Capitolo 13

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Ormai tutti i discepoli erano affiancati da un animale, dopo le indecisioni e domande, tutti erano tornati a formare una fila orizzontale.
Dennis aveva affianco un'aquila reale, un classico; Atena aveva una civetta, animale classico per la dea dell'intelletto.
Yael e Përseide avevano adottato quegli animali che per primi avevano notato; Dafne inseguiva una maialina rosa che in futuro avrebbe chiamato Demetreia.
Nicolas invece mostrava al suo compagno Andrea il suo bellissimo lupo, l'altro invece aveva una serpe Heka viscida.
Evan si allontanò con la sua tartaruga così come Pluto con il mulo.
Evalin non riuscì a non ridere, gli animali sacri agli dei erano sempre stati molti semplici, si sentì felice di aver avuto come possibilità animali colorati.
Ma vi erano tre animali che Evalin non poteva non notare: la colomba della sua compagna perfetta Pandora, la lince di un altro compagno a lei sconosciuto e il cane di Erika.
Con calma e con la sua piccola cucula affianco, si avvicinò alla casa.

-Bene vi salutiamo cordialmente. Annunciò Xenios, allargando le mani in un gesto affettuoso e riconoscente. Quelli con estrema cortesia, si chinarono in ginocchio e portarono le mani in grembo.

Mentre Eva e la sua serva si avviavano verso le sue stanze, quella continuava ad accarezzare Netea. Gli occhi erano di un colore azzurro cielo.
-Signora sembra felice. Notò l'altra dietro di lei.
-Non ho mai avuto un animale di compagnia. Riferì, salendo le scale di legno cigolanti.
La serva aprì poco dopo la porta e la tenne mentre lei passava.
Anche se la sua vita da libera era terminata, era abbastanza sollevata dalla sul tenore di vita.
Si era sentita umiliata all'inizio, poi in preda al rimorso aveva preferito la morte.
Suo marito e sua figlia erano morti nel saccheggio dopo la guerra, alcune manovre militari non sarebbero cessate, viveva in una grande casa che dava sul porto, con le navi mercantili nuove di metallo e quelle personali a vela, poi vi erano state le Grandi Guerre, la sua casa era stata bruciata e i parenti morti, eppure mentre vedeva la discepola entrare felice, il suo cuore si strinse appena. Era delicata e intelligente come sua figlia.
Con gli occhi lucidi dal dolore, si chinò e riferì alla padrona che sarebbe dovuta andare ormai, ma lei non la badò molto.
Il giorno stava volgendo al termine, l'Astro cadeva sugli alberi folti, preannunciando un nuovo giorno.
Era il mese Ecatombeone, il vento caldo e il sole avevano iniziato a schiacciare il freddo portato dall'inverno.
Mentre scendeva nei corridoi, dopo essere entrata in un piccolo corridoio segreto che passava dietro il Salotto al primo piano, sentì delle voci parlare dall'altra parte del leggero muro.
-Chi è? Chiedeva una voce quasi spaventata d'uomo.
-Sai chi è. Ribatteva l'altro brusco.
-Si chiama Evalin. La voce sembrava appartenere al dominatore dell'aria.
Appoggiò l'orecchio al legno e ascoltò la conversazione, chiedendosi perché parlassero della sua padrona.
- Stephan. Per favore.
-Xenios cosa vuoi che ti dica. Che è figlia mia? Il cuore della serva saltò.
-Voglio solo capire perché ha i poteri! Si giustificò l'altro, che a quanto risultava fosse Xenios.
-Tu mi hai detto che avevi una ragazza, io la sto allenando.
Il suo tono di voce era diventato scocciato ed irritato.
-Si ma non viene dalle colonie.
Il dominatore del fuoco alzò la voce.
-Non sento mia sorella da una vita. Cosa vuoi che ne sappia io! Adesso stavano urlando. Gli occhi Stephan si scurirono.
Cadde in silenzio totale, Elena poteva sentire i suoi battiti del cuore
-Io vado. Avvertò Denny come nutrire la sua aquila.
-Quasi dimenticavo. La tua protetta è anche troppo prolissa, deve capire che è una donna.
-Lo sa già credimi. Gli disse più calmo il dominatore dopo un sospiro.
Sentì dei passi scomparire a poco, la serva rimase nella stessa posizione quasi spaventata di essere scoperta.
-Serva, taci. Disse a voce alta e solenne quello d'altra parte, tanto da glaciale Elena.
Non si mosse neanche dopo che lui lasciò la sala, era terrificata.
Dopo aver regolarizzato il battito ed essersi interrogata più volte se sarebbe stata cacciata o peggio uccisa, si decise ad abbandonare l'angusto corridoio di legno, impregnato di muffa verso l'Oikos, nelle cucine.

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