Iael era ancora concentrato sul proprio potere.
Era molto stanco e irritato.
Non riusciva a toccare il suo potere, si sentiva lontano anni luce da lui. Lo sentiva a malapena, come un sussurro lontano.
Sentiva, invece, le chiacchiere di stupore delle sue nuove amiche, Eva parlava come se niente fosse a Pëi e Erika. E da un po' anche.
La cosa lo irritava, però più diveniva collerico e meno sentiva il suo potere.
Era una battaglia persa.
-Richiederei il silenzio ragazzi, non tutti hanno finito. Annunciò Fiocco di Neve.
Era una donna amorevole, Iael l'aveva adorata fin dall'inizio, era stata gentile nei suoi confronti.
D'improvviso sentì una mano fredda sul suo braccio, gli fece accapponare la pelle per quanto era congelata.
Poi sentì un sussurrò.
"Ce la puoi fare." La voce era femminile e fanciullesca.
"Certo. Come no! "Rispose seccato.
La mano strinse la sua carne più forte, in qualche modo Eva, scesa dal trono come tutti, fermatasi vicino a lui, cercava di incoraggiarlo.
Riusciva a sentire il potere di Evalin.
Le era piaciuta, inconsciamente poi lei aveva dimostrato una sorta di affetto, nonostante all'inizio Iael non l'avesse adorata affatto, anzi era stato geloso del suo potere.
Lui aveva 19 anni e il suo potere faticava a uscire allo scoperto, mentre la ragazzina sprigionava forza come se nulla fosse.
Eva lasciò la presa, impaurita di poterlo infastidire, ma al suo posto una mano più rugosa e forte gli diede un sostegno maggiore.
Finalmente vedeva un pallore color caramello nel buio profondo, non riusciva a sentirlo pulsare però.
Era rimasto concentrato troppo a lungo, gli facevano male i muscoli e gli doleva il collo.
La verità era che detestava essere un dominatore, non aveva mai bramato il potere, vedeva la scuola come una gabbia piuttosto che un luogo dove eccellere.
Ed ora, invece, si ritrovava ad essere l'ultimo, perché sapeva che era lui l'ultimo ed incapace fra tanti dotati.
Sentì, finalmente, qualcosa crescere, era qualcosa di caldo, gli irradiava nel corpo.
Non capiva come fosse accaduto, sapeva che non era stato lui, non completamente.
Eppure lasciò che quella sensazione dolorosa ma piacevole, lo assalisse velocemente.
Sentì la pelle prudergli, così tanto che dovette grattarsi con i polpastrelli.
Poi aprì gli occhi.
Aveva i peli ovunque, sulle braccia e sulle mani, erano chiari fortunatamente, ma era davvero tanti.
-Stai bene? Chiese la sua maestra Febe.
Iael si toccò il viso, quello almeno non era cambiato, rilassandosi annuì.
Si girò alla sua sinistra e vide una figura pallida con due grandi occhi grigi.
-Ma che ti è successo? Chiese accigliato.
-Quello che è successo a te. Rispose la ragazza sorridendo.
Di tutte le cose che Iael aveva visto e sentito, quella a cui aveva preso parte, era la più stupefacente: nessun dominatore era più uguale fisicamente a prima.
Perseide e Dafne, la discepola della flora, non erano neppure umane: la loro pelle era umida, il colore della prima era celeste mentre quello della seconda verde; poi i capelli erano diventati una chioma oleosa, gli occhi lucidi avevano cambiato colore, e, con un po' di orrore Iael notò le mani palmate della giovane Perseide.
Erika era rimata apparentemente la stessa, aveva la pelle rossa dallo sforzo e le mani con le vene ingrossate eppure pareva stesse bene, non molto in lei era cambiato, l'unica eccezione erano i suoi occhi, rossi vivi, da mettere in soggezione chiunque.
Affianco a lei sedeva Pluto , una ragazzo introverso con cui aveva dialogato il giorno prima, aveva appena compiuto 17 anni, era il dominatore della Terra; dove prima aveva una pelle dello stesso colore del cacao, ora vi era una pelle ancora più scura e resistente, notò che il ragazzo dava delle piccole spinte sopra quella lastra di marmo, ma la pelle non si muoveva d'un centimetro. Gli occhi erano profondi e grandi, le labbra carnose e il collo era grande e corto. Ora sulle guance si presentavano lentiggini chiare.
-Stai bene? Chiese Iael, vedendolo ansimare.
-Certo.Gli rispose con un sorriso forzato, era molto a disagio in realtà.
Tutti i suoi compagni si stavano ammirando, nell'attimo in cui lui chiese.
-Rimarremo così a lungo? Si alzò, imitando tutti gli altri ragazzi che avevano rotto il cerchio.
Nessuno parlò. Iael notò l'occhiata che si scambiarono Galatea e Antenor, il dominatore del fuoco, un uomo abbronzato, con il viso ossuto e lungo.
-No. Rispose Stephan, metodico - date il tempo al vostro corpo di convivere col potere.
Tutti annuirono.
-Ragazzi per favore ascoltatemi- ricominciò Alèxandra salendo sopra un tronco tagliato- ora andrete con i vostri docenti, nelle aule assegnate.
D'ora in poi, la mattina avrete le lezione comuni, intensificate, poi dopo pranzo vi allenerete con il vostro potere fino al tramonto, una volta alla settimana invece utilizzerete i vostri poteri assieme.
Esigiamo il totale silenzio verso il tipo di allenamento e studio che conduciamo.
Non allontanatevi dalla Villa, è la vostra nuova casa adesso.
Non potete entrare nella foresta, è zona vietata, a meno che non vi venga chiesto espressamente di farlo.
È vietato fare del male a qualche altro alunno, si richiede l'armonia.
Ora andate.
I ragazzi erano tutti agitati.
-Cosa c'è nella foresta? Chiese Dennis, il dominatore il dominatore dell'Energia, sembra essere diventato più saggio e più sicuro nel giro di trenta secondi.
Tutti guardarono Alèxandra, lei indugiò.
-Meglio non scoprirlo. Decretò infine.
La folla si sciolse.
-Stai bene? Chiese Eva, mentre guardava con la coda dell'occhio Dafne, la dominatrice della flora, diventata ormai una ninfa.
-Certo. Rispose il ragazzo.
-Lo so che non lo sei. Disse lei con la pena nei suoi riguardi negli occhi.
Effettivamente un feroce mal di testa si stava impossessando di lui.
-Sto bene.
"Bugiardo." Si disse.
Nel profondo era felice di tutto quello che gli capitava, ma poiché la sua discendenza gli intimava di odiare i dominatori, si sentiva combattuto.
-Dobbiamo andare. A dopo.
Salutò la ragazza velocemente e si avvicinò a Fiocco di Neve.
-Andiamo nel bosco giovanotto. Lei lo prese sotto braccio e insieme, nel totale silenzio, si incamminarono verso il bosco recintato.Eva e Stephan si trovavano in un aula ampia al primo piano, completamente spoglia e bianca.
Non c'erano oggetti, niente, solamente loro.
-L'aria è un potere vasto.- Iniziò a spiegare l'uomo rigirandosi le maniche- Nel primo anno conoscerai a fondo il tuo potere, la parte influente sui sensi almeno. Proprio per questo all'inizio le lezioni saranno lente.
Eva sbuffò e subito Stephan le lanciò un occhiata significativa.
La ragazzina si sedette per terra, arrossata, imitando il dominatore.
-Ora concentrati. Chiudi gli occhi e porta le mani sulle ginocchia, incrocia le gambe. Schiena dritta- la riprese- Ora, cosa senti?
Eva rimase all'ascolto, per un tempo interminabile, ma non sentiva niente.
Solo i loro respiri.
-Niente. Eva aprì gli occhi.
-Sbagliato. Disse l'insegnante rimanendo fermo, con gli occhi chiusi, come una statua.
-L'aria è in continuo movimento. Non bisogna essere pacati per dominare l'aria, piuttosto portarsi al limite. Devi capire che avrai problemi con l'udito, l'olfatto e spesso ti sentirai le membra dividersi. Ma questo è normale.
Eva lo guardò allarmata.
-M-membra div-vidersi? Chiese balbettando, era rimasta così scioccata dal modo in cui lo disse, che pensò fosse tutto uno scherzo.
L'uomo le rivolse un ghigno. -Esatto.
-Ora cosa senti? Chiese nuovamente.
Eva tornò alla posizione primaria, così l'aveva chiamata il maestro, e rimase in attesa di qualcosa.
Solo dopo vari minuti di ricerca sentì qualcosa: era una melodia flebile, poi arrivarono i sussurri. Si concentrò su quelli, dimenticandosi del corpo e del respiro.
Si sentì leggera.
Riuscì a distinguere le parole.
-Ci sono dei sussurri. Comunicò infine.
-Cosa dicono?
Eva si concentrò di nuovo.
-Parlano di... un potere. Una donna dice che è un potere forte ma negli ultimi anni si è indebolito... dei passi, sono pesanti.
I suoi occhi sotto alle palpebre si muovevano all'impazzata.
Stephan la guardò curioso, la trovava molto capace.
-C'è un rumore strano.
-Quanto è lontano? Chiese l'uomo.
-Sembrano provenire da fuori.
-Ne sei certa?
Il rumore strano era il cinguettare di un animale, doveva obbligatoriamente provenire da fuori.
Sentiva l'aria piegarsi da tutti questi rumori, e raggiungerla in poco tempo.
Sentiva le fronde degli alberi muoversi.
-Sì.
-Bene, spingiti oltre.
E così fece. La lezione si perse nell' ascoltare da lontano i rumori più sottili, il vento e gli animali.
Arrivò a sentire oltre il bosco, oltre la prima collina, perché anche se non vedeva, sapeva quanto lontano si spingeva. Era come una sensazione involontaria.
Arrivò fino ad un luogo così ricco di suoni da non riuscire più a distinguere l'uno dall'altro, i rumori si unirono creando un fracasso tale che le fecero male le orecchie.
Evalin aprì gli occhi spaventata, ma non riusciva a sentire le parole di Stephan, solamente le mani che le coprivano il viso.
-Respira. Urlò l'uomo.
Lo ripeté sempre di più finché Evalin non riuscì a sentirlo e si calmò.
-A causa della trasformazione, sei molto potente, nei prossimi giorni non sarai in grado più di fare certe cose adesso rilassati e respira.
Le orecchie fischiarono per un po' ma dopo tornò tutto alla normalità.
Alla fine della lezione riuscì a sentire a vari chilometri di distanza.
-Non male. Si complimentò il maestro.- Domani ripeteremo l'esercizio.
Eva lo guardò alzarsi imbronciata.
Come lezione era stata abbastanza monotona.
-Faremo mai cose diverse, più energiche?
-Certo un giorno ti dovrai buttare senza paracadute dalla vetta di una montagna.
Eva tremò al solo pensiero.
-Usciamo fra poco è ora di cena.La cena fu molto più rumorosa rispetto alla colazione.
Tutti avevano qualcosa da dire.
Appena seduta, il solito entusiasmo di Erika l'assalì.
-Com'è andata? Cos'hai fatto? Da me Antenor ha dato fuoco a tutto.
Evalin non colse il suo stesso entusiasmo e la guardò preoccupata.
-Sto bene tranquilla.
-Io mi sono immersa nell'acqua, esattamente mi aspettavo qualcosa di più originale. Scherzò Perseide
-Io....
-Hai fatto un giro nel bosco cercando di imparare il nome degli animali. Interruppe Eva Iael, che rimase con la forchetta a mezz'aria.
-Come...
-Io ho dovuto ascoltare il più lottano possibile. Spiegò mangiando le verdure grigliate nel piatto.
Il ragazzo sorrise. Nessuno parlò per un po', troppo impegnati a mangiare.
Sentì un brusio proveniente dal tavolo dei professori e silenziosa ascoltò.
-Non credo si stupiranno. Diceva Stephan
-Dai fallo. Stephan sei solo pigro!
Alzò lo sguardo e vide sua madre parlare col suo insegnante.
-Va bene. Acconsentì quello.
Batté le mani due volte e tutti rimasero in silenzio.
Dopo poco alcuni piatti allestiti di cibo giunsero da dietro una porta, stavano levitando. Eva poté sentirne l'aria sotto, che sollevava il peso del pasto.
Tutti rimasero in silenzio ad ammirare quei piatti che avanzavano e si posavano sul tavolo.
Aveva reciso una parte della sua vita, il passato, in modo così netto, che ormai riusciva a pensare solo al presente, la scuola ed al suo futuro.
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Accademia elementi Libro 1. Aria
FantasíaIn un passato futuro, dopo le guerre con l'Oriente, nell'Ellade dilaga la guerra. Ma se non fosse esistito il Medioevo ed il rinascimento? Se fosse continuata quella civiltà ? Una scuola dove solo pochi possono entrarvi, solo chi possiede un potere...