Capitolo 21

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Tieni il gomito più in alto.
Non strisciare i piedi.
Smettila di borbottare.
L'hai sentito? bene l'hai fatto scappare.
Così spengi la fiaccola.
Iael non voleva udire un'altra parola detta da Nicolas, non voleva essere aiutato.
E sicuramente non voleva lui affianco, durante la sua iniziazione.
Già era su di giri per la sua natura diversa. Era figlio di una donna ebrea, il che faceva lui un ebreo pagano.
La cosa lo rendeva nervoso.
Ma non era solamente la sua natura diversa a spaventarlo: era un maschio.
Erano rari dei dominatori della Fauna maschi e questa sua difficoltà aggiunta all'ansia da prestazione, il sonno rubato e angoscia per una possibile non riuscita, lo rendeva suscettibile e guardingo.

Un passo, rumori affianco, incoccava l'arco; dalla luce non scorgeva niente e finalmente l'abbassava e continuava così all'infinito.
-Forse ci dobbiamo fermare un'attimo. Aveva ripreso parola Nicolas.
Iael sbuffò, muto accettò di buon grado il suggerimento e cadde a terra.
Qualcosa si smosse negli occhi di Nicolas, si accovacciò vicino a lui; lo fissò in silenzio a lungo, mentre l'altro con gli occhi socchiusi respirava affondo.
-Che c'è ? Sbottò alla fine.
-I discendenti di Fauna sono capricciosi, lo sai, ebreo?
Iael lo guardò sottecchi un po' irritato, ma non disse niente, finì anzi nel silenzio più assoluto, pretendendo che l'altro non esistesse.
Nicolas poggiò la sua fiaccola affianco ad un tronco, in modo tale che le radici la reggessero in verticale.
-È notte. È il tuo mondo. Sapevo che un dominatore della Fauna non avesse bisogno del fuoco di notte.
-Chi te l'ha detto?
-Mio zio, ebreo.
-E credi a tutto ciò che dice? Ribatté sbalordito.
L'altro si strinse nelle spalle, poi svelto prese la fiaccola di Iael, nel momento di distrazione e la gettò per terra, calpestando a morte le lingue di fuoco.
-Che ti prende? Sei impazzito!
-Trova la tua preda. E portala qui. Gli disse, con una mano sul petto dell'altro.
Avevano entrambi una freddezza nello sguardo glaciale, autoritari.
-Sei un selvaggio dentro, fai ciò che devi fare. Con velocità prese la torcia e si appoggiò ad un'albero. Guardò un monitor che segnava le 7; erano in ritardo con la tabella di marcia.
-Io sono dietro di te, ebreo.
Iael gli voltò le spalle ancora fermo ed indeciso.
-Smettila di chiamarmi così. Sibilò con rancore.
-Intendi ebreo? Scherzò l'altro con un sorriso beffardo.
-Sono elleno.
-Per metà. Puntualizzò Nicolas.
-Questo non cambia nulla.
Nicola si mise a sedere in modo composto, con uno sguardo di compassione gli disse.
-Per un'elleno, oggigiorno, cambia molte cose.
Cadde nuovamente il silenzio, entrambi assorti nei propri pensieri.
Una volta Febe gli disse che la loro forza risiedeva nell'istinto, nella freddezza e nella curiosità.
Improvvisamente sentì un rumore lontano e vago.
Si voltò per vedere  Nicolas che però non si era mosso.
Solo adesso capiva cosa l'altro intendeva: Nicolas lo bloccava; non poteva liberarsi, correre, toccare la terra ed improvvisare davanti a lui perché si sentiva un po' a disagio, era quasi intimidito.
Si sprigionò come un'ombra, aveva l'arco appeso a collo e la faretra che sballottava dalla corsa.
Nicolas come promesso lo seguiva da dietro.
Corsero per un interminabile tratto tra quelle tre colline, erano fitte e ricche di diverse piante luminose e celesti anche nel buio.
Sentiva l'odore del muschio che tanto adorava, respirò a fondo, dilatando le narici.
Nicolas non lo perdeva di vista rimaneva ad un metro affianco a lui, oppure gli si metteva accanto.
C'era un modo diverso di correre fra i due, uno buttava i piedi a terra possente rimanendo con il busto leggermente inclinato all'indietro per la velocità, le mani saettavano affianco al mento. Iael invece saltellava, quasi, balzando da un tronco ad un'altro, sgusciando con delicatezza ma forza.
Un rumore, Iael si acquattò di colpo dietro un albero, estrasse una freccia e rimase in ascolto, mentre il compare tornava sui suoi passi.
-È un cinghiale. Intravide quest'ultimo.
Un sorriso spuntò sulle labbra di Iael.
Strusciò oltre l'albero la cinghiala era ferma, annusava intorno; non era grande.
"Forse si è persa" ipotizzò il ragazzo, sdraiato si per terra. Una pianta di pino marittimo lo nascondeva dalla vista, la luna illuminava l'animale, come se fosse un miraggio.
Alzandosi con il busto dal terreno, si mise in ginocchio con fluidità, dopo aver controllato la preda, incoccò la freccia prendendo mira. Esitò un attimo prima di lasciarla trafiggere la carne. Era la sua prima cacciagione.
I suoi dilemmi, i dubbi scomparvero, pensava solamente a ciò che doveva fare e voleva allo con precisione.
L'animale morì di colpo.
-Ben fatto. Non ho mai preso qualcosa da inginocchiato; non ci ho mai provato.
Iael sorrise enigmatico.
-Andiamo.
Caricarono la bestia fino a punto d'incontro. L'anziana maestra si alzò seria in volto, solo quando vide il bottino si lasciò sfuggire un sorriso.
-Possiamo procedere.
Tornarono nel giardino dell'Accademia.
Salendo sulla strada sterrata, Iael e Febe raggiunsero il tempio.
Nicolas era stato allontanato poco prima da Febe, sottolineando la segretezza dei riti.
Il ragazzo non aveva battuto ciglio e si era allontanato, augurandogli buona fortuna.
Il tempio era identici agli altri, con una fiaccola interna ad illuminare il luogo.
-Poggia l'animale.
Iael fece come richiesto e poggiò la carcassa sull'altare.
Insieme recitarono un inno alla dea e bruciarono la carne; prima di quest'ultimo atto però Febe toccò il sangue con i polpastrelli e gli bagnò le guance e la fronte.
-Per lavare il sangue bisogna usare altro sangue. Gli spiegò, mentre concentrata gli imbrattava il volto.
Fu libero di uscire dal tempio, Angelos gli era stato detto che aveva finito prima di lui, quindi non rimaneva che andare a letto.
Ma l'euforia lo impossessava totalmente, così quando entrò nell'Accademia preferì girovagare.
Febe si era trasformata, una volta gli aveva mostrato come diventare un animale; si era mutata in un orsa, con un'ambigua voglia bianca sul muso, da qui deriva il soprannome Fiocco di neve.
Si era spaventato la prima volta, ma fortunatamente non si era mosso: non aveva mai visto un orso prima e lo trovava così amorevole, che subito allungò una mano per accarezzarla.
Le scale erano sinistre nella penombra così come i corridoi semivuoti, ma Iael amava la notte, durante il giorno invece si ritrovava sempre stanco.
Fu in un corridoio che vide una figura.
Era una ragazza formosa, dai capelli lunghi e fini.

Evalin aveva ammirato il viso della madre a lungo; aveva un sonno profondo, tanto da non accorgersi dell'intrusa.
Si sedette affianco, le accarezzò la guancia.
"Non è mia madre" questo pensiero l'assillava da giorni. Ultimamente dopo le lezioni, tornava subito in camera sua per spiare la madre e l'amica dalla vetrata.
Come poteva essere sua madre?
Non si assomigliavano.
Si era abituata all'idea di sua madre più come dominatrice; aveva sognato di diventare sua discepola. Invece era tutto cambiato.
Lei aveva i capelli ricci chiari, Evalin finissimi.
Lei aveva gli occhi azzurri, Evalin prima di arrivare nell'accademia aveva avuto occhi marroni.
Lei era robusta, Evalin di corporatura formosa, aveva iniziato a perdere peso ma non grasso, inspiegabilmente infatti non aveva perso chili di troppo, bensì le sue ossa avevano iniziato ad alleggerirsi.
Ne aveva parlato con Stephan e lui le aveva sorriso.
-È giusto. Il tuo corpo si sta ancora adattando al cambiamento, per questo la tua iniziazione avverrà più tardi. Devi trasformare le tue ossa, in ossa cave per volare.
La madre quando camminava era sinuosa, Evalin sembrava più schizofrenica, gesticolava, rideva esageratamente seppur mantenendo un tono elegante.
Che le accumulava? Evalin era disperata.
Aveva abbandonata la stanza in lacrime, erano quasi le 9 quando Iael la chiamò.
-Stai bene?
-Si. Con un gesto si asciugò le lacrime.
Con diffidenza Iael la scrutò, poi senza fiatare camminò per il corridoio con Evalin al seguito.
-Hai fatto l'iniziazione.
Lui le sorrise.
-Com'è ?
-Mi sento bene. Ho la sensazione di poter fare qualsiasi cosa. Capirai quando accadrà a te.

Accademia elementi  Libro 1. AriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora