Capitolo 2

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La gente, come pecore, si ammucchiava vicino al palco, suo padrone.
Riconosceva alcuni visi; come quello del presidente Cleone, della Repubblica di Leàlte. Era l'uomo più famoso di Sfero, era un signore di mezza età, con un viso comune, capelli corti e lisci, castani tendenti al grigio. Il corpo era piccolo ma robusto; era un uomo di fama.
Alcuni lo definivano losco, altri semplicemente lo reputavano viscido; giravano molte voci sul suo conto. Per sua fortuna era un uomo astuto, con sale in zucca ed in più era un bravo oratore. Eva stessa amava il modo in cui pronunciava col suo accento lieve, le parole, parole ricche di sfumature.
Era un uomo molto interessante ed affascinante.
Mentre loro avanzavano verso il palco illuminato dalla luce del sole l'uomo salutava la folla, con sorriso smagliante.
Al suo fianco vi era la famiglia reale di Corona, nemica conservatrice della Repubblica di Leàlte.
I reggenti erano quattro, vi era il maggiore: Learco era un uomo estremamente bello, dal viso ovale, capelli biondi come il grano, lunghi fino alle spalle, aveva la fronte alta e liscia, l'arcata delle sopracciglia era pulita, le sopracciglia curate, folte e spigolose.
I suo occhi erano dello stesso colore del miele, dolci e penetranti.
Indossava vesti ricamate azzurre, abbellite e decorate da fili d'oro che risplendevano alla luce, erano abiti leggeri, di lino, pregiatissimi.
La giacca era di epoca passata, larga e chiusa; i pantaloni erano invece a vita alta, saldati da una cintola, colorata di viola.
Indossava anfibi neri alti, fatti con scaglie di coccodrillo.
Affianco a lui c'era sua sorella, Melissa, che con timidezza salutava la folla con la sua piccola mano; era coetanea ad Eva, pura e delicata come un fiore.
Aveva pelle bronzea, capelli corvini e occhi marroni; era estremamente bella.
Vestiva un vestito scuro, blu, con un copricapo dorato che lasciava intravedere i capelli.
Entrambi i figli del vecchio reggente avevano preso i lineamenti della madre, una principessa proveniente dal nord.
Affianco a loro c'erano la regina, in attese di un erede, una donna bella del sud, corvina e solare di nome Arianna e anche il futuro marito di Melissa, suo cugino Aristone, l'uomo aveva un vestito succinto, color cobalto col mantello lungo, che faceva da strascico. Tutto nella sua postura indicava un atteggiamento bellicoso.
La monarchia coronica era una diarchia, che coinvolgeva due famiglie importanti, sebbene la monarchia nel 40esimo secolo fosse ancora in vigore e forte, era assecondata anche da deputati aristocratici.  Mastea era stata una sua colonia, quindi anche il popolo amava e temeva quelle persone potenti.
Evalin era rimasta in piedi, fra la sua famiglia, troppo agitata per parlare.
Si sentì mancare quando re Learco parlò.
-Salve signori e signore, siamo entusiasti nel dire che quest'oggi sarà un giorno da ricordare, siate memori di quel che vedrete, perché su questo stesso palco, donatoci da Romer- Disse indicando il vecchio bisbetico che da parecchi anni aveva mantenuto quel titolo di tiranno, era seduto su una sedia e salutava come un vincitore le persone- vi chiediamo di invitare calorosamente gli attuali dominatori.
Applaudite a Stephan dominatore dell'aria, Galatea dominatrice dell'acqua... Continuò il re indicando le figure che con calma salivano sul palco di legno.
Era salito prima un uomo barbuto e pallido, poi lei.
Sua madre.
Evalin sorrise estasiata; era una donna molto bella sulla trentina, con i cappelli ricci ma chiari, il naso all'insù, era una creature stupenda, si muoveva ondulando i fianchi, si muoveva danzando con passo leggero ma fiero.
Poi arrivarono altri, li fiancheggiavano formando una fila retta.
Evalin era troppo impegnata ad ammirare la madre per ascoltare il discorso del re.
Ogni suo movimento, ogni suo gesto lo mandava a memoria.
Poi si destò.
Non appena tutti i dominatori salirono sul palco, il re tornò al suo seggio e lasciò parlare il dominatore dell'aria.
-Ora chiamerò le seguenti persone che saliranno e si posizioneranno affianco a me.
Prese un libro, registro del comune e lesse  con la sua bellissima voce da oratore.
- Erika delle Isole Confederate Dell'Acqua. Chiamò, dalla parte nord della piazza, nello spazio delimitato dalle strisce, relativo a quello stato; una giovane di appena quindici anni uscì intimorita allo scoperto, scortata da due guardie, si fece largo fra la gente, salì i pochi e traballanti gradini e giunta al fianco Stephan le fu data la collana detta "Le Margherite", ovvero una collana magica, capace di incanalare e potenziare i 14 elementi. La ragazza la indossò, dopo l'attesa e il silenzio immane, una perla rossa si illuminò rivelando il suo potere: il fuoco.
Tutti esultarono. Un boato sovrumano si alzò dalla piazza.
La ragazza raggiunse un uomo impassibile, posto verso la fine della fila; lui le fece un leggero cenno del capo come per darle il benvenuto e lei gli sorrise timidamente.
Successivamente toccò ad un altro ragazzo, Iael Owea di Garme, era molto grande, aveva superato i vent'anni; mentre camminavano stringeva le mani a pugno, fino a che le nocche non gli divennero bianche.
-Fauna. esclamò Stephan dopo aver atteso di più rispetto la ragazza.
Un altro urlo si echeggiò.
-Evalin Altea. Chiamò Stephan guardando la folla. -Di Mastea.
Tutti si guardarono intorno nell'area relativa alla città stato, Evalin ingoiò rumorosamente.
Più volte.
Serrò la mascella; il cuore le batté come se volesse esploderle in petto. Si mosse, anche se non seppe come.
Un soldato le si affiancò, ma Evalin non se ne accorse neppure.
Arrivò alla base degli scalini; tremava visibilmente.
Era incuriosita, si sentiva agitata e impaurita.
Il cuore palpitava, le mani tremavano, le strinse a pugno e non guardò indietro, mai.
Solo avanti.
Salì guardando l'uomo davanti a lei era molto bello ma poco interessato.
Eva si posizionò, le gambe erano lastre di ghiaccio spesse, le mani tremavano visibilmente.
La regina di Corona le legò le perle con un movimento fluido e quella si accese completamente. Si accese al primo leggero tocco come mai prima, una perla si illuminò d'azzurro così vividamente da illuminate tutte le altre. Tutti sussultarono.
Il cuore di Evalin si fermò.
Poi arrivarono le esclamazioni, le urla.
Eva si guardò intorno allarmata; vide lo sguardo di sua nonna ma era rivolto a sua madre, Matis invece la guardava sbalordito.
Tutti lo facevano.
Era l'aria. Aria? Ma sua madre era acqua, non era possibile.
Impossibile per lei.
La mano arrivò al collo, il simbolo bruciava leggermente, come se volesse brillare; con immenso stupore si accorse che anche l'uomo affianco a lei aveva quello stesso disegno sulla guancia. Evalin non era mai riuscita a vederlo bene a causa della sua posizione, ma sapeva che era quello: un triangolo diviso da una linea.
Non riusciva a capacitarsene. Era diversa di natura.
Figlia di una dominatrice dell'acqua, come faceva lei ad esserne così lontana?
Si sentì confusa, frastornata, serena, eccitata ma soprattutto libera e oppressa insieme, come se si  fosse aperto un portone, non aperto d'altra parte da lei.

Accademia elementi  Libro 1. AriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora