6 - Dazai fradicio come un pulcino

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Era un piovoso pomeriggio di mercoledì, Chuuya se ne stava tranquillamente nel suo studio a leggere una lettera dopo l'altra. Una in particolare gli fece corrugare la fronte per la preoccupazione, dopo aver scribacchiato qualcosa velocemente su un foglietto e averlo sigillato in una busta si alzò velocemente e chiamò Tachihara.

- Eccomi, my lord. Avete bisogno?

- Sì, ho bisogno che tu vada immediatamente a spedire questa lettera agli Akutagawa. È di massima urgenza quindi paga pure abbondantemente per fare recapitare la busta il più velocemente possibile.

- D'accordo.

Mormorò Tachihara con palesemente poca voglia, fuori pioveva a dirotto, non era di certo il tempo migliore per recarsi in paese.

- Stai attento a non farti fregare. Quelli del servizio postale sono sempre dei viscidi approfittatori.

- Lo so, my lord.

- Bene. Se fai in fretta ti lascio tutto il pomeriggio libero.

Lo sguardo di Tachihara a quella promessa si illuminò, rizzò la schiena di colpo e con fare giocoso si mise sull'attenti.

- Agli ordini, my lord.

Mentre usciva Chuuya lo udì canticchiare felice che aveva finalmente un pomeriggio libero, trattenne una risata e tornò al suo molto entusiasmante lavoro.

Tachihara rientrò quasi un'ora dopo, bagnato fradicio. Chuuya quando sentì la porta di casa aprirsi si aspettava che il maggiordomo prima di venire da lui sarebbe andato a cambiarsi e ad asciugarsi, quindi quando si ritrovò Tachihara gocciolante sulla porta dell'ufficio si stupì parecchio. Il maggiordomo si scostò rapidamente i capelli appiccicati sul viso che gli impedivano la visuale.

- My lord, ho portato a casa un tipo bagnato come un pulcino che lungo la strada chiedeva di voi.

Lo sguardo di Chuuya dovette risultare alquanto interrogativo e sconvolto perché Tachihara si sbrigò a descrivere l'intruso senza che il suo signore l'avesse chiesto.

- Alto, capelli neri, no forse sono marroni, ma da bagnati sembrano neri, non so. Occhi scuri e abiti da nobile.

Chuuya si alzò e raggiunse Tachihara sulla porta. E si affacciò, non vedendo l'intruso che il suo maggiordomo stava descrivendo domandò con una punta di agitazione:

- Dov'é?

- É in ingresso, se ne stanno occupando le cameriere.

Chuuya annuì e uscì in fretta dalla stanza seguito da Tachihara.

- Tachihara, ti ho promesso il pomeriggio libero. Lascia fare a me e vai a goderti un po' di riposo, a scaldarti e ad asciugarti.

- Ma, my lord...

- Non frignare ed esegui per una volta un ordine senza fiatare, ci penso io qui.

Tachihara ringraziò chinando appena il capo e si allontanò lungo i corridoio della villa. Chuuya invece raggiunse l'ingresso dove l'intruso, che aveva già intuito essere Dazai, stava cercando di allontanare le domestiche armate di asciugamani che provavano ad aiutarlo. Quando il duca sentì Chuuya arrivare alzò la testa e il suo sguardo si illuminò.

- Marchese, buongiorno.

- Buongiorno sto cazzo, hai appena interrotto una bellissima giornata con il tuo arrivo.

- Eddai... Non capisco tutta questa ostilità nei miei confronti. Sono venuto a trovarti personalmente.

- La cosa mi preoccupa. Cosa vuoi?

- Solamente incontrare e distrarre un buon amico dal suo incessante lavoro.

Chuuya gli lanciò un'occhiata piena di fastidio prima di rivolgersi alle cameriere.

- Assicuratevi che il camino del salotto sia acceso e mettete su un té caldo per me e per il duca qui presente. Penserò io a fornirgli un cambio d'abiti.

Le due domestiche annuirono all'unisono e presto lasciarono i due uomini soli nel salotto. Dazai sorrise a Chuuya in maniera molto fastidiosa, il marchese sbuffò, gli fece segno di seguirlo e lo portò fino ad una camera per gli ospiti; aprì l'armadio e ne tirò fuori abiti asciutti e caldi.

- Spero ti vadano bene.

- Se sono tuoi no di sicuro, sei piccolino.

- Chiudi quella fogna e cambiati, ti aspetto fuori.

- E non sbriciare, mi raccomando.

Chuuya non sentì tutta la frase perché uscì dalla stanza sbattendo con violenza la porta. Una volta che il boato provocato del suo gesto ebbe smesso di riecheggiare per tutta la villa udì Dazai ridacchiare all'interno della stanza. Sospirò e si appoggiò al muro di fronte alla porta con le braccia incrociate. Non poteva mandarlo via, non poteva nemmeno rinchiuderlo da qualche parte e continuare a lavorare... In effetti avrebbe benissimo potuto ma sarebbe stata una pessima, pessima idea. Nel vederlo uscire dalla stanza con addosso abiti meno pomposi di quelli che aveva di solito, il marchese dovette ammettere che aveva esaurito da un po' la voglia di lavorare e quella interruzione fastidiosa alla fine era gradita.

- Mi stanno bene vero?

- Eh?

- Mi stavi fissando, credevo che stessi contemplando la mia bellezza.

- Hm, proprio una meraviglia.

Commentò ironicamente Chuuya squadrandolo. I pantaloni erano leggermente grandi, ma non si notava, anzi gli ricadevano sulle gambe in maniera morbida e piacevole alla vista. La camicia invece era di una taglia assolutamente perfetta. Chuuya annuì soddisfatto, aveva preso bene le misure ad occhio nudo.

- Bene, se ora vuoi seguirmi, duca. Ti offro un té.

- Molto gradito, marchese.

Sorrise e invece che seguirlo tenne il passo e per tutto il tempo rimase al suo fianco. Chuuya fece accomodare Dazai in un piacevole salottino su una poltrona rivestita in una stoffa pregiata che veniva dall'India. Le pareti erano decorate con quadri e ventagli giapponesi. Il servizio da tè, già predisposto sul tavolo, proveniva dalla Cina, mentre le statuette in legno che decoravano la mensola sopra il camino rappresentavano idoli dei popoli Africani. La libreria lungo le pareti era colma di libri di ogni sorta.

- Che stanza... Originale.

Commentò Dazai divertito guardandosi intorno.

- Lo so, gli oggetti tra di loro non son ben abbinati, ma mi piace che ogni stanza abbia un po' di mondo al suo interno.

Spiegò Chuuya con aria soddisfatta, poi prese posto sull'altra poltrona, molto simile a quella su cui era accomodato Dazai.

- A cosa devo la tua visita dunque, Duca.

Dazai scrollò le spalle poi contò sulla punta delle dita:

- Primo: mi stavo annoiando, secondo: ho pensato che tu non ti saresti mai presentato a casa mia di tua iniziativa, terzo: forse hai ragione che devo imparare a faticare per ottenere quello che voglio. Quarto...

- Hm?

- Avevo bisogno di un posto dove nascondermi dall'ira dei miei genitori dopo aver provato nuovamente a suicidarmi.

Chuuya per poco non sputò tutto il té che stava bevendo.

A. A.
E buon fine settimana con questo capitolo. Dazai è peggio di uno stalker tra un po', e non avete ancora visto nulla... Eheh.

Abisso - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora