Capitolo 22

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-Buon dì, ragazzi.
Tutti i dominatori erano nella palestra dove Evalin e Stephan erano soliti esercitarsi, vestiti con la tuta di iuta dai colori più diversi. Assieme come una scolaresca salutarono l'insegnante.
-Siamo qui, oggi, per mostrarvi le capacità di ognuno di voi. Ma prima ancora di iniziare parleremo dei vostri poteri. Aveva annunciato Xenios, l'eco delle sue parole trapanava le orecchie dei discepoli.
-Disponetevi sul cerchio. Ordinò posizionandosi al centro. Gli alunni non se lo fecero ripetere e con passi veloci raggiunsero il disegno circolare sul pavimento, il quale ad intervalli regolari aveva sul diametro collocati 14 piccoli cerchi piatti e colorati.
Quando Evalin aveva domandato a Stephan a cosa servissero, quello l'aveva condotta sul cerchio grigio e le aveva spiegato che ogni cerchio apparteneva ad un potere. Era una postazione di partenza, e nonostante il precedente aiuto di Stephan, Evalin fu certa di dover posizionarsi su quel specifico cerchio grazie alla sua tuta che riprendeva il colore grigio.
-Perché grigio? Gli aveva chiesto; lui che si era posizionato davanti a lei aveva risposto vagamente su qualcosa riguardo ai colori ed ai loro significati.
Evalin era sicura che il grigio non fosse stato scelto per riprendere l'elemento dell'aria: dopotutto l'aria era bianca, ma senza procedere aveva annuito ed aveva continuato l'addestramento.
Con uno sguardo veloce ammirò i suoi compagni, apparivano tutti come soldati ansiosi di combattere.
I colori naturalmente avevano ripreso molti aspetti dei discepoli: Iael che era al suo fianco, sfoggiava una tuta argentea. Affianco a lui stava Nicolas, il ragazzo grazie alla sua tuta d'orata catturava l'attenzione involontariamente, come del resto faceva lui quotidianamente.
Un'altro che d'altra parte sembrava indossare un colore opposto al suo potere era Andrea, discepolo del tempo, che appariva molto serio nella sua una tuta bronzea.
Seguiva Pluto con la sua tuta marrone che lasciava intravedere la pelle scura, bruciata dal sole.
Poi ancora Angelos, il discepolo del teletrasporto con la sua tuta gialla, che fasciava quel corpo bello, giovane ed atletico; a differenza di Nicolas, il giovane aveva una fisionomia a triangolo, spalle larghe, scolpite e fianchi asciutti. Anche lui riceveva molte occhiate ammiratrici da parte delle ragazze.  Lì fermo sul suo cerchio giallo, aspettava nervosamente l'inizio della lezione.
Non era l'unico a fremere.
Dafne affianco a lui si torturava i capelli fini, il suo corpo fra tutti era stato quello che aveva subito più mutamenti visibili, finora però l'unico accenno di diversità rimanevano le vene verdi che erano visibili sotto la pelle pallida, vene che risaltavano grazie ai pantaloni e al top verde primavera che indossava.
Seguiva Atena con il suo completo magenta, Pëi, opposta ad Eva, con l'abbigliamento di colore azzurro, l'unico forse più adatto al proprio potere.
La minuta discepola della Barriera indossava un amabile vestito purpureo, poi al suo fianco c'era il discepolo Andrea con i suoi calzoni di color vinaccia. Il colore malva era d'Erika, così come il blu notte di Denis e il rosa della compagna di Evalin, Pandora, che l'affiancava sulla sinistra.
Tutti col fiato sospeso.
Un ologramma apparve davanti a Xenios, uno schema geometrico che riportava tutti i colori dei discepoli.
La prima fila era formata da sei rettangoli colorati, da cui si diramavano, spesso da più punti, altri rettangoli d'altri colori.
-Come potete vedere, sulla prima fila regnano i quattro elementi accompagnati da Tempo, dall'Energia e dall'Etere, come noi chiamiamo Barriera. Con un gesto indicò la piccola discepola dagli occhi a mandorla, involontariamente tutti i discepoli la fissarono; non pareva essere abituata a così tanto interesse, infatti subito divenne viola in volto come il vestito.
Xenios tornò a parlare con voce grave.
- I 4 elementi sono i componenti minimi e principali del nostro mondo. Ma essi sono dovuti grazie allo scandire del Tempo, un entità primordiale e alla forza dell'Energia. Riguardo l'Etere il discorso sarebbe troppo lungo e complesso.
Xenios si drizzò, congiungendo le mani dietro la schiena; la grande pancia era coperta da un largo mantello.
- Dall'unione di Energia e di Aria, nasce  il Fuoco e la Luce.
Denis non riuscì ad evitare uno sguardo malizioso verso Evalin, che lo ignorò.
-Da Terra, da Etere e da Luce, sorge la Flora. Xenios indicò il disegno con il dito, percorrendo nell'aria il tragitto di una delle tre frecce che giungeva sul rettangolo verde.
- Tutti e cinque gli elementi formano Mente. Se manca d'altra parte Etere, il risultato è Umanità. Se quest'ultima viene influenzata maggiormente da Fuoco diventa Emozioni, bruciando gli altri; ma se nei quattro elementi predomina la terra e l'acqua il risultato sarà Flora.
Gli allievi cercarono di seguire la spiegazione, il rompicapo però non appariva a loro così difficile: nell'uomo infatti pensavano ci fosse tanta acqua quanto fuoco, se l'ultimo predomina, bruciando sempre di più tutti gli altri elementi, diveniva emozioni.
- La Mente se unita con Terra forma quello che per noi è lo Spazio.
Questo, cari ragazzi, è come la nostra società immagina siamo: in altre parole è il nostro microcosmo, noi presi in singoli pezzi.- Con la coda dell'occhio guardò Stephan, posto dietro la sua alunna, come così avevano fatto anche i suoi pari. Sul suo viso comparve una smorfia d'afflizione. Evalin pensò di averla momentaneamente immaginata, poiché dopo due secondi era tornato ad un'espressione serena ma severa.
-Se vi state chiedendo perché io vi stia mostrando questo ideogramma, dovete capire che non andrete lontano, se non scoprirete cosa e come siete prima.
Continuò, la sua voce era così profonda e squillante che non aveva bisogno di un microfono.
Batté le mani soddisfatto.
-Ora vediamo cosa avete appreso dei vostri poteri. Le sue labbra erano allungate in un ghigno che suscitò un brivido ad Evalin.
Stephan le posò una mano sulla spalla per incoraggiarla.
Era una delle poche volte in cui lui si dimostrava gentile piuttosto che burbero e suscettibile com'era in quei giorni.
Solo il giorno prima infatti si era arrabbiato con lei per una futilità, lei aveva perso a sua volta la testa. Non si erano più parlati da allora, ed entrambi aspettavano che l'altro facesse le sue scuse per primo. Nonostante tutto Evalin apprezzò il gesto.
-Sai che potere possiedi giovanotto? Chiese ad un tratto Xenios al discepolo Denis. Il ragazzo rimase serio e distaccato mentre elencava le sue capacità.
-Energia, maestro. Occupa un campo molto vasto, che si differenzia leggermente con la pirocinesi.
Il maestro annuì fortemente, mentre con fretta indossava dei guanti scuri di pelle.
-Il 12 di ogni mese, per i prossimi quattro anni, sarete occupati in questa lezione collettiva. Quando tutti voi avrete acquisito i poteri, inizieremo ad insegnarvi le regole del nostro Pentathlon.
Quel "nostro" suonò più sinistro del dovuto.
-Pentathlon? Chiese Erika con sorpresa.
Xenios si girò per guardarla.
L'Erika che Evalin aveva visto per la prima volta su quel palco, era quasi svanita, l'Erika che aveva chiesto quella domanda adesso, aveva un corpo più robusto, sanguigno ed era cresciuta in altezza, per non parlare del viso serio e i tratti affilati. Non pareva più la bambina di pochissimi giorni prima, ed anche se la trasformazione non era ancora finita.
-Sì. Le cinque gare che vengono eseguite nei giochi, solamente che sarete aiutati dai vostri poteri. Ma lasciamo questi argomenti a più tardi. Oggi è 8, e l'unico motivo di questa lezione è evitare che ognuno di voi sfoggi i suoi poteri nelle ore libere, a voi ha disposizione.
Guardò Nicolas con severità.
-Questo vuol dire, che è vietato usarli. Sono stato chiaro?
Lui annuì imbarazzato.
"Non mi stupisce" pensò Eva.
-Bene Paides, iniziamo.

Vedere Dafne usare i suoi poteri, agli occhi di Evalin, era qualcosa di stupefacente. Evalin sorrise deliziata.
Dafne, con due gocce di sudore che pigramente scendevano dalla fronte, era ricurva su un vaso di viola appena fioriti, nonostante fosse primavera.
Quando Xenios aveva chiesto a Dafne di usare il suo potere, Cloe le aveva allungato un vaso e lei aveva agito d'istinto.
La mano distesa e la mente sgombra da pensieri, aveva sentito il familiare formicolio dopo un
minuti circa, ora che i giorni dall'iniziazione erano passati, quel forte potere ora era impossibile da replicare.
Nessuno aveva parlato.
Il silenzio pesava su Dafne.
E l'ansia accese in lei il potere.
Il gambo si era illuminato d'un verde sgargiante mentre i petali violetti si aprivano lentamente. Sorrise compiaciuta.
-Nicolas, per favore facci vedere quello che puoi fare.
Nicolas si era avvicinato titubante e, chino sul vaso, aveva fissato gli occhi sul fiore, aveva poggiato le mani sul vaso ed alzato verso un fascio di luce, che entrava dalla finestra.
Questa volta si levarono dei bisbigli.
Il fiore viola stava mutando in un colore più sgargiante. Ora viola pallido, ora indaco.
Forse, il delicato fiore non era abbastanza resistente per tutto quel potere: infatti iniziò a piegarsi e a deformarsi.
Una volta diventato cenere, Nicolas guardò Dafne e le bisbigliò una scusa.
Lei, nonostante la smorfia sul viso e l'avidità con cui aveva recuperato il vaso, scrollò le spalle.
Xenios non badò al fiore e si rivolse al discepolo del tempo.
-Angelos, parlaci del tuo potere.
Il giovane ragazzo si accese come una fiammella; non riusciva a mantenere la stessa posizione troppo a lungo, continuava a muovere il piede destro o le mani, o il peso da un piede all'altro, facendo venire mal di testa a coloro che l'ascoltavano.
-Il mio potere consiste nel fare dei salti fra la materia a qualsiasi distanza, modificando in piccola parte la materia stessa.
Xenios con una finta voce di stupore chiese.
-E qual è la differenza con il potere Mente?
Fu però Atena a risponderle.
-Il potere Mente è l'integrazione fra una mente e un'altra, ovvero la telepatia, il mio potere non intende modificare il mondo o le cose come fanno gli altri, ma riesce a manipolare le immagini nella stessa mente oppure a nascondere un'oggetto visibile a tutti ad un individuo con la forza del mio pensiero. Non...
- Non può certo però levitare o creare apporto, ovvero far apparire realmente un'altro oggetto. Si introdusse di nuovo Angelos, sorridendo apertamente per aver rubato la parola ad Atena.
Xenios li ringraziò, senza rimproverare Atena per l'interruzione.
-Iael. Nella sua voce, a Xenios sfuggì il disgusto: condivideva l'idea tipica ellena della supremazia di quest'ultima su tutti i popoli. Iael era un mezzo sangue, così come Pluto ed Atena.
Lui però non lo dava a vedere, lasciandosi scivolare tutto addosso.
-Il tuo potere?
-Mutazione.
Tutti gli sguardi erano puntati su di lui, ricolmi di curiosità.
-Cosa sai fare?
Per sua sfortuna Iael rimase sbigottito ed immobile a guardarlo. Non aveva idea di che fare.
Dopo quello che parve un'eternità, proruppe una risata nasale seguita da altri sghignazzi. Anche Evalin non era riuscita a bloccare una risata fredda in gola. Era agitata, così tanto da non riuscire a pensare.
Il ragazzo divenne rosso in faccia, e sebbene guardasse il maestro davanti a sé, cercava con il corpo l'aiuto di Febe.
Iael aprì la bocca in un sorriso tetro, che lasciava intravedere i denti, con un'estrema difficoltà e dolore questi si mossero.
L'aria si fece glaciale.
I denti si allungarono, affilati, non erano senti umani, parevano denti di un leone, con zanne del color avorio.
Gli insegnanti non si erano mossi, ma adesso i discepoli  erano tutti incerti.
Xenios lo ringrazio e si girò di nuovo verso gli altri discepoli.
Iael ci mise più tempo per tornare ad una dentatura umana.
La lezione andò avanti. Si parlò dell'aria, ma non venne chiesto nulla ad Evalin, così come agli altri alunni.
Si chiese dell'acqua, e Pëi spiegò con la sua voce fredda da dotta che prima avrebbe controllato quella dolce, poi quella salata.
Dopo Xenios si rivolse al discepolo di terra Pluto, un grande ed imponente ragazzo scuro, che spiegò come il suo potere potesse manipolare i metalli ed il sottosuolo, nel quale sono presenti le pietre preziose.
Poi ancora si parlò di Andrea il discepolo del tempo e la sua abilità di tornare in dietro nel tempo; poi si parlò del potere dell'Etere, troppo lontano dalla concezione umana, della capacità di essere immune agli altri poteri, ma di poter passare anche il proprio potere ad altri, creando campi di forza.
Parlarono così fino al tempo libero loro concesso.

Accademia elementi  Libro 1. AriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora