissi a mia madre che non volevo più stare con lei, che volevo andarmene ma non la prese bene. Non ricordo bene come è andata, ricordo solo che iniziai a correre in preda al panico e un bruciore intenso si impresse sulla mia schiena>> pianse ancora <<Mi ritrovai su un'ambulanza e qualche ora dopo scoprii di avere un taglio sulla schiena, cercai di riprendermi da solo. Volevo studiare, essere indipendente ma di relazioni non se ne parlava. Odiavo il vuoto lasciato da mia madre e mio padre, gli abusi e la mia cicatrice. Poi ho incontrato te e ora non so più perché ti sto raccontando questo>> si passò una mano sul viso per asciugarsi e continuò a non guardarmi, per tutta la durata del suo discorso non aveva mai incrociato i miei occhi. Mi si strinse il cuore al pensiero che avesse subito tutte quelle cattiverie, nessuno meritava un trattamento simile. Era solo un bambino e gli era stato strappato tutto.
J:<<Ora sai cosa mi è successo, prendi una decisione>> tirò la maniglia della portiera e uscì dall'auto. Senza pensarci uscii anche io e gli sbarrai la strada mettendomi davanti a lui
<<Dove stai andando>> non era una domanda, non volevo se ne andasse, soprattutto dopo essersi aperto così tanto con me.
Avrei potuto fare un tentativo? Magari mi avrebbe accettata davvero.
Vidi i suoi occhi gonfi e rossi per un secondo, dopodiché distolse lo sguardo.
J:<<Devo lavorare>>
<<Non devi>> gli buttai le braccia al collo e lo abbracciai, come mai avevo fatto con qualcuno. <<Stai con me>> gli presi il viso tra le mani facendo aderire la mia fronte contro la sua
J:<<Non posso scegliere Tulip, devo e basta>>
Ecco di nuovo quella sensazione, mi sentivo vulnerabile. Le sue braccia mi strinsero fino a farmi male e io ricambiai con la stessa intensità.
<<Non è stata colpa tua, so che puoi averlo pensato ma non è così>> il suo respiro si fece più rapido
J:<<Non ti disgusta il fatto che sia stato con svariate persone?>>
<<Ciò che ti è successo ti fa sembrare ancora più irraggiungibile dal mio punto di vista>> gli accarezzai la schiena, cercando di confortarlo. Si sentivano solo i rumori di Manhattan, i clacson, le macchine e le persone che continuavano a camminare.
<<Basta piangere, Jay>> tirai fuori un fazzoletto dalla tasca del giubbino e gli asciugai le lacrime <<Scusami per il mio comportamento, ho pensato se accettare o meno di avere una relazione con te in questi giorni dimenticandomi che devi scegliere anche tu>> gli sorrisi e percepii il mio cuore staccarsi dal petto, lo avevo in mano e non sapevo se dargli quel poco che mi restava oppure no. Se glielo avessi dato, non ce ne sarebbe stato più per nessun altro.
<<Dopo il lavoro, se avrai voglia di stare un po' con me finiremo il discorso, va bene?>> annuì e si riprese. Non dev'essere stato facile per lui aprirsi in questo modo e per qualche ragione mi sentii meglio, mi aveva dato fiducia. Sapevo cosa provava: imbarazzo, disgusto e amarezza. Se non fosse dovuto andare a lavorare probabilmente gli avrei raccontato anche la mia storia ma la sveglia sul suo orologio, gli ricordò di dover entrare. Lo baciai sulle labbra, assaporando il gusto salato e pungente delle sue lacrime.
Insieme o meno, non l'avrei lasciato andare.
L'impulso di proteggerlo si fece più marcato in seguito alla sua rivelazione, perciò entrai anche io in caffetteria. Rimasi al bancone per tutta la durata del suo turno, mi sentivo in colpa per averlo spinto a tanto e quasi sicuramente non sarebbe più rimasto niente tra di noi. Avevo paura che fosse stato un peso troppo grande da sostenere e che se ne fosse pentito. L'idea di essere stata troppo cruenta nell'approcciarmi con lui all'inizio, di averlo spinto troppo oltre mi martellò la testa. Mi sentivo in colpa per aver dato per scontato che non avesse subito qualcosa di simile a me, il minimo che potevo fare era fargli capire quanto mi dispiacesse e facessi sul serio. Non volevo giocare, non con i suoi sentimenti e i miei.
In fin dei conti credevo ancora di non meritarmi la sua dolcezza.
Da fuori sembrava stesse bene, ma interiormente sapevo fosse ancora scosso. Chiamai il dottor Foster per disdire l'appuntamento di oggi, dovevo stare vicino a Jay e non potevo pensare a me, ci avrei pensato domani. La seduta posticipata mi fece credere che magari sarebbe stata una buona idea portare Jay con me un giorno, entrambi avevamo avuto un passato difficile perciò l'aiuto di qualcuno competente e di cui potevo fidarmi mi sembrò un ottimo punto d'appoggio.

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Mi ritaglio un piccolo spazio d'autore per informarvi che ho modificato/corretto alcune cose dei capitoli precedenti. Inoltre ho cambiato il titolo e la copertina, questo mi convince decisamente di più.
Come vi sembra stia andando la storia?
Vi piace?
Come credete si evolverà la storia tra Jay e Tulip?
Sono curiosa di un vostro parere.
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Burning Snow 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora