Erano passati 35 giorni.
Il terzo giorno di un nuovo mese.
Evalin era profondamente malinconica, la sua vita di prima era un lontano ricorso sbiadito, ricordava di aver sofferto la fame, la sete e molte altre ingiustizie, ma appena aveva messo piede dentro l'Accademia la sua mente aveva chiuso quella vita di sotterfugi, come una ferita rimarginata.
Ogni giorno mangiava sempre più stupita, non potevano mangiare la carne, ma per lei non era un problema, l'aveva mangiata tre volte in tutta la sua vita. Il vino poi non l'aveva mai assaggiato. Quando le avevano offerto l'idromele, mossa da curiosità, si era detta, aveva apprezzato il sapore dolce, che non aveva mai immaginato di poter assaporare.
Dormiva con un letto comodo e caldo, lei, che per anni non aveva avuto neppure un letto. Certi ricordi non sarebbero mai sbiaditi, si disse.
Le piaceva tutto quel lusso. Lo aveva sempre desiderato ardentemente.
In tutta la sua vita lei aveva sempre aspettato quell'opportunità.
Tutti quegli anni ad aspettare con urgenza la convocazione, che non arrivava mai. Alla fine ci aveva quasi rinunciato a ricevere il messaggio dai soldati. Erano entrati in casa, avevano parlato esclusivamente con Matis, lei e la nonna si erano dovute chiudere nella sala delle donne, mentre Evalin sbirciava da una fessura, un capitano disse al fratello che Evalin sarebbe stata convocata come discepola dell'Accademia. Da allora aveva atteso con il cuore dilaniato quel giorno, poi il giorno era arrivato, e per quanto bellissimo fosse il posto dove si trovava adesso, non si sentiva affatto interrata ad esso, era come se lo ammirasse da lontano, incapace di avvicinarsi.
Guardò Stephen con rabbia, i suoi occhi divennero d'un nero brillante.
Stephen che le stava mostrando l'albero genealogico dei dominatori dell'Aria, si bloccò a metà frase per fissarla intensamente negli occhi.
-Finalmente! Per una settimana ho creduto che avessi qualche problema.
Evalin lo guardò completamente allibita.
-Sai era abbastanza noioso guardarti e vedere sue iridi bianche. Si spiegò lui.
Evalin fece un verso soffocato.
-Se facessimo davvero qualcosa di concreto. Si lamentò lei alzandosi dal pavimento della sua camera.
Una settimana prima Stephan le aveva riferito che la palestra sarebbe passata ai dominatori dello Spazio, di conseguenza loro, che non potevano ancora andare su in soffitta, avevano iniziato a fare lezione nella sua camera. Con questa decisione Evalin si era ritrovata un po' reclusa dal resto dei compagni, in primo luogo non aveva ancora svolto l'iniziazione, in secondo luogo visto che rimanevano a parlare, e ancora più spesso a litigare, ed una volta finita la lezione, con Stephan che usciva arrabbiato sbattendo la porta, lei era troppo stanca ed irritata per uscire a trovare le compagne.
Ogni tanto le altre passavano a trovarla, come Dafne e Pei. Erika era ancora inferma anche se non le era rimasta quasi più nessun segno dell'accaduto. Ciò nonostante vi erano stati molti cambiamenti, la tensione fra i maestri era palpabile.
Stephan sbuffò.
-Eva quando imparerai ad essere adulta, la mia vita ti sarà estremamente più facile.
I suoi grandi occhi si scurirono ma giusto un poco, capitava raramente che gli occhi di Stephan mutassero totalmente, invero l'iride rimaneva marrone con qualche striatura diversa. Questo celava gran parte dei suoi sentimenti, spesso Evalin non capiva ciò che l'altro provava.
-Perché non se ne va? Pei non ha più le mani palmate, e Dafne non sembra più una ninfa! Si lamentò lei. Non ricordava neppure il suo colore originale, era quasi certa fosse una tonalità del marrone.
-Certe cose non spariscono mai.
Le spiegò l'altro, ma nelle sue risposte vaghe Evalin scorgeva una punta di paura.
-A te non succede!
-Anni di pratica. Il suo sguardo non era rivolto a lei, bensì alla finestra ed all'esterno. Ora era completamente sdraiato, con i capelli biondi cenere che gli ricadevano sulla fronte. Pareva un anima in pena.
-Quando si farà l'iniziazione? Gli chiese dopo un lungo momento di silenzio.
Stephan non le rispose, rimase con lo sguardo fisso e velato sulla finestra, quasi aspettasse un avvenimento.
-Eva non insistere.
Evalin trovava strana la loro affinità: non riuscivano a non sfociare in una lite, ma entrambi si sentivano moralmente obbligati a scusate l'altro e proteggerlo davanti ad altri.
In più in ballo c'era questo viaggio, Stephan evitava di parlarne o di spiegarle i motivi e questo la faceva arrabbiare, era capitato che uscisse una volta dalla sua stessa camera dopo un interrogatorio vano e inoltrarsi nel bosco da sola.
La lezione in comune ci sarebbe stata tra tre giorni e lei era ancora un incompetente umana, la cosa le suscitava un'ira esplosiva.
-Due giorni fa Cloe mi ha riferito che avevi gli occhi viola. È una cosa molto particolare.
Il suono tono di voce era molto calmo.
Evalin si sedette sul divano, pensierosa, le piaceva questa sua caratteristica, ma non sopportava lo sguardo delle persone, che fraintendevano tutto.
-Non mi ha ripresa. Capitava spessissimo che le maestre la richiamassero ad ogni cambio d'umore.
-Sai cosa vuol dire? Le chiese Stephan con la sua voce roca.
-Malinconia. La voce le si incrinò.
Stephan la guardò di sottecchi, lei lo notò, ma non glielo fece notare. Capitava spesso che Stephan la osservasse, non come facevano certi uomini, con la presunzione di poter fare quel che gli pareva con lei, no lui ogni tanto la contemplava come contemplava un bicchiere di idromele e il cielo.
-È molto raro. Ripeté. Aveva la capacità di parlare muovendo appena le labbra. Si disse che loro due avevano lo stesso modo di comunicare: con gli occhi. Pandora invece con la bocca, era un'attrazione irresistibile la sua bocca, esprimeva tutto ciò che pensava muovendola leggermente.
-L'ho letto. Disse lei seccata.
Stephan alzò la testa, poggiando il peso sui gomiti.
-Leggi le cose che ti consiglio allora. Disse compiaciuto.
-Strano ma vero. Gli concedette lei. Fra i due cadde il silenzio.
Stephan si alzò improvvisamente, facendo trasalire Evalin. Si avvicinò a lei, deciso e si fermò a pochi centimetri dal suo viso.
Aveva gli occhi grigi quasi preoccupati. Istintivamente guardò ai suoi piedi.
-La lezione è finita. Decretò ed uscì a passo veloce dalla sua camera. Sembrava quasi che stesse per rivelarle qualcosa prima di scappare, ma cosa, lei non poteva dirlo.
Evalin era ancora arrabbiata, chiamò Elena la sua serva e si fece pettinare da lei per rilassarsi. La mente le vorticava su diversi pensieri, non parlò mai, così lasciando ad Elena di intonare una ninna nanna.
"Succederà quando? Tutta colpa di Erika e del suo maestro pazzo che non sono stati prudenti." Un pensiero agghiacciante le strinse lo stomaco: " e se capitasse di peggio a me? Forse è per questo che Stephan aspetta." Ma non riusciva più a capire cosa le avrebbe fatto bene pensare e cosa le avrebbe fatto male.
Guardò il riflesso di Elena, era anche lei assorta nei suoi pensieri.
-Raccontami di come sei diventata una schiava. Le disse poco gentilmente. Non voleva offenderla, aveva bisogno di distrazione. Ma Elena si gelò sul posto, con le mani tremanti e lo sguardo sofferto. Evalin voleva tremendamente rimediare all'errore, ma prima che potesse parlare, la schiava aveva già iniziato a raccontare.
-La guerra aveva fatto schiava mia madre e mio padre. Poi presero me è mio marito.
Il suo accento era molto forte ma altresì bello da ascoltare.
-Eri sposata?
La donna annuì con un sorriso sghembo.
-Com'era lui? Le chiese lei incuriosita. Si sedette più dritta sulla sedia, pregandola con gli occhi grigi di parlare.
-Un uomo molto attraente, dei più belli del villaggio. Faceva il soldato. Combatteva come se camminasse sopra delle lingue di fuoco.
Riprese a spazzolarle i capelli, però senza accorgersene, il suo sguardo era rivolto ad altri tempi, andati e lontani.
-Come l'hai conosciuto?
-I miei combinarono il matrimonio. Ma tra noi ci fu subito intesa, lui mi prendeva come se prendesse un'arma, mi guardava come se fossi una sfida. Avevamo una bellissima bambina. La voce le s'incrinò; sarebbe stato il momento più opportuno per far cadere l'argomento, ma Evalin non riusciva a trattenersi dal fare domande.
- Cosa le successe?
Evalin intravide un luccichio negli occhi di Elena, nonostante avesse una smorfia di dolore profondo, parlò calma.
-Quando i soldati arrivarono, lei era come te, giovane e bella. -Espirò rumorosamente- La strapparono via dalle mie braccia e la portarono con loro. Non so cosa le fecero quella notte. Adesso le sue mani le pensavano sulla cute e le tiravano ciocche di capelli per fare una treccia troppo stretta.
Il silenzio che seguì fu così pesante da premere il petto ad Evalin
Aveva paura a muoversi, a respirare troppo rumorosamente per non far rompere in pezzi Elena, che sembrava una statua di bronzo in bilico.
-È morta? Chiese, sentì gli occhi pungere e senza sapere come, capì che erano diventati di un forte verde scuro. Elena scosse la testa singhiozzando. Le lacrime amare scendevano sulle sue guance.
-Da quel giorno non l'ho più vista. Rivelò con un accento marcatissimo, difficile da essere capito.
Evalin capì che Elena le aveva inspiegabilmente aperto il suo cuore, senza pretesti, senza richieste.
La donna si stava trattenendo dal singhiozzare rumorosamente. Evalin le fermò le mani tremanti e si girò per guardarla. Le prese il viso fra le mani e la guardò con compassione.
-Cosa possono averle fatto?
Un singhiozzo coprì le sue parole, passò una mano sulla guancia di Evalin esitante e poi si richiuse in sé stessa come un riccio, ritrasse la mano, si allontanò dalla fanciulla, curvò le spalle e guardò in basso sul tappeto.
Evalin non sapeva che Elena stesse meditando se spaventarla e raccontarle la verità o proteggerla dal male degli uomini, Evalin non sapeva che Elena le stava rivelando tutto perché era il compleanno della sua unica bambina e soffriva, Evalin non sapeva che Elena si stava già pentendo per quanto aveva detto, lei non sapeva quanto Evalin le ricordasse la sua bambina con quei suoi tratti alti e le guance tonde. Evalin non sapeva nulla e non riuscì a capire.
-La fecero schiava. Disse alla fine pensando che ciò chiarisse tutto, invece Evalin la guardò accigliata.
-E ciò significa?
La serva trasalì e poi iniziò a rilassarsi a poco a poco. Evalin vide sul suo volto che stava pensando. Si asciugò le lacrime con una mano e le sorrise, le accarezzò una guancia ed Evalin la vide sospirare, il dolore acuto di poco prima era scomparso.
-Che adesso starà a casa di una ricca famiglia e magari è amica di una bella bambina.
Evalin arrossì, buttando tutta l'aria che aveva nei polmoni fuori. Non si era accorta che aveva trattenuto l'aria per paura della risposta.
Le sorrise.
-Spero per lei. Si lasciò finire l'acconciatura in silenzio.
La sua vita passata le stava scivolando via sempre di più ogni minuto che passava. In quel momento, con Elena che si prendeva cura di lei, le mancò la nonna e la sua dura corazza.
Non voleva abbandonare più quella vita, era paura la sua, ma lei non lo capiva, vedeva solo il desiderio suadente della libertà e della tranquillità.
Desiderava diventare la più forte e felice tra tutti i compagni. Desiderava essere regina, essere indipendente, non essere sola come era sempre stata.
E doveva fare l'iniziazione. Questo le lacerava il cuore.Passò il pomeriggio e la cena senza alcuna nuova. Quando Evalin si distese sul letto era così stanca che gli occhi gli si chiusero subito.
Sognò il bosco fuori dalla scuola, che era così pieno di colori ed alberi esotici molto alti, non era nella parte vicino alla scuola, lo sentiva. Una volta Yael le aveva rivelato che il bosco si estendeva per stadi, immaginò di essere vicino al mare, sentiva l'odore di salsedine. Sognò una voce ed una mano di donna ossuta. Sentì la pelle fremere, il cuore batterle mentre correva. Non sapeva neppure lei dove, ogni volta le si avvicinava sempre di più ma non abbastanza da vederle il viso, poi scappava dalla parte opposta. I muscoli delle gambe iniziavano a tirare.
La voce ripeteva vieni, sarai libera. Ma era un sussurro così spaventoso e suadente che Evalin scappando via cadde ammaliata tra le radici degli alberi. Aveva vagamente visto il viso pallido della ragazza incappucciata, ma non lo ricordava. Però ricordava la voce, sentiva ancora i suoi palmi sulla sua pelle. Aprì gli occhi rossi e vide un corvo, grande e nero torreggiare sopra di lei. Alzò una mano per allontanarlo ma vide che era coperta di sangue. Si spaventò il sangue era ovunque sui suoi vestiti, sul collo, sulle braccia e perfino sui piedi scalzi. Tremò e urlò. Poi qualcosa di solido la prese per le spalle e la strinse, vide un uomo sopra di sé coperto dall'ombra che la scuoteva. Il sole dietro il viso dell'aggressore la stava accecando. Arriverò con i frutti maturi e porterò la morte dove vi è solo amore.
-Evalin sono io, sbagliati! Urlò una voce.
Una voce ben diversa da quella dell'uomo che era più rumorosa, una voce diversa da quella femminile della ragazza, così bassa da essere a malapena udita, una voce familiare.
Eva aprì gli occhi di scatto e guardò una figura famigliare con una zazzera di capelli biondi fissarla a una spanna dal suo naso. Le teneva le spalle così saldamente da farle male, Stephan era spaventato, l'aveva forse sentita urlare dalla sua camera?
-Era solo un brutto sogno. Le disse confortandola fra le sue braccia una volta che lei aveva finito di dimenarsi.
Evalin non riuscì a replicare nulla di sensato. Aveva una strana consapevolezza che il suo sogno fosse sbagliato, sentiva che in qualche modo significava brutte cose.
-Respira come ti ho insegnato. Disse, respirando forte dal naso e espirando dalla bocca.
Ispirò l'odore della camicia di Stephan ed espirò una, due, dieci volte, rilassando ogni muscolo.
-Brava così. Le sussurrava lui gentile. Aveva le labbra vicino al suo orecchio, in un altro momento Evalin si sarebbe spaventata da quella vicinanza, lei gli era addosso, pelle su pelle, sentiva il suo cuore battere velocemente.
Con un po' di lucidità si allontanò da lui, che non si mosse e rimase a fissarla in cerca di una crepa, ma Evalin si era ripresa totalmente.
-Sto bene. Gli disse cercando di apparire il più sicura e dritta possibile.
Lui le sorrise, alzò una mano ma gli ricadde sul fianco. Evalin non volle interpretare quel gesto.
-Meglio perché è giunto il tempo per l'iniziazione.

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Accademia elementi Libro 1. Aria
FantasyIn un passato futuro, dopo le guerre con l'Oriente, nell'Ellade dilaga la guerra. Ma se non fosse esistito il Medioevo ed il rinascimento? Se fosse continuata quella civiltà ? Una scuola dove solo pochi possono entrarvi, solo chi possiede un potere...